I linea 77 tornano sempre più arrabbiati
Dopo 10 anni di carriera i Linea 77 tornano rinnovati. In seguito al cambio di formazione e all’indipendenza musicale eccoli con un nuovo EP “La speranza è una trappola”, sempre più arrabbiati e determinati. Il tour è già iniziato e sta ottenendo riscontri positivi da parte del pubblico, ne abbiamo parlato con Dade.
Il vostro nuovo album, “La speranza è una trappola”, è ispirato ad un famoso discorso di Monicelli che secondo voi esprime al meglio la voglia di reagire e di mettersi in discussione, che poi è il punto centrale del nuovo EP. Vi siete allontanati dalle case discografiche e avete cambiato formazione… Raccontaci un po’ come siete arrivati a concepire questo nuovo lavoro.
Quando abbiamo sentito questo discorso, nel 2010, siamo stati folgorati subito come un fulmine a ciel sereno ed era il periodo in cui stavamo pensando di scrivere il nuovo disco, così abbiamo deciso che quella frase in particolare sarebbe stato il centro dei testi delle nuove canzoni perché era esattamente lo stesso pensiero che condividevamo noi da anni, solo che non eravamo mai riusciti a trovare delle parole così efficaci per spiegarlo. Anche se fondamentalmente non è un concept album tutte le canzoni che abbiamo scritto parlano di coraggio, che poi è la parola chiave.
Per quanto riguarda la realizzazione è stato un disco decisamente difficile per noi perché è stato un anno pieno di cambi, un anno in cui abbiamo dovuto metterci in gioco dall’inizio, come se dovessimo reiniziare da capo tutto quello che avevamo fatto fino adesso. L’abbiamo fatto, appunto, con una spinta di coraggio non indifferente e adesso sinceramente sentiamo di vivere una nuova vita, un po’ come quando ti risvegli da un brutto incidente e ti rendi conto che il destino ti ha dato una nuova possibilità ed è quello che a 35 anni ci siamo ritrovati a fare. Adesso lo spirito è quello di 6 adolescenti che sono tornati a suonare per la prima volta insieme. C’è molto entusiasmo adesso, il coraggio paga!
L’uscita di Emiliano dalla band, durante la preparazione dell’ultimo album, è avvenuta a causa di divergenze artistiche. La situazione vi ha fatto rallentare o modificare il lavoro?
In realtà è stata parecchio complicata la questione, a Maggio del 2012 avevamo praticamente un disco finito di 10 pezzi, di cui mancavano ancora 5 o 6 testi che stavano appunto scrivendo Nitto ed Emiliano, poi a causa dell’uscita di Emiliano dalla band abbiamo deciso di buttare via tutto. E’ stata una decisione un po’ sofferta perché era da circa un anno che stavamo scrivendo quei pezzi, però volevamo radere al suolo tutto quello che c’era e ricominciare da zero. Non ci ha rallentato il lavoro, infatti, questi pezzi li abbiamo scritti in un mese e mezzo, è stata una cosa molto istintiva. Li abbiamo registrati molto velocemente durante l’estate, ci abbiamo lavorato giorno e notte per 3/4 mesi, quindi in realtà è stato il disco più veloce che abbiamo fatto.
Vi siete rinnovati anche nei testi, adesso cantate solo in italiano, perché? Vi sentite più vicini al pubblico?
In realtà dopo anni che abbiamo cantato in 2 lingue diverse ci siamo resi conto che cantare in italiano ci piace semplicemente di più. La lingua è molto complessa per cui ci sono soluzioni diverse, l’inglese al contrario è molto semplice. La sfida è nel riuscire a trovare quei concetti così grandi, come ad esempio rivoluzione, libertà usando delle parole non troppo banali.
Per te è avvenuto il cambiamento più importante… com’è stato passare dal ruolo di bassista a quello di cantante?
Sono due ruoli talmente diversi che neanche io pensavo. Un giorno ho proposto alla band di cantare e ovviamente mi hanno preso in giro per 2 settimane, ahah! In seguito però ho provato e sono rimasti tutti abbastanza secchi del risultato, la mia voce ci stava bene! In genere ho sempre scritto un po’ di testi per i Linea 77 quindi sotto questo punto di vista non ho avuto molti problemi, mentre per cantato si. Mi sono reso conto di quanto diverso sia il ruolo di cantante da quello di musicista soprattutto dal vivo, sono due cose completamente diverse e se devo dire la verità mi piacciono entrambe.
Avete mischiato diversi suoni come l’elettronica e la dubstep, la voglia di sperimentare deriva dalla nuova veste del gruppo o c’era già da parecchio tempo ma a causa delle precedenti tensioni non era mai emersa?
C’è sempre stato da parte nostra un gusto spiccato per l’elettronica, l’abbiamo sempre ascoltata tantissimo e abbiamo sempre anche parlato di metterla all’interno dei nostri pezzi ma prima il processo creativo era molto più macchinoso, molto più complicato, e forse era quello di cui eravamo realmente stufi. Ci sentiamo molto più liberi da quando questa nuova formazione ha cominciato a prendere piede e abbiamo semplicemente detto: “Abbiamo sempre pensato di farlo, facciamolo e basta”. C’erano poi di fianco gli LN Ripley che ci hanno dato una grossa mano con la produzione di tutta la parte elettronica dell’EP. Assolutamente soddisfatti, anzi probabilmente in futuro continueremo.
Avete pubblicato l’EP interamente su YouTube, distaccandovi dal discorso major. Il brano “La musica è finita” è un evidente critica al mainstreaming e al mercato musicale. Cosa ne pensate del mercato discografico italiano attuale?
Fondamentalmente pensiamo che non esiste più un mercato, esiste una scena musicale, esistono delle band, esiste tanta gente che fa musica. Adesso molta gente scarica la musica e la ascolta in streaming quindi non si può più chiamare mercato per quanto mi riguarda. E’ l’evoluzione della specie, l’evoluzione dell’uomo stesso, non si può fermare la tecnologia, sarebbe un po’ come combattere contro un gigante assolutamente più grande di te per poterlo sconfiggere, quindi ci siamo semplicemente arresi al fatto che nel 2013 i ragazzini e le nuove generazioni sono più abituati ad ascoltare la musica in streaming anziché andare nei negozi di dischi. Forse è una sconfitta dell’uomo, forse è un traguardo dipende da dove lo guardi. Noi essendo appassionati di musica non ne abbiamo fatto sicuramente una tragedia, anzi ci sentiamo molto più liberi, non dobbiamo stare dietro a nessun tempo discografico, una volta che un pezzo è pronto lo regaliamo e chi vuole comprare i dischi li compra, e a dir la verità ne stiamo vendendo tanti durante i live. Siamo super soddisfatti della scelta che abbiamo fatto, non torneremo mai indietro, l’importante è che nessuno ci tolga il live perché l’aspetto live per una band come la nostra è fondamentale, è la chiusura del cerchio.
A proposito di live ho visto che il vostro tour è iniziato da poco, come sta andando?
Il tour sta andando benissimo siamo a metà del primo tournee club che è in 12 date. Per adesso sono andate tutte bene tranne un concerto, uno dei più sfigati, dove abbiamo rotto diverse cose, senza volerlo ovviamente. Fra un po’ ci fermeremo per un mese circa, poi faremo degli eventi speciali a cui teniamo moltissimo e un minitour insieme agli LN Ripley, insomma mischieremo l’elettronica al rock anche dal vivo. Suoneremo tutti e 11 insieme quindi sarà un bello show e ne faremo pochissimi, solamente nei centri sociali.
Avete già i pezzi pronti per un altro EP che uscirà tra qualche mese, puoi già anticiparci qualcosa?
Non ancora perché siamo un po’ indietro, probabilmente uscirà entro la fine dell’anno. Sarà un disco leggermente più pensato rispetto a quest’ultimo che è stato veramente molto istintivo. Vogliamo spingerci ancora di più nello sperimentare con l’elettronica e sicuramente con i suoni diventando sempre più “difficili”, sempre meno radiofonici. Credo che il prossimo disco sarà ancora più duro di questo e sinceramente non vedo l’ora di cominciare a farlo.
Qual è la canzone a cui sei particolarmente legato e perché?
Di quest’ultimo disco “Un uomo in meno” perché tutte le canzoni sono un po’ come dei figli per chi le scrive, questo è stato il figlio disgraziato, casinista. Abbiamo cambiato testi, arrangiamenti e struttura milioni di volte è stato il pezzo più difficile ed è stato quello dove abbiamo osato di più, per la prima volta abbiamo usato una sezione d’archi come arrangiamento. E’ stato il pezzo che è piaciuto di più a tutti quanti, me compreso.
Che ne pensate della legalizzazione a favore delle droghe leggere in Italia?
Io e tutti i Linea 77 siamo stati sempre a favore della legalizzazione delle droghe leggere, ma già da quando eravamo più piccoli. Con tutti i successi che l’umanità è riuscita a cogliere è veramente stupido che ci sia gente che non riesca ad ottenere questo passo. Ci sono civiltà che l’hanno fatto, come ad esempio America e Olanda, perché i benefici sono palesi. Tutti noi siamo assolutamente favorevoli, massimo supporto da tutti i punti di vista!
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Acirne