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I coltivatori devono ridurre i consumi e l’inquinamento da cannabis

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La crescita della coltivazione indoor ha portato la bolletta elettrica per la cannabis negli Stati Uniti all’1% del consumo totale. Una singola sigaretta medica da coltura indoor equivale a un chilogrammo di emissioni di CO2 o, se preferiamo, a una lampada da 100 watt accesa per 20 ore, oppure a 30 chilometri in automobile. Pronta al consumatore, la cannabis indoor ha emesso anidride carbonica pari a 4mila volte il suo peso. Questi dati vengono da uno studio che ha creato un po’ di scandalo negli USA: “Energy up in Smoke: The Carbon Footprint of Indoor Cannabis Production” del ricercatore Evan Mills.

IMPATTO AMBIENTALE DELLA CANNABIS. In California l’energia consumata per produrre cannabis pesa per il 9% sul consumo elettrico domestico. Negli impianti tradizionali la maggior parte dell’elettricità viene sprecata in calore, ventilazione e radiazioni non utili alla fotosintesi. Il settore della cannabis indoor si trova al primo posto per energia necessaria a generare valore economico, seguita da cartario, estrattivo, metallurgico e petrolifero. Oggi in USA l’industria farmaceutica consuma un miliardo di dollari di energia l’anno. La cannabis indoor, 5 miliardi. Coltivando su campo le cose vanno un po’ meglio, ma le centinaia di milioni di litri d’acqua usati ogni giorno per irrigare le piantagioni contribuiscono alla grave siccità che sta colpendo la California negli ultimi quattro anni. Alcuni giornali ne hanno approfittato per parlare dello studio di Mills in modo scandalistico senza considerare paragoni con le altre attività umane, quasi tutte ad alto impatto ambientale. Resta il fatto che americannabis ed eurocannabis indoor inquinano.

IL PROIBIZIONISMO È FINITO, LA GROW ROOM RIMANE. Il proibizionismo è stato primo responsabile della nascita della coltivazione indoor di cannabis. La sua crescita fino alla scala industriale deriva dalla produttività ottenuta con il controllo sui parametri ambientali. Il futuro del controllo ambientale è idroponico e a led. Le piante assorbono solo il 15% dell’acqua e dei nutrienti usati per l’irrigazione nel suolo. Il resto si spreca o contamina. Le fattorie idroponiche non usano pesticidi e riducono del 60% il consumo di acqua e fertilizzanti rispetto alla coltivazione in terra. I costi di trasporto vengono azzerati e il prodotto in tavola è ottimo perché le piante hanno vissuto con ricette ottimali di frequenze luminose e nutrienti. Sapori e contenuti attivi sono del tutto paragonabili alle colture tradizionali, ma queste discussioni le lasciamo a sommelier e laboratori di analisi.

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ORTAGGI AUTOMATIZZATI IN CITTÀ. Si cominciano a costruire migliaia di metri cubi di scaffali aeroponici multilivello robotizzati e illuminati a led. Perché il tema del risparmio energetico è diventato pressante per l’affamata baby industria della cannabis normale. Entro breve arriveranno le colture fogponic, dove acqua e nutrienti vengono somministrati a vapore da ultrasuoni per aumentare al massimo l’assorbimento radicale. L’automazione spinge dal germoglio all’estratto concentrato applicando conoscenze e tecnologie ancora sconosciute agli orticoltori che lavorano per l’industria alimentare. E infatti alcuni operatori dell’agroalimentare e i loro fornitori tecnologici stanno collaborando con l’industria della cannabis indoor. Si tratta di curare e far mangiare una popolazione che aumenterà di altri 2,5 miliardi di persone entro il 2050. L’80% dei terreni agricoli è già sfruttato e nei prossimi decenni servirà il 70% in più di cibo. Non c’è altra strada fuori da coltivazioni intensive ad alta efficienza irrigua e luminosa.

FUTURO INDOOR PER CANNABIS E PIANTE MEDICHE? A favore delle coltivazioni ad ambiente controllato ci sono nuovi studi scientifici sulle proprietà medicinali di alcune piante, non solo della cannabis. Un quarto dei farmaci industriali sono composti da sostanze presenti nelle piante comuni. Nuove ricerche farmacologiche puntano sugli estratti da piante delle medicine tribali, spesso equatoriali. Si prelevano esemplari dalla foresta amazzonica e si riproducono in serre aeroponiche ad ambiente ottimale per ogni varietà. La diffusione delle erbe mediche e dei loro derivati nel mondo cambierà anche grazie alle esperienze di pazienti e coltivatori di cannabis indoor e alla loro richiesta di studi scientifici e nuove tecnologie. La coltivazione di cannabis medica, di ortaggi freschi per le aree urbane e di piante esotiche con proprietà farmaceutiche o nutrizionali può avvenire negli stessi impianti e con gli stessi metodi. I prezzi al consumatore dovranno ridursi insieme all’energia usata per la coltivazione.

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