Le ultime cartucce della Guerra alla droga
Di recente il Consiglio dell'UE ha rilasciato il primo documento scritto che chiede un nuovo approccio verso le politiche sulle droghe incentrato sulla tutela dei diritti umani, mentre l'estate scorsa era stato l'Onu a tornare a chiedere che si cambiasse approccio
Sono passati più di 50 anni da quando Nixon dichiarò la “Guerra alla droga” nel 1971, identificando gli stupefacenti come il nemico pubblico numero uno ed esportando poi quel modello repressivo in quasi tutto il mondo. Un modello che è figlio di scelte be precise e che, insieme alla Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, ha forgiato la percezione e le regole internazionali che abbiamo oggi.
L’INIZIO DELLA FINE DELLA GUERRA ALLA DROGA
Posto che in Europa negli ultimi anni la “guerra alla droga” si è trasformata in una “guerra alla cannabis” è ormai chiaro che questa impostazione repressiva sta scricchiolando sotto il peso delle bugie che sono state raccontate fino ad oggi, mentre inizia a cambiare la direzione.
Il provvedimento più recente è stata la pubblicazione da parte del Consiglio dell’UE di un documento che impone un nuovo approccio verso le politiche sulle droghe incentrato sulla tutela dei diritti umani. Per la prima volta nella storia dell’UE, c’è un documento scritto che specifica la possibilità per gli Stati di “progettare e attuare politiche nazionali sulle droghe in base alle loro priorità e necessità”. In Germania, dove le resistenze alla proposta di legalizzazione si basavano proprio sulla necessità di armonizzare la legge con quelle dell’Unione europea, questo documento è stato accolto con grande entusiasmo dai suoi sostenitori.
Nel 2022 sono stati gli esperti dell’Onu a chiedere di porre fine a questa guerra insensata che miete vittime tra ragazzi che, al massimo, avrebbero bisogno di un aiuto, non certo della galera. Esperti che sono stati preceduti da quelli di due delle più importanti riviste scientifiche a livello globale, come il The British Medical Journal e il The Lancet che, in diversi articoli ed editoriali, si sono schierati contro la guerra alla droga sottolineandone il corto circuito.
DEPENALIZZARE GLI STUPEFACENTI PER RIDURRE I CONSUMI
Ma anche nella pratica le cose iniziano a cambiare. I cittadini dell’Oregon si sono espressi in un referendum storico che ha portato alla depenalizzazione dell’uso personale di tutte le sostanze stupefacenti, comprese quelle più pesanti, prevedendo fondi statali per la riduzione del danno. Ed è un cambiamento in atto in tutti gli Stati Uniti. Accanto alla progressiva legalizzazione della cannabis, infatti, è stato lanciato il movimento Decriminalize Nature, che si pone come obiettivo la depenalizzazione del consumo delle piante psichedeliche, con diverse città, Denver in primis, che hanno approvato la depenalizzazione di funghetti allucinogeni e altre piante.
A livello di depenalizzazione invece la mossa e la stessa che il Portogallo, in piena emergenza da overdose di eroina, fece in solitaria nel 2001 e che aveva mostrato che scegliere la via dell’educazione e della riduzione del danno, al posto della repressione e della criminalizzazione, porta alla riduzione dei consumi. Più di recente anche il Canada, consapevole del fallimento delle politiche proibizioniste, ha dato il via a una sperimentazione dalla durata di tre anni con la depenalizzazione delle droghe pesanti per far fronte alle migliaia di morti per overdose da oppiacei che dilagano nel Paese.