Guerrilla 2016
Strain: Blue Kush
Seed Bank: Dinafem Seeds
Un saluto a tutti i grower! Era veramente tanto tempo che non condividevo un ciclo di coltivazione e ho deciso di condividere proprio l’esperienza fatta quest’anno per compensare una certa carenza che ho notato rispetto alle condivisioni di coltivazioni outdoor e guerrilla, tradizioni che sembrano ormai abbandonate dalla maggior parte dei grower in favore dell’indoor.
IL LUOGO
Per la mia coltivazione outdoor ho utilizzato uno spot già sfruttato altre volte; si tratta di uno spiazzo naturale situato su uno strapiombo di circa venti metri dove la caduta di una quercia enorme ha creato una terrazza naturale dove il sole offre 12 ore di luce assolutamente diretta.
A circa 150 metri da dove ho messo le piante c’è una cisterna da 120mila litri d’acqua con una pendenza del 20% circa, con un impianto di irrigazione a goccia (che utilizzo per innaffiare l’orto) dal quale parte un tubo di 70 metri picchettato lungo la parete dello strapiombo e che finisce con un altro impianto a goccia che circonda le piante, che restano camuffate dall’erba alta che cresce naturalmente nel luogo, permettendomi così di innaffiare con facilità tutte le sere con un centinaio di litri d’acqua.
Per facilitare la fertirrigazione ho predisposto il tubo con innesti rapidi da 10mm alla fine della linea della cisterna, per poter aggiungere all’occorrenza un paio di litri di soluzione direttamente nel tubo che scorre lungo la scarpata. In questo modo ho evitato di lasciare un collegamento fisso e visibile verso le piante, che avrebbe potuto attirare l’attenzione di qualche curioso.
Per l’outdoor dell’anno scorso avevo già preparato tutto il sito scavando una buca di circa 1,5 x 0,8 metri di perimetro con una profondità di 1 metro, riempita poi con terriccio All-Mix di Plagron; durante il resto dell’anno ho poi rimischiato il tutto più volte con una montagna di foglie di quercia alle quali, ad inizio aprile, ho aggiunto dello stallatico e del concime azotato per uso agroalimentare.
CRESCITA
Dopo aver tenuto le piante a vegetare in indoor per circa un mese sotto una CFL da 220W, sono state travasate in outdoor verso fine maggio.
Quando le piantine erano ancora piccole ho proceduto con un crop del fusto. Adoro utilizzare questa tecnica nella coltivazione outdoor perché permette di ritardare la crescita vegetativa di 1 settimana o più (a seconda della quantità di piegature impiegate) evitando così che le piante crescano verticalmente in modo incontrollato come spesso accade alle piante coltivate in guerrilla e in terra piena, con il vantaggio di recuperare poi il tempo perso una volta che la pianta avrà ingrossato il fusto. Consiglio a chi volesse impiegare questa tecnica di farlo durante la terza settimana di crescita, tra i 15 e 20 giorni di vegetativa, per evitare che il fusto inizi a lignificare riducendo poi l’efficacia del crop. Nel frattempo il terreno è stato abbondantemente pacciamato, sia per nascondere il tubo che per favorire le piante, e cosparso tutt’attorno di lumachicida non idrosolubile.
Dopo il primo mese dallo spostamento in outdoor ho fatto delle piegature LST ad entrambe le piante per favorire lo sviluppo della parte aerea, contemporaneamente ho aggiunto 8 kg di fertilizzante Soluplant (20-10-10) alla cisterna. In pochi giorni le piante si sono infoltite parecchio e tutti rami hanno iniziato ad allargarsi e ad alzarsi in cerca di luce, confermandomi l’efficacia del supercrop in outdoor.
Durante i mesi estivi di giugno e luglio le piante hanno sofferto un po’ per il clima torrido; il vento caldo e lo svuotamento della cisterna le ha lasciate alcuni giorni senza acqua facendole un po’ afflosciare, situazione a cui ho rimediato riempiendo nuovamente la cisterna da 120mila litri e offrendo alle piante un’abbondante irrigazione di mezzora che hanno molto gradito. Dopo molti anni di esperienza con la coltivazione outdoor sono giunto alla conclusione che il metodo migliore per irrigare sia probabilmente un doppio turno di irrigazione, abbondante all’alba per resistere le ore di luce (ma non tanto da arrivare al tramonto ancora umida) e una più leggera al tramonto che asciughi prima dell’alba.
Le piante hanno continuato a crescere bene, molto cariche di azoto grazie alle foglie di quercia, allo stallatico (non ammendante) e al concime agroalimentare che è costituito prevalentemente da azoto (N). Questo unito al fatto che generalmente ho sempre irrigato con molta acqua e con molta regolarità ha evitato carenze di qualsiasi tipo nella fase di crescita vegetativa. L’overfertilizzazione invece è stata evitata in modo naturale dal fatto che in terra piena è molto più difficile raggiungere concentrazioni di elementi tali da “bruciare” le piante.
A metà luglio sono arrivati alcuni temporali estivi che hanno portato alcuni acquazzoni, raffiche di vento e abbassato drasticamente le temperature, portandole a 14°C durante il giorno. Fortunatamente non ci sono stati danni, anzi le piante hanno continuato a crescere rigogliose con nuovi getti e germogli e ad alzarsi verticalmente quindi ho dovuto effettuare altre legature con del cordino elastico per ribassarle un po’.
Dopo alcune irrigazioni ho svuotato la cisterna per l’orto, non volendo più aggiungere fertilizzante al terreno già carico e dopo un paio di mesi in terra piena le radici erano già abbastanza sviluppate da trovare tutti i nutrimenti di cui avevano bisogno per proseguire la crescita.
FIORITURA
Ad inizio agosto ci sono state alcune giornate di pioggia abbondante, quindi sono passato ad aggiungere repellente per lumache e a spruzzare un antiparassitario per uso agroalimentare in un raggio di 3 metri dalle piante.
Nel frattempo le piante hanno iniziato a mostrare i prefiori, segno che da lì a poco sarebbero entrate in fase di fioritura vera e propria, mostrando germogli e internodi abbastanza ravvicinati.
Come previsto, dopo la seconda settimana di agosto è esplosa la fioritura, riempiendo tutti i rami di fiori. L’unica pecca è che una delle due piante è diventata dominante sull’altra, assorbendo più nutrienti dal substrato e limitandone lo sviluppo. L’anno prossimo probabilmente opterò per coltivare una sola pianta più grande, personalmente mi piacerebbe farne 4 ma anche mettendo una separazione nel terreno in modo che le radici non si tocchino per il primo metro di terra, lo spazio è davvero limitato in quel punto.
Dopo il primo mese di fioritura le piante hanno mantenuto una colorazione verde intensa, senza mostrare segni di carenze tranne che su tre foglie nella zona ombreggiata. Sotto ad una foglia ho anche trovato delle uova di insetto che ho subito eliminato.
Agosto purtroppo ha portato anche un aumento della frequenza delle piogge che, unito ad un abbassamento generale delle temperature, ha aumentato il rischio di botrite nelle cime ed essendo in una fase già avanzata della fioritura non ho voluto arrischiarmi ad usare fungicidi chimici sulle cime che poi mi sarei fumato. Per prevenire la botrite ho spruzzato sulle piante 5 litri di biofungicida Serenade WP (a base di Bacillus Subtilis) e ne ho aggiunto 1 litro al terreno.
Oltre a questo c’è da considerare che le piegature LST completamente orizzontali hanno fatto in modo che i rami ricevessero una notevole aerazione, che ha contribuito molto ad arginare la diffusione della botrite. A metà settembre ho fatto una fertirrigazione a dosaggio pieno di BioMagno Fioritura 100% (5ml in 5 litri d’acqua) e Florastimo (7,5ml per 5 litri). A fine mese ho poi aggiunto altri 6 litri di soluzione con i prodotti BioMagno, a cui hanno seguito altre 5 fertirrigate con PK 13-14 della Plagron. Nel frattempo le cime si sono ulteriormente gonfiate ed hanno iniziato a sviluppare un intenso aroma di agrumato.
Il resto della fioritura è proceduta senza grossi problemi fino ad inizio ottobre. Ho continuato ad irrigare ogni 2-3 giorni con un centinaio di litri d’acqua, che possono sembrare molti (ne usavo 300 litri durante i giorni estivi) ma si tratta di un terreno argilloso e sabbioso che drena moderatamente e non si impantana facendo la “pozza” nemmeno con le torrenziali piogge autunnali.
A fine fioritura purtroppo alcune cime sono inevitabilmente state attaccate dalla botrite nonostante tutte le precauzioni. L’unico errore è stato forse applicare il Bacillus ogni 10 giorni anziché ogni 7 giorni come indicato sul prodotto, infatti un ramo è stato completamente aggredito e alcuni focolai di botrite sono arrivati fino ad una delle apicali; l’unica soluzione è stata asportare le parti colpite e cospargere dell’antibotritico.
La comparsa della botrite mi ha fatto decidere di anticipare di una settimana il taglio, per evitare che il fungo si estendesse alle parti sane delle piante.
TAGLIO E CONSIDERAZIONI
All’inizio della seconda settimana d’ottobre, approfittando di una serie di giornate soleggiate, ho proceduto con il taglio delle cime ormai abbastanza mature. Le foglie stavano ancora scaricando l’azoto e i tricomi si stavano ambrando, probabilmente avrebbero beneficiato di un’altra decina di giorni di maturazione, ma il rischio di perdere tutto a causa della botrite era troppo alto. Dopo la pulizia, le cime sono state appese in una stanza con 22°C e un’umidità del 54% dove ho cercato di evitare possibili ammuffimenti con la nebulizzazione di H2O2.
Nonostante i mesi di ansie e fatiche, la coltivazione outdoor in guerrilla continua ad essere quella che mi regala più soddisfazioni personali; quando ci sono stagioni più dure (come quest’ultima) mi scoraggio un po’, tuttavia mi posso ritenere soddisfatto e sono sempre fiducioso che la stagione successiva sarà migliore.
tratto dal forum di enjoint.com