Guadagnare smaltendo plastica: l’intuizione di una catena di negozi
Cosa fare del mare di plastica che sta contaminando ogni aspetto della nostra vita sul pianeta, finanche il nostro organismo, è una domanda a cui si sta cercando di rispondere inannazitutto puntando a produrne meno. Sono diversi ormai gli stati in cui i sacchetti di plastica usa e getta, ad esempio, sono già stati sostituiti con alternative ecosostenibili. E tantissime sono le ricerche in essere per eliminare questo materiale dal nostro quotidiano come le iniziative per ripulirne gli oceani.
Da 5 anni in tale direzione lavora anche Plastic Bank, una catena di negozi, finora presenti a Haiti, nelle Filippine e in Brasile, dove è possibile acquistare beni e servizi di prima necessità, come wi-fi, traffico dati per lo smartphone, combustibili sostenibili per la cucina, ma anche pagare le rette scolastiche o attivare una forma di assistenza sanitaria usando come moneta di scambio la plastica. Questa, invece di essere trattata come rifiuto, viene poi smistata e venduta a imprese che la riutilizzano nella propria filiera produttiva come “social plastic”, plastica solidale. Un sistema in grado di ridurre l’impatto ambientale della plastica e fornire il giusto compenso a chi si impegna a raccoglierla, evitando che si trasformi in rifiuto.
Plastic Bank è nata con l’intento di fermare il fiume di plastica che si riversa ogni anno negli oceani – stimabile in otto milioni di tonnellate – e combattere la povertà grazie a un sistema di valorizzazione economica dei rifiuti. A breve nuovi negozi apriranno anche in Indonesia, a cominciare da Bali. Le prossime tappe di espansione del progetto includono Messico, Sudafrica ed Etiopia.