Grandi navi: una crociera verso il disastro ecologico
Originariamente concepite come un passatempo d’élite, nel corso degli anni le crociere sono diventate uno dei modi più economici per fare un viaggio organizzato; questo ha portato l’industria delle navi da crociera a sviluppare e diversificare i propri prodotti progettando navi sempre più originali e introducendo nuove destinazioni, attività di bordo e crociere tematiche. Grazie all’offerta di intrattenimento, alle svariate opzioni di ristorazione e alloggio e alla possibilità di visitare numerose destinazioni e partecipare ad attività sul posto in un tempo relativamente breve, le crociere sono diventate un’opzione economicamente vantaggiosa sia per i giovani sia per le famiglie.
Si calcola che rispetto ai 25,8 milioni del 2017, i passeggeri che hanno preso parte a crociere siano aumentati a circa 27,2 milioni nel 2018. La crescente popolarità di questo tipo di turismo ha portato a un aumento delle dimensioni e del numero delle navi da crociera. Nel 2019 verranno consegnate 24 nuove navi, cifra mai raggiunta finora nel corso di un solo anno. Tra le più grandi navi attualmente operative molte hanno una lunghezza che supera i 300 metri, una stazza lorda di oltre 200.000 tonnellate e sono in grado di ospitare più di 6.000 passeggeri.
Essendo diventate vere e proprie città galleggianti, le navi da crociera producono enormi quantità di rifiuti, tra cui acque grigie, acque nere, prodotti chimici, rifiuti solidi e petrolio, che rappresentano una significativa fonte di inquinamento marino; secondo il gruppo ambientalista Friends of the Earth, in una sola settimana una grande nave da crociera può generare 950.000 litri di liquame e quasi cinque volte tanto di acque grigie provenienti da lavandini, docce e attività di lavanderia. I batteri e le alghe dei rifiuti dei servizi igienici e delle strutture sanitarie fornite nelle navi da crociera hanno un impatto estremamente negativo sulle forme di vita oceaniche e sui delicati ecosistemi visitati da alcune delle navi.
Un’altra problematica forse meno evidente è rappresentata dall’acqua di zavorra, l’acqua che viene raccolta in grandi quantità dalle navi alla partenza da un porto che, tenuta in appositi serbatoi, contribuisce a migliorarne la stabilità, l’equilibrio e l’assetto. Quando questa acqua viene scaricata nel porto di destinazione, le specie e i microorganismi contenuti provenienti da aree estranee, possono portare a seri squilibri degli ecosistemi acquatici. Ma sussistono anche altri problemi, ben più eclatanti.
Tradizionalmente le navi utilizzano motori diesel e le sostanze inquinanti emesse in grande quantità dai loro sistemi di alimentazione hanno un impatto significativo sulla salute delle persone e sul clima. Le polveri fini (PM2,5), gli ossidi di zolfo (SOx) e gli ossidi di azoto (NOx) che si sprigionano dai fumaioli portano a mortalità e morbilità precoci ben documentate. In alte concentrazioni lo zolfo è inoltre dannoso per l’ambiente poiché, se miscelato con acqua e aria, forma acido solforico, il componente principale delle piogge acide che sono una delle cause di deforestazione e distruzione della vita acquatica. Ogni giorno una sola grande nave da crociera emette oltre cinque tonnellate di emissioni di NOx e 450 kg di particelle ultrafini. Il gasolio nautico può contenere 3.500 volte più zolfo del gasolio utilizzato per i veicoli da strada e, a parità di distanza, una nave da crociera emette inquinanti atmosferici equivalenti a cinque milioni di automobili.
Nel 2016 l’Organizzazione marittima internazionale (IMO) ha annunciato i limiti globali per le emissioni di zolfo. Dal 2020 le compagnie di navigazione avranno due possibilità per adeguarsi a tali norme: utilizzare carburante con un contenuto di zolfo inferiore allo 0,50%, una riduzione significativa rispetto al valore attuale di 3,50%, oppure adottare apparecchi di filtraggio per le emissioni di zolfo.
I sistemi detti scrubber, la cui installazione sulle navi da crociera al fine di soddisfare le nuove norme internazionali sul combustibile a basso tenore di zolfo è sempre più frequente, sono impianti di lavaggio dei gas di scarico che consentono agli armatori di continuare a utilizzare il più economico carburante ad alto tenore di zolfo. Tuttavia nei sistemi più largamente utilizzati, noti come scrubber a circuito aperto, l’acqua di scarico contenente particolato e zolfo, nonché metalli tra cui piombo, nichel e zinco, viene scaricata nell’oceano. Pur essendo potenzialmente l’opzione più economica, gli scrubber non rappresentano di certo una tecnologia ecosostenibile.
Un’alternativa più costosa è l’uso di LSFO (combustibile a basso tenore di zolfo), che non produce polvere, fuliggine né particelle e può ridurre le emissioni di zolfo di oltre il 99% e le emissioni di ossido di azoto fino all’85%, oppure altri combustibili alternativi come il GNL (gas naturale liquefatto). L’attenzione verso questi combustibili alternativi è pertanto in aumento proprio a causa dei costi elevati che le compagnie si trovano ad affrontare per adeguarsi ai nuovi standard sulle emissioni; porti come Rotterdam, Göteborg e Dunkerque stanno infatti iniziando a investire in infrastrutture per la fornitura di tale gas.
In generale si sta cominciando a vedere un certo impegno nel cercare di adottare misure in grado di ridurre l’impatto delle navi da crociera sull’ambiente. Il porto di Napoli, ad esempio, ha recentemente approvato la realizzazione di un’infrastruttura che consentirà alle navi attraccate di spegnere i generatori di bordo e utilizzare l’elettricità fornita a terra, riducendo in tal modo le emissioni atmosferiche e l’inquinamento acustico. Ma l’iniziativa più innovativa arriva dalla Norvegia, dove la compagnia di crociere Hurtigruten sta progettando di alimentare le sue navi usando gli scarti della lavorazione del pesce mescolati con altri rifiuti organici. Il metano prodotto dalla decomposizione naturale degli avanzi della grande industria della pesca norvegese può essere utilizzato come combustibile rinnovabile ad alta energia che non genera anidride carbonica. L’uso di biogas come carburante nell’industria dei trasporti non è una novità: in Svezia per esempio dal 2005 è in servizio un treno alimentato a biogas, mentre tutti gli autobus pubblici di Lille, in Francia, funzionano a biogas ottenuto dal trattamento dei rifiuti.
Tali misure sono tuttavia chiaramente insufficienti. Come dimostrato dal rapporto sulle navi da crociera di Friends of the Earth, che classifica le navi da crociera in base ai punteggi in quattro categorie – trattamento delle acque reflue, qualità dell’acqua, riduzione dell’inquinamento atmosferico e trasparenza -, le compagnie di crociera non fanno ancora abbastanza per ridurre l’impatto sull’ambiente anche se, in considerazione del fatto che molte crociere pubblicizzano e visitano alcuni degli ecosistemi più delicati e incontaminati del mondo, come l’Antartide e le barriere coralline, dovrebbero avere tutto l’interesse a preservarli e proteggerli. Speriamo di poter vedere azioni più consistenti e incisive nell’immediato futuro.