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I mass media sono riusciti a trasformare una morte per cancro in una overdose di cannabis

I mass media sono riusciti a trasformare una morte per cancro in una overdose di cannabis
Il post della notizia pubblicata sui social network da “Leggo”

“Il figlio muore per abuso di cannabis, la madre: Non è più sicura dell’ecstasy”. Con questo titolo roboante il quotidiano Leggo ha pubblicato la notizia di un ragazzo di 36 anni, deceduto nei giorni scorsi nella contea di Dorset, in Inghilterra.

Secondo ogni studio scientifico prodotto è del tutto impossibile morire per overdose di cannabis. Quindi come ha fatto a riuscirci questo giovane inglese? Semplice: la causa di morte riportata nel titolo del giornale è del tutto falsa. Basta aprire l’articolo e leggere le prime righe per rendersi conto della completa disonestà intellettuale con la quale è stato scritto:

“Jamese Hamilton di Dorset, è morto a 36 anni a causa di un cancro ai testicoli, dopo che la sua psicosi verso i farmaci gli ha fatto rifiutare la chemioterapia”. Non è morto quindi per abuso di cannabis, ma per un cancro. Proseguendo nella lettura, si apprende che, in un crescendo di congetture: la morte dell’uomo sarebbe stata causata dal suo rifiuto della chemioterapia, a sua volta alimentata dalla schizofrenia della quale soffriva da tempo. E qui poi si arriva alla cannabis: in quanto la schizofrenia viene additata proprio al consumo di cannabis, che l’avrebbe causata.

Anche prendendo per buono tutto il caso – e pare difficile, perché la cannabis non causa neppure la schizofrenia, ma al massimo qualche stato paranoico transitorio – la causa di morte è da ricercare evidentemente nella malattia che lo ha colpito, ed eventualmente nel suo rifiuto delle cure. Tuttavia chi si è fermato al titolo della notizia – ovvero la maggioranza degli utenti che lo hanno visto su un social network – oggi crede che ci sia stato un morto per “abuso di cannabis”.

L’ennesima fake news che colpisce la canapa. Ancora una volta proveniente non da un blog o da un sito indipendente, ma da una testata giornalistica registrata, che in teoria al suo interno dovrebbe avere una redazione composta di giornalisti capaci di verificare una notizia.



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