I costi del proibizionismo
Quanti di noi si sono chiesti spesso, ma quanto ci costa tutto questo? La macchina repressiva con le sue perquisizioni, i controlli, i sequestri, i tribunali con i processi, le carceri e le tasse mancate! Quanto costa allo stato? Qualcuno lo ha calcolato per noi, vi presentiamo il bignami del certosino lavoro di un economista dell’Università della Sapienza sui costi del proibizionismo. Per esigenze editoriali si è dovuti arrivare ad un riassunto di una pagina, su un lavoro di centinaia di pagine e decine di tabelle, un vero miracolo. Attraverso la mail è possibile contattare sia me che il nostro economista, pronti a soddisfare le curiosità dei lettori di Dolce Vita su questo tema che di sicuro merita approfondimenti.
Ma quanto costa il proibizionismo? Lo abbiamo anticipato lo scorso numero di Dolce Vita, tra gli anni 2000-2005 lo Stato ha speso 60 Miliardi di euro, una somma che potrebbe dimezzare l’indebitamento netto dello Stato italiano (legge di bilancio 2007 per l’anno fiscale 2008).
Le implicazioni fiscali del proibizionismo
Le ragioni del proibizionismo consistono nella supposta incapacità del mercato delle droghe di raggiungere un equilibrio (livello di consumo) ottimale. In particolare, si sostiene che consumatori “miopi” possono abusare delle droghe, con effetti indesiderati come tossico-dipendenza e/o comportamenti socialmente dannosi. Secondo la letteratura economica, se un mercato fallisce nel raggiungere un equilibrio ottimale, una sua regolamentazione può migliorare il benessere collettivo. Tale regolamentazione può limitare gli scambi, oppure può raggiungere il medesimo obiettivo aumentando i prezzi di vendita tramite l’imposizione di tasse. La regolamentazione italiana, divieto totale, è ovviamente incompatibile con l’imposizione di tasse. Viceversa, sempre in Italia, il consumo di altre sostanze (tabacco ed alcool), aventi effetti indesiderati simili, è scoraggiato tramite l’imposizione d’elevate tasse. In questo studio abbiamo calcolato quale sarebbe stato il beneficio per l’erario nazionale se, dal 2000 al 2005, il mercato delle droghe fosse stato regolato come quello dei tabacchi. Le implicazioni fiscali del proibizionismo che sono state qui stimate consistono nei costi d’applicazione di tale normativa (spese di polizia, magistratura e carceri) e nel costo-opportunità della mancata riscossione delle imposte sul mercato delle droghe.
Altri costi indiretti del proibizionismo sono stati omessi dalle nostre stime. Il proibizionismo implica, infatti, una riduzione della capacità produttiva, e quindi contributiva di una nazione. In primo luogo, il proibizionismo aumenta la criminalità (Miron, 1997) e così danneggia l’attività economica nazionale. Esso non solo genera la criminalità connessa al mercato nero delle droghe, ma l’applicazione della normativa proibizionista distoglie risorse (polizia, ecc.) utilizzabili per la prevenzione d’altre attività criminose. Inoltre, le sanzioni comminate ai violatori della normativa sugli stupefacenti ne riducono la produttività e quindi la loro capacità contributiva. Il proibizionismo, infine, è incompatibile con l’adozione di garanzie legali sulla qualità delle droghe, ed il conseguente rischio d’avvelenamenti danneggia la salute dei consumatori, e quindi la loro capacità produttiva (e contributiva). Omettendo queste poste dai nostri conteggi, stiamo probabilmente sottostimando le implicazioni fiscali del proibizionismo.
Il consumo di sostanze illecite in Italia è molto elevato, in particolare la diffusione del consumo di cannabis, cocaina ed eroina è stimato essere ben sopra la media mondiale. Consumata nel 2005 da quasi 4,5 milioni d’italiani (oltre l’11% della popolazione nella classe d’età’ 15-64) la cannabis è la droga maggiormente diffusa, segue la cocaina con circa 800mila consumatori e l’eroina con circa 300mila. Abbiamo stimato che, sempre nel 2005, in Italia siano state consumate quasi 1200 tonnellate di cannabis, 33 di cocaina e 9 d’eroina. Sulla base dei prezzi al dettaglio registrati nel mercato nero, ciò ha significato un volume di scambi del valore di oltre 7 miliardi e 600 milioni d’euro per la cannabis, 2,9 miliardi per la cocaina e 600 milioni d’euro per l’eroina. Questo consumo di sostanze illecite è avvenuto nonostante una normativa proibizionista che punisce sia il traffico (penalmente) che il possesso (amministrativamente) di droghe.
Normativa applicata dalle forze dell’ordine: oltre 140 mila operazioni antidroga dal 2000 al 2005 (circa 20mila l’anno). Di queste il 50% concerneva la cannabis, il 25%, la cocaina ed il 20% l’eroina. Nello stesso periodo, circa 227 mila persone sono state denunciate per violazione della normativa sugli stupefacenti, 250 mila processate e 130 mila condannate per questo reato. In ognuno di questi anni quasi il 40% dei detenuti nelle carceri italiane stava scontando pene comminate per reati connessi alla droga. Il metodo applicato in questo studio estende al caso italiano la metodologia già utilizzata da Miron (2006) per la stima delle implicazioni fiscali della proibizione della cannabis negli Stati Uniti (7,7 miliardi di dollari).
Per quanto concerne le uscite fiscali, effettivamente pagate nell’arco fiscale 2000/05, le nostre stime attribuiscono alla lotta al narcotraffico quasi 6 miliardi d’euro per spese di polizia, uno per tribunali e 6 per costi di detenzione. In totale, dal 2000 al 2005 l’applicazione della normativa proibizionista è costata, in termine di pagamenti effettuati, quasi 13 miliardi d’euro, in media oltre due l’anno1. Di queste spese, il 44% sono attribuibili all’applicazione della normativa proibizionista al traffico della cannabis, il 29% della cocaina e il 23% dell’eroina.
Per le entrate fiscali, si pone il quesito circa l’entità della base imponibile. Abbiamo la stima del volume di scambi sul mercato nero, ma dobbiamo ipotizzare quale potrebbe essere stato il consumo di droghe legalizzate. Benché sia scontato supporre che la legalizzazione induca un aumento sia della domanda sia dell’offerta, l’evidenza empirica non corrobora quest’ipotesi.
Storicamente, dopo la fine del proibizionismo degli alcolici negli Usa (1920-33), non si registrò un aumento del loro consumo (Miron, 1997). Sezionalmente, la diffusione del consumo di cannabis in Olanda (6,1% della popolazione nella classe d’età 15-64), è inferiore a quello italiano. Mancando indicazioni univoche, assumiamo le dimensioni correnti del mercato nero delle droghe come migliore stima del volume di scambi che si sarebbe registrato (a parità di prezzi) se le droghe fossero state legali. La stima delle entrate fiscali è quindi effettuata estendendo al mercato delle droghe la normativa correntemente applicata sui tabacchi, la quale prevede un’imposizione fiscale pari al 75,5% del prezzo di vendita. Applicando tale aliquota al prezzo all’ingrosso registrato nel mercato, otteniamo i seguenti prezzi di vendita post-tax in euro per grammo: cannabis (6,4) cocaina (170) ed eroina (137). Ipotizziamo, infine, che tale aumento del prezzo d’eroina e cocaina (circa il doppio rispetto al prezzo al dettaglio del mercato nero) ne riduca la domanda (del 50%). Le nostre stime indicano in 46,5 miliardi d’euro il totale delle tasse non riscosse a causa del proibizionismo (in media quasi 8 miliardi l’anno)2. In particolare, 32,5 miliardi sarebbero state le tasse non riscosse dalla cannabis, 11 dalla cocaina e quasi tre dall’eroina.
Complessivamente, le nostre stime (basate sui dati estratti dalle fonti ufficiali indicate in appendice) indicano che il costo fiscale del proibizionismo Italia dal 200 al 2005 è stato di quasi 60 miliardi d’euro (in media 10 l’anno)3. In particolare, tra spese per l’applicazione della normativa e mancate entrate fiscali, la proibizione della cannabis è costata 38 miliardi euro, 15 quella della cocaina e 6 per l’eroina. Si noti che, dal punto di vista fiscale, il principale problema concerne la proibizione della cannabis, il cui costo ha rappresentato da solo circa due terzi del danno fiscale del proibizionismo.
Per domande o dubbi puoi scrivere a: [email protected]
fonti dei dati:
• Ministero degli Interni, DCSA, “Annuale 2006: Rapporto sulla criminalità in Italia. Analisi, Previsione, Contrasto”, Roma, 2007.
• Ministero del Tesoro, “Rendiconto Generale dello Stato”, anni vari.
• Ministero della Solidarietà Sociale, “Relazione Annuale al Parlamento sullo Stato delle Tossicodipendenze in Italia”, 2005.
• Unione Europea, Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, “Relazione Annuale, 2007”, Lisbona, 2007.
• United Nations, Office on Drugs and Crime, “World Drug Report, 2007”, Vienna, 2007.
1 Si noti che la legge di bilancio 2007 fissa una spesa inferiore ai due miliardi d’euro per i seguenti ministeri: Ambiente, Politiche Agricole, Cultura, Salute, Commercio Internazionale e Comunicazioni.
2 Le entrate tributarie previste dalla legge di bilancio 2007 dai monopoli sono 10 miliardi d’euro.
3 Una somma che potrebbe dimezzare l’indebitamento netto dello Stato italiano (legge di bilancio 2007 per l’anno fiscale 2008).