I contadini della marijuana: così l’erba diventa oro
È tempo di raccolto anche per la cannabis. Nelle valli di mezza Italia, nelle pianure, fra i cespugli delle colline, alla prima luce dell’alba e all’ultima del tramonto i “contadini della marija” vanno a raccogliere il frutto del loro lavoro clandestino. Sono decine di migliaia e in continua crescita.
Non ci sono numeri precisi, ma solo nel 2011 sono state sequestrate 563.198 piante di canapa. Numero che si può moltiplicare per cinque, perché secondo la Dea, agenzia americana antidroga, lo stupefacente sequestrato è solo il 20% di quello prodotto.
COLTIVATORI IN CRESCITA – I “consumatori dell’erba” – secondo l’Osservatorio europeo sulle droghe di Lisbona (Oedt) – sono 5 milioni in Italia e 78 milioni in Europa. Secondo il Prevo.Lab (Laboratorio previsionale) dell’Osservatorio regionale delle dipendenze della Lombardia «l’auto coltivazione di marijuana registra un sensibile aumento». Nel bollettino di questo Laboratorio previsionale si legge che nel 2015 i consumatori di cannabinoidi saranno il 5% in più rispetto al 2012.
Nel “Terzo libro bianco sugli effetti della legge Fini-Giovanardi” si legge che nel 2011 gli ingressi in carcere per droga in rapporto al totale degli ingressi sono passati dal 28% del 2006 al 33,15%. Le denunce per detenzione illecita a fini di spaccio sono passate da 29.724 nel 2006 a 33.686 nel 2011. Di queste 14.680 sono per cannabis, pari al 41%, di cui 8.535 per hashish, 5.211 per marijuana e 1.416 per coltivazione di piante.
GLI USI DELLA CANNABIS – «Ora sono impegnato – racconta l’autore di “Leone bianco, leone nero” – nell’associazione Sicilcanapa, che vuole rilanciare questa pianta un tempo preziosa in mezzo mondo. Basta un solo esempio: la cellulosa. Un ettaro di canapa sativa ne produce come quattro ettari di foresta, e in più matura in sei mesi e non in venti o trent’anni». Ma ci sono problemi anche per chi produce canapa per uso industriale o agricolo. «Nel 1999 – dicono Jacopo Rossi e la sua compagna Marzia, nella valle di Rubicone – ho cominciato a produrre cannabis sativa, quella lanciata dalla Comunità europea, con THC inferiore a 0,5. C’era anche un finanziamento pari a 1,2 milioni di lire per ettaro. I problemi nascono anche dalla mancata preparazione delle forze dell’ordine che, ad esempio, in un mio capannone hanno trovato «tonnellate di marijuana» che in realtà erano canapa sativa. Anni di lavoro buttati via, ma noi continuiamo a credere nella canapa. Stiamo producendo piccole quantità di olio essenziale, con estrazione a freddo in correnti di vapore. Può essere usato per scopi alimentari e soprattutto medicinali. Lo doniamo ad esperti che studiano cure omeopatiche».
I PARADOSSI DELLA LEGGE – Grande è la confusione sotto il cielo anche quando si entra in un’aula di tribunale. L’avvocato Carlo Alberto Zaina, del foro di Rimini, è il legale italiano più esperto nella “Difesa dei reati da stupefacenti”, come recita il titolo del suo ultimo testo. «Io non sono d’accordo con la legalizzazione – dice – che fra l’altro sarebbe incostituzionale. Legalizzare vuol dire rendere lecite le droghe. Credo invece sia utile fare perdere valore penale ad alcune condotte connesse agli stupefacenti. Errore fondamentale della Fini-Giovanardi è riunire tout court sostanze molto differenti. I derivati della cannabis, ad esempio, hanno una capacità letifera molto inferiore ad altre sostanze». Difficile districarsi fra leggi, decreti, sentenze di Cassazione, non solo per i profani ma anche per giudici e avvocati della difesa. «Ci sono – dice Zaina – anche veri e propri paradossi. Se vieni trovato con 10 grammi di cannabis e dici di averla comprata con 100 euro da Moustafà in piazza, sei prosciolto, anche se così alimenti il mercato illegale. Se ti trovano 10 grammi e due piantine di marijuana vai sotto processo penale e a volte sei pure arrestato, anche se produci per te e non per il mercato». «Io da tempo faccio una proposta – continua l’avvocato – che servirebbe a liberare i tribunali da migliaia di processi e a portare chiarezza nel mondo di chi coltiva cannabis per uso personale: “Con un’autorizzazione di polizia, si possono coltivare non più di 2 piante di cannabis”. Si dovrà pagare una tassa, si dovranno accettare controlli a sorpresa, l’autorizzazione potrà essere concessa solo agli incensurati. Questa mi sembra una forma, semplice, concreta, possibile, di depenalizzazione controllata».
fonte: fuoriluogo.it