Hamburger, birra Guiness e reggae: i segreti di Usain Bolt
L’uomo più veloce del mondo si allena tra cocci di vetro, cartacce di patatine e bucce d’arancia lasciate a terra da un vecchio rasta che, per 20 dollari giamaicani al pezzo (circa 15 centesimi di euro), vende frutta agli atleti assetati. Si allena nel frastuono della musica dancehall (una versione più dura e veloce del reggae) sparata da una baracca lì vicino, tra sciami di bambini che prendono la rincorsa scalzi e, accompagnati dallo sguardo liquido e caraibico degli allenatori, si lanciano nella piscina di sabbia del salto in lungo atterrando tra insidiosi tappi di latta.
Fine giugno, Stadium East di Kingston, Giamaica, terra da 800 morti ammazzati l’anno e incubatrice di una linea genetica capace di modellare le creature più saettanti della storia: Asafa Powell, Veronica Campbell e, adesso, Usain Bolt. Gigante di 6 piedi e 5 pollici (più di 1 metro e 98 centimetri), Bolt lo scorso maggio a New York, vestito in canotta e pantaloncini neanche fosse appena tornato dalla spiaggia di Negril («le tutine tecniche proprio non le sopporto»), ha strappato al connazionale Powell il record mondiale dei 100 metri: 9 secondi e 72 centesimi. (…)
E pensare che il suo allenatore Glenn Mills, un giamaicano di 56 anni con la testa pelata e la pancia enorme che osserva gli allenamenti stravaccato su una panca con le gambe appoggiate sulla ruota di un camion, non lo voleva neppure far correre: «Diceva che in partenza ero troppo lento, e che per valorizzare l’allungo avrei avuto bisogno almeno di 200 metri», racconta Usain, mentre trasporta due pesanti pedane di ferro che utilizzerà per provare e riprovare le partenze, tutto il santo pomeriggio. (…)
fonte: max.gazzetta.it