I condannati per Fini-Giovanardi sono ancora tutti in carcere
Sono passati oltre tre mesi da quando la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge Fini-Giovanardi, ma i detenuti condannati per possesso di cannabis in base a questa legge sono ancora tutti in carcere. Molti di loro, tramite i legali, hanno già richiesto di vedersi rimodulata la pena in base a quanto previsto dalla legge Iervolino-Vassalli tornata in vigore (che prevede da 2 a 6 anni, contro i 6-20 previsti dalla Giovanardi). “Fino ad oggi i tribunali si stanno andando avanti in odine sparso: ci sono tribunali come Milano che hanno respinto la richiesta di rimodulazione della pena, altri come Como hanno rinviato la decisione, altri ancora come Brescia hanno cominciato le udienze e siamo in attesa di sapere cosa decideranno”. Per provare a fare chiarezza sulla questione abbiamo chiesto un parere a Carlo Alberto Zaina, avvocato penalista specializzato nella legislazione sugli stupefacenti.
PER ORA NEI TRIBUNALI REGNA IL CAOS. I casi appena elencati riguardano le pene già definitive e passate in giudicato. Per le altre è già possibile ottenere la rimodulazione della pena in base alla legge Iervolino-Vassalli. Chi ha subito condanne di primo grado, o anche condanne in II grado per le quali la difesa ha presentato ricorso in appello, sta vedendosi riconosciute “pene diminuite anche fino ai due terzi rispetto alla sentenza basata sulla legge Fini-Giovanardi”, precisa Zaina.
Una confusione che coinvolge anche le persone condannate per il possesso di quelle sostanze che, in base alla sentenza di incostituzionalità della Fini-Giovanardi, sono sparite dalle tabelle ministeriali. Si tratta di circa 500 sostanze che furono inserite nelle tabelle dopo il 2006, tra esse le cosiddette “smart drugs” ma anche i cannabinoidi di sintesi. “Ad esempio sono scomparse dalle tabelle i cannabinoidi sintetici che nei Grow Shop venivano spesso venduti come profumatori d’ambiente – racconta l’avvocato Zaina – e per la vendita dei quali vi furono in passato diverse condanne. Al tribunale di Busto Arsizio è già stata chiesta la sospensione di una pena erogata per queste sostanze, ed anche io sto preparando un ricorso in Cassazione per alcuni Grow Shop.
ASPETTANDO LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE. A dare ai tribunali una linea da rispettare ci dovrà pensare la Corte di Cassazione, che si dovrebbe pronunciare il prossimo 29 maggio. La Corte dovrà scegliere tra due possibili indirizzi: il fatto che la Fini-Giovanardi è stata dichiarata incostituzionale rende illegittime le pene erogate in base a questa norma, oppure le sentenze già definitive sono da considerarsi comunque valide? La risposta a questo quesito peserà sulla pelle di migliaia di detenuti. Ma, come racconta Zaina, esiste un precedente che lascia ben sperare: “Quando venne dichiarata incostituzionale l’aggravante di clandestinità per i reati, la Cassazione impose di rimodulare la pena”. Lecito quindi aspettarsi che anche riguardo alle droghe si decida in modo analogo, “anche se in questi casi non si può mai sicuri di niente”, precisa.
Comunque andrà a finire la rimodulazione della pena non sarà comunque automatica, ma dovrà essere richiesta dalla difesa: un particolare che rischia di lasciare in carcere tutti quei detenuti che non avranno le disponibilità economiche o le competenze per far valere il loro diritto.