Grapefruit outdoor
Strain: Grapefruit
Seeds Bank: Female Seeds
Vivendo in una zona che si trova abbastanza in alto rispetto al livello del mare (circa 1000 metri) non ho mai ottenuto risultati soddisfacenti coltivando strain a dominante sativa in outdoor.
Ogni anno l’arrivo improvviso dell’autunno gelido, tipico delle mie zone, mi obbligava a raccogliere le piante in anticipo. Disponendo solo di una terrazza rivolta ad ovest, che in estate riceveva al massimo 6 ore di luce diretta, le piante a maturazione più lenta non erano mai davvero pronte al momento della raccolta imposta dalle condizioni climatiche.
All’inizio di quest’anno invece mi sono trasferito in un nuovo appartamento, con un’enorme terrazza rivolta verso sud che riceve luce diretta tutto il giorno. Questo fatto, unito all’esperienza maturata gli anni passati, mi ha spinto a provare nuovamente a coltivare un ibrido sativo; l’idea alla base di questo ciclo è stata che l’abbondanza di luce solare, la scelta di un ibrido veloce e un po’ di fortuna, avrebbero anticipato la maturazione permettendomi di concludere un ciclo sativo nonostante l’arrivo del freddo.
SCELTA STRAIN E GERMINAZIONE
La scelta dello strain è ricaduta sulla Grapefruit perché si tratta di un ibrido molto veloce che impiega meno di 9 settimane per raggiungere la maturazione nonostante la dominante sativa.
Per stimolare la germinazione ho lasciato il seme ammollo per una giornata in un bicchiere d’acqua; trascorse 24 ore ho seminato in un vaso da 1,4 litri riempito con terriccio Canna Bio Terra Plus prefertilizzato a cui ho aggiunto un 30% di perlite e un paio di grammi di micorrize in polvere della Advanced Nutrients (Piranha).
Dato che quando ho seminato il clima era ancora un po’ freddo, la germinazione è avvenuta indoor coprendo il vaso con del cellophane forato e posizionandolo sotto una CFL da 20W. Dopo circa 3 giorni ho tolto la pellicola di plastica e sostituito la CFL con una serie di tubi fluorescenti da 18W per un totale di circa 140W; setup che ho mantenuto durante tutto il primo mese di vita della pianta.
CRESCITA VEGETATIVA
Dopo circa un mese trascorso indoor, ho travasato la pianta in un vaso da 6 litri e l’ho spostata in soggiorno per farla abituare gradualmente alla luce solare. Durante questo periodo di adattamento, durato circa una settimana, ho iniziato a fertilizzare leggermente aggiungendo ad ogni irrigazione 1,5 ml/L di Bachumus Evolution della Trabe.
Dopo sei settimane dall’emergenza ho finalmente spostato la pianta sulla terrazza, l’ho travasata nuovamente in un vaso da 18 litri e ho proceduto con il FIM (potatura) della cima apicale, per prepararmi al successivo LST (low stress training).
Durante i successivi 60 giorni, ho iniziato ad aumentare gradualmente la fertilizzazione fino a 3 ml/L per ogni irrigazione a cui ho aggiunto, due volte a settimana, 1 ml di enzimi per ogni litro di soluzione. Dal taglio del FIM nel frattempo si sono sviluppati quattro rami principali con cui ho iniziato a fare le prime legature mobili.
Con l’arrivo di luglio ho proceduto con l’ultimo travaso procurandomi una cassetta della frutta in plastica dal fruttivendolo sotto casa; più o meno contiene 50 L di terriccio e i fori laterali facilitano molto le operazioni di legatura dei rami, inoltre aiutano a far arrivare più ossigeno alle radici. L’arrivo del caldo torrido unito alla maggiore esposizione al sole mi ha obbligato ad aumentare considerevolmente la quantità di acqua utilizzata per l’irrigazione, arrivando a quasi 3,5 litri al giorno durante le settimane più calde. L’aumento della frequenza delle irrigazioni ha portato anche ad un aumento dei parassiti, compreso un principio di mosca bianca prontamente debellato alternando olio di Neem e Piretro. A parte qualche parassita e una leggera carenza di magnesio, credo dovuta al fatto di non aver quasi mai controllato il pH, la crescita ha proseguito senza grandi problemi fino ad agosto.
FIORITURA E TAGLIO
Durante la seconda settimana di agosto ho notato i primi prefiori e ho iniziato a sostituire gradualmente il Bachumus per crescita con quello per fioritura, senza mai superare i 4 ml totali di fertilizzante per litro d’acqua. Poi con l’avanzare della fioritura ho cosparso la superficie del terreno con del guano in polvere sempre della Trabe, da far assorbire con ogni irrigazione per fornire più potassio durante i mesi di maturazione. Inizialmente ero un po’ preoccupato per la presenza di molti fiori piccoli che tardavano a gonfiarsi, ma dalla terza settimana d’agosto lo sviluppo di tutte le cime si è accelerato notevolmente.
Il resto della fioritura è proceduta abbastanza bene fino all’inizio di settembre quando un improvviso temporale estivo ha piegato in due la pianta spezzando uno dei rami principali; non avendo altro a disposizione, ho cercato di risaldare il ramo con del nastro adesivo e il supporto di una graffetta (come insegna il buon MacGyver).
Per dare più energie alla pianta e stimolare maggiormente la fioritura, ho iniziato ad aggiungere ad ogni irrigazione un cucchiaio di melassa di canna da zucchero. Ho proseguito in questo modo fino alla fine di settembre, quando ho sospeso la fertilizzazione e ho proseguito solo con acqua e melassa.
L’arrivo delle piogge autunnali poi ha agito come flush naturale delle radici e, dopo un paio di acquazzoni, ho deciso di sfogliare la pianta per evitare un eccessivo accumulo d’acqua nelle cime (che gli anni passati mi ha causato marciume proprio a fine ciclo).
Prima del taglio ho deciso di spostare la Grapefruit in una stanza buia per un paio di giorni, in modo da fargli indirizzare le ultime forze alla produzione della resina. All’inizio di ottobre ho proceduto con il taglio, appendendo i rami già ripuliti dalle foglie ad uno stendibiancheria e lasciandoli seccare per 5-6 giorni prima di metterli nei barattoli di vetro ermetici dove fargli fare la concia.
CONSIDERAZIONI
Aspettando con ansia che sia pronta da fumare, almeno dopo un mese di concia, non posso ancora valutare pienamente il risultato ottenuto, però posso dirmi soddisfatto di questo outdoor.
Le cime, benché meno gonfie delle “sorelle” a dominante indica, sono piene di resina e hanno sviluppato un fortissimo odore dolce di caramella con un punto citrico che copre anche l’odore delle altre piante; se anche il gusto rispecchierà le premesse potrebbe essere una delle piante più buone che ho coltivato fino ad ora.
M. C.
(dal forum di enjoint.com)