HipHop skillz

I nuovi lavori del rap

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Qualche anno fa, e non si parla di ere geologiche, ogni rapper badava a tutti gli aspetti extra-musicali che lo riguardavano: si aveva con lui un contatto senza alcun tramite per organizzare articoli e interviste, così come le partecipazioni a concerti e jam. Non esistevano ancora comunicati stampa che promuovevano la pubblicazione del disco, tanto meno gli instore/firmacopie: si puntava molto sul passaparola – nelle jam, nei forum e sulle fanzine – e spesso gli stessi artisti allestivano banchetti o provvedevano da soli a vendere le copie dei propri dischi. In pochissimi puntavano anche sul merchandising, ritenuto probabilmente un superfluo surplus: insomma, l’approccio era fieramente underground e in quanto tale snello e amatoriale, se chiaramente rapportato ai canoni di mercato moderni.

La comunicazione online

Il rap è diventato il genere di punta della musica alternativa in Italia ed era inevitabile si dotasse di strutture più professionali per la produzione, la distribuzione, il management, la comunicazione e il marketing, il merchandising infine il booking. Se, negli ambiti della major, tutti questi aspetti sono gestiti all’interno della label stessa, capita anche che ci si debba riferire ad agenzie private o a lavoratori freelance, specie nel campo della comunicazione. Negli ultimi anni si è infatti riscontrato un notevole aumento di uffici stampa, di cui si sono serviti moltissimi rapper, anche mediamente sconosciuti: si tratta in particolare della comunicazione più o meno tradizionale, mentre sul web marketing e sui social media advertising sembra valga ancora il «fai da te», senza il ricorso a professionisti del settore. Anche una crew che ha fatto della comunicazione uno straordinario volano per la propria musica, la Machete, conta oggi su una struttura ben definita, con professionisti specifici nei settori dell’ufficio stampa, del booking, nella produzione di video e di grafiche e nel merchandising. Ma ha anche spunti personali e non tradizionali: sono tra i pochissimi, infatti, ad utilizzare il guerrilla marketing (vedi qui).

Vecchie e nuove conoscenze

I nuovi «lavoratori» nel rap italiano sono vecchie conoscenze del mondo Hip Hop, che hanno continuato nel proprio lavoro oppure si sono specializzati in altri ambiti: è il caso di Paola Zukar, cofondatrice della prima rivista sul rap in Italia, Aelle, ora manager di Big Picture, l’agenzia più conosciuta in ambito di management che ha nel proprio roster Fabri Fibra, Marracash e Clementino, tra gli altri, con l’obiettivo di «amplificare e lavorare progetti musicali e di comunicazione a 360°». Oppure quello di Chief, ex rapper della old school nella formazione Chief e soci, ora manager di Rocco Hunt e fondatore di un’agenzia di servizi di consulenza e organizzazione eventi musicali; e di Jimmy Spinelli, anch’egli storico rapper nella crew bolognese PMC, e oggi fondatore del riconoscibile brand di street wear, 5tate of Mind. Coi tempi che corrono, è però probabile ritrovarsi anche nuovi lavoratori che mai prima d’ora hanno avuto contatti col mondo Hip Hop italiano e che ora si disimpegnano come promoter di eventi, manager personali, uffici stampa e così via. In alcuni casi si fa addirittura ricorso a figure che un tempo erano difficilmente accostabili al rap, come quella del bodyguard e dell’accompagnatore.

I tempi sono rapidamente cambiati e ora, tra gli addetti ai lavori nel mondo Hip Hop, si conta un notevole aumento quantitativo, nonché di specializzazione professionale. Un risultato che mai ci saremmo aspettati, qualche anno fa, ma con cui bisogna sempre più fare i conti, sperando che l’aumento di persone che guadagnano da ciò non vada ad inficiare lo spirito di aggregazione del movimento e i valori fondanti dell’Hip Hop.

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Estratto dal numero 66 di Dolce Vita Magazine



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