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Great Reset, la nuova teoria per resettare l’economia mondiale

Great Reset, la nuova teoria per resettare l’economia mondiale

«È arrivato il momento di un “Grande Reset” del capitalismo». Così durante una riunione virtuale che si è tenuta lo scorso 3 giugno, il fondatore del World Economic Forum (WEF), l’ingegnere ed economista tedesco Klaus Schwab, ha invitato i leader mondiali ad abbracciare la nuova teoria del “Grande Reset”. «La pandemia – ha detto Schwab – ci ha mostrato quanto rapidamente possiamo effettuare cambiamenti radicali nel nostro stile di vita… e rappresenta una rara quanto stretta finestra di opportunità per riflettere, ripensare e riorganizzare il nostro mondo».

Tra coloro che sono intervenuti all’evento o che hanno espresso in seguito il loro sostegno al piano, si contano funzionari del mondo dell’economia e della finanza, rappresentanti del FMI (Fondo Monetario Internazionale), della Banca mondiale, degli Stati anglosassoni (USA e Regno Unito), CEO e presidenti di grandi aziende come BP, MasterCard e Microsoft. Molti dei partecipanti all’incontro sostengono l’eliminazione dell’attuale sistema capitalistico mondiale e hanno promosso politiche socialiste e programmi simili al “Green New Deal” (una serie di misure per rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei).

Il Grande Reset viene presentato come “un’occasione” derivante dal Covid-19 in quanto il cambiamento climatico viene considerato come il motivo alla base della pandemia: «Se c’è una lezione da imparare da questa crisi, è che dobbiamo mettere la natura al centro di come operiamo. Semplicemente non possiamo perdere altro tempo», ha dichiarato il Principe Carlo nel corso della stessa videoconferenza del WEF.

Great Reset, la nuova teoria per resettare l’economia mondialeIl «Time» ha dedicato al Gran Reset un numero speciale, uscito nelle edicole internazionali giovedì 22 ottobre, in cui la domanda a cui si cerca di rispondere è: “Come sarà il futuro?”. All’interno troviamo anche un contributo dello stesso Schwab che offre un’anticipazione del suo prossimo libro Stakeholder Capitalism in uscita il prossimo gennaio, dopo Covid-19: The Great Reset (scritto insieme al direttore del Global Risk Network dello stesso WEF, Thierry Malleret) e La quarta rivoluzione industriale (pubblicato in Italia per Franco Angeli con la prefazione di John Elkann).

Schwab parte dall’idea di poter pensare una nuova forma di capitalismo più sostenibile e più solidale, aperto alla digitalizzazione e anche al “green”. Messa così sembra una visione intrigante, ideale, persino utopistica. Se leggiamo però le opere dello stesso Schwab ci accorgiamo, in estrema sintesi, che il Gran Reset è la promozione di un’Agenda globale volta a scardinare e ristrutturare l’economia mondiale secondo linee specifiche, molto simili a quelle sostenute dall’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), da Greta Thunberg e da personaggi quali Al Gore o Larry Fink della Blackwater.

Non si tratta, però, come molti economisti pensano, “solo” di un reset dell’economia mondiale, perché il crollo dell’economia industriale si pone come trampolino di lancio – un’opportunità appunto – per ben altri obiettivi che coinvolgeranno l’intera società.

Su questo Schwab è molto chiaro nel descrivere nel suo La quarta rivoluzione industriale, uno stravolgimento globale della nostra società in una direzione post-umana che «combina diverse tecnologie, dando luogo a cambi di paradigma senza precedenti» in quanto il suo ambito di applicazione «include anche lo sviluppo simultaneo di tantissime innovazioni nei settori più disparati, dal sequenziamento del DNA alla nanotecnologia, dalle energie rinnovabili all’informatica quantistica».

L’Agenda del Grande Reset è composta da diversi punti cruciali che vengono analizzati nel dettaglio dallo stesso Schwab nelle sue opere e che possiamo riassumere in: globalizzazione, decarbonizzazione, digitalizzazione (grazie all’implementazione di reti 5G e 6G), Intelligenza Artificiale e automazione (e conseguente “sostituzione del lavoro umano”), moneta digitale, Internet delle cose, identità digitale e biometrica per tutti, robotica avanzata, sharing economy, capitalismo della sorveglianza e in definitiva, il transumanesimo con potenziamento umano, ibridazione uomo-macchina, biologia di sintesi, editing genomico, xenotrapianti e molto altro ancora («[…] assisteremo alla creazione di bambini i cui geni sono stati progettati e che posseggono tratti particolari o sono immuni da particolari malattie»).

L’idea di fondo è massimizzare l’efficienza produttiva e di consumo grazie alla digitalizzazione, la cosiddetta “platform revolution” (“effetto piattaforma” con la concentrazione di poche ma potenti reti che dominano il mercato), la robotica, all’Intelligenza Artificiale e all’uso integrato dei Big Data, in modo da controllare, monitorare e ottimizzare non solo il ciclo produttivo ma ogni aspetto della nostra vita.

In linea con il cosiddetto “capitalismo dei disastri” che si ispira alle teorie economiche di Milton Friedman e che sfrutta momenti di crisi e shock globali come opportunità per imporre le proprie “ricette economiche”, per il gruppo di Davos l’emergenza sanitaria è vista come un’occasione, per spingere l’acceleratore della globalizzazione e avviare un processo di modernizzazione in apparenza “green” capace di ridurre il proprio impatto ecologico attraverso una digitalizzazione sia della catena produttiva sia di quella per la distribuzione di beni e servizi.

Tale processo, in realtà, al di là dei proclami buonisti e solo in apparenza utopistici, prevede la perdita di milioni di posti di lavoro. Non a caso nel report aggiornato della banca UBS, durante il lockdown molti miliardari sono riusciti a incrementare di oltre un quarto il valore del loro patrimonio. Basti pensare a Jeff Bezos che da marzo ha visto crescere gli ordini su Amazon portando a un incremento del suo patrimonio di 76 miliardi. E grazie all’effetto piattaforma, l’“amazonizzazione” della società è uno dei punti chiave del Grande Reset.

Dietro la maschera dell’utopia e dell’ecologismo, ci troviamo dinanzi all’ennesima distopia elitaria portata avanti dai rappresentanti della tecnocrazia: questa teoria prevede una sostanziale erosione dei redditi della classe media per consentire sia la riduzione di consumi ed emissioni, sia un’uguaglianza di reddito che si traduce in un livellamento verso il basso, con conseguente trasferimento del reddito sottratto alla classe media verso il vertice della piramide. La divaricazione nella ridistribuzione dei redditi è talmente evidente che il piano prevede anche un reddito di sussistenza erogato dallo Stato a quei lavoratori che saranno lasciati indietro dalla rivoluzione tecnologica.

Non è esagerato affermare che, complice la pandemia, si sta realizzando il sogno delle élite mondialiste: dividere la società in due livelli, da una parte il potere economico detenuto da una ristretta cerchia tecno-finanziaria di super ricchi, dall’altra la “massa” indistinta di individui sempre più poveri, soli, senza legami, diritti e senza radici, facili quindi da sfruttare e controllare per il governo globale sempre più post-umano che si sta costruendo.

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