Hip Hop 2.0
È più di un anno che seguo le ottime segnalazioni del Guardian, che con mia piacevole sorpresa ho trovato più interessanti e in prospettiva più attendibili di molte rubriche a misura di fenomeni occasionali che popolano il web.
Collettivo Soulection
Alcuni giorni fa mi è saltato all’occhio un pezzo dedicato al collettivo Soulection, etichetta – ma anche programma radio e collettivo di producer e creativi – indipendente e noto in tutto il mondo.
Con base a Los Angeles, l’intento di Soulection è curare timeless music from around the world e incrementa la visibilità per The Sound Of Tomorrow™ attraverso i podcast di Soulection Radio, le molteplici release, i live show e le coreografie visual in abbinamento.
Soulection mira a ispirare una migrazione in termini culturali, che avvalori la musica nel suo lato più artistico facendo della la ricerca uno dei suoi punti di forza.
Do What You Love
Avevo già avuto modo di ascoltare materiale da Soulection e alcuni degli artisti, approfondirne i ruoli e la struttura della loro comunicazione è stato uno spunto per un raffronto col panorama rap e, nello specifico, quello che l’Italia ha da offrire sotto la voce collettivo.
Dagli USA tra i collettivi/label indipendenti attivissimi in tutto il globo va una speciale menzione a Stones Throw Records e Rhymesayers Entertainment, quest’ultima da poco arrivata a compiere 20 anni. I risultati totalizzati ad oggi ribadiscono la presenza di un mercato parallelo a quello mainstream, senza necessariamente scaturire in nette divisioni tra le parti.
Se prima essere parte di una label come mc, dj o producer la propria funzione ci si “limitava” a essere parte di un roster, oggi far parte di un collettivo comporta automaticamente una versatilità – e no, l’mc con photoshop crackato per i flyer ne è solo una primitiva rappresentazione – anche per una crescita dell’intero staff.
Ma in Italia?
Il gap Mainstream-Indie (passatemi il dualismo in via di scadenza) sta man mano assottigliandosi a più livelli. Le indie label Hip Hop sono quelle che più riprendono un modello “autonomo” simile a quello d’oltreoceano, vale a dire: tutto è ideato, prodotto ed elaborato internamente, incluse comunicazione, distribuzione e booking.
Gli esempi più lampanti in casa nostra li possiamo rintracciare in Machete e Unlimited Struggle, realtà onnipresenti che più si sono adeguate ad un modello di comunicazione a misura di collettivo di artisti 2.0.
Aspettative
Riprendendo le parole del Guardian il collettivo è entrato nell’iperconnettività dell’era di internet, che ha sbiadito i confini del commercio e delle sonorità e i dualismi quasi svaniscono.
Le barriere tra generi si stanno dissolvendo e le fusioni di più sonorità saranno sempre più frequenti, per arrivare a una sperimentazione maggiore.
…si augura ESTA da Soulection.
Qui in Italia prende piede qualcosa di molto simile, per giunta maturata in tempi relativamente brevi, e che si spera possa colmare un certo gap maturando e facendo maturare con sé il proprio bacino di ascolto.