Contro-informazione

Hitler era un tossicodipendente

Gli studiosi ne sono ormai certi: Hitler era dipendente da metanfetamine, cocaina e oppio

Adolf Hitler in uniforme con svastica cucita sulla manica fa il saluto nazista

Un teorico della superiorità della razza ariana e del culto della potenza insita nel superuomo di nietzschiana memoria come Hitler che in realtà aveva bisogno di droghe pesanti per favorire ogni momento della sua vita: eccitanti per reggere lo stress dei discorsi pubblici, ansiolitici per superare le paranoie e oppioidi per riposare.

IL LIBRO DEL GIORNALISTA TEDESCO CON FONTI DI PRIMA MANO

La fonte è attendibile: il nuovo libro del giornalista tedesco Norman Ohler, “Tossici. L’arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista” (Rizzoli, 2016) che pubblica anche fonti di prima mano, tra le quali estratti del diario di Theo Morell, il medico personale del Fuhrer, che in alcuni passaggi testimonia la dipendenza del capo nazista dall’ossicodone, un potente oppiode di sintesi che Hitler assumeva per via endovenosa.

«Oggi ho eliminato le iniezioni per consentire ai precedenti buchi delle punture di rimarginarsi», scrive il dottore nel diario lamentando di non trovare più vene sane in cui iniettare la sostanza al Fuhrer. «Nel gomito sinistro bene, a destra ha ancora punti rossi e lividi dove sono state fatte le iniezioni», aggiunge in un altro passaggio.

LA DIPENDENZA DI HITLER DAGLI OPPIOIDI E LA SUA PARANOIA

L’Ossicodone altro non è che un oppioide di semi-sintesi, brevettato negli anni ’30, e con qualità molto simili alla morfina, rispetto alla quale è però più potente. Specialmente se iniettato, come secondo le fonti faceva Hitler, produce forte dipendenza e stati di disagio dovuto ai pesanti effetti collaterali, come allucinazioni, ansia ed euforia.

Alcuni stralci del libro in uscita sono stati pubblicati sul quotidiano britannico Daily Telegraph, insieme ad un’intervista all’autore del libro. Secondo il giornalista Norman Ohler, Hitler cominciò ad assumere l’ossicodone in seguito a una crisi nervosa avuta nel 1944, dopo essere rimasto ferito nell’attentato ordito contro di lui da alcuni generali nazisti.

Sempre secondo Ohler, l’ossicodone ebbe un ruolo decisivo nel comportamento paranoico avuto dal dittatore nazista sul finire della sua esistenza, conclusasi il 30 aprile 1945 con il suicidio nel bunker della cancelleria di Berlino all’arrivo dei sovietici. Lo studioso ha detto al giornale di ritenere che «dal 1944 in poi, Hitler non fu sobrio nemmeno un giorno», diventando «paranoico e ansioso».

LA POLIDIPENDENZA DI HITLER DA MENFETAMINE, TRANQUILLANTI, ETC.

Non è la prima volta che ricerche autorevoli mettono in luce la probabile polidipendenza del capo della Germania nazista. Già durante il secondo conflitto mondiale un dossier di 47 pagine prodotto dall’intelligence americana sostenne che Hitler assumeva ben 74 farmaci diversi, molti dei quali con proprietà psicotrope.

In particolare Hitler avrebbe pesantemente abusato di «metanfetamine, tranquillanti, barbiturici, stimolanti e morfinici». Ora le nuove scoperte di Norman Ohler gettano nuova luce sulla faccenda, rendendo più probabile il sospetto che il delirio provocato dalla poli-assunzione di droghe sia stato, almeno in parte, alla base delle scelte e degli orrori commessi dal nazismo.



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