Gran Torino – Clint Eastwood
La Ford Gran Torino in giardino è un moloch silente, proprio come il suo vecchio proprietario, Walt Kowalski inchiodato alla sedia sul patio, ringhioso e solo. Ha le rughe fitte di Clint Eastwood, ruggisce quando i figli gli propongono il trasloco alla residenza per anziani, è un nonno incazzato senza cedimenti sentimentali. Veterano del Vietnam, conservatore e razzista, detesta i rumorosi vicini coreani, almeno fino a quando qualcuno non li minaccia vigliaccamente. A quel punto Clint rispolvera l’ispettore Callaghan, che però ormai non ce la fa più, usa minaccioso (splendida autoironia) il dito puntato anzichè la Magnum e monda tutti i peccati del mondo con un gesto esemplare, inaudito, sacrificale.
Stilisticamente crudele e insieme classico, essenziale, il film è un pugno veloce nello stomaco, un capolavoro che non si nasconde dietro il dito dei buoni propositi, ma guarda in faccia la realtà senza ingombri ideologici. Nessuna nomination agli scorsi Oscar per Clint, l’Academy preferisce la storia dell’anziano Benjamin che ridiventa bimbo a quella, intollerabile, di un vecchio antipatico che non trova nulla di fiabesco nell’avanzare dell’età.
fonte: piaceriforti.blogspot.com
a cura di Bloodymama