Un governo povero di valori e ladro di diritti
Da questo regime ne usciremo solo con la gentilezza e una civile disobbedienza
All’indomani del fascismo l’Italia uscì devastata non soltanto sul piano materiale, ma anche morale e spirituale. L’identità degli italiani era spezzata e annichilita, e andava risanata.
Il popolo venne chiamato a eleggere 556 rappresentanti con il compito di dare alla neonata Repubblica una solida base morale e identitaria. Nacque così l’Assemblea Costituente, che impiegò un anno e mezzo per redigere il testo della Costituzione. I lavori dell’Assemblea furono di altissimo profilo, talvolta le discussioni duravano giorni interi solo per scegliere una parola al posto di un’altra. Nella sua limpidità e profondità nonché bellezza sintattica, il testo che ne uscì è considerato ancora oggi un capolavoro intellettuale, preso ad esempio anche dal resto del mondo, nonché l’unico testo legislativo italiano oggi esistente a poter essere letto e compreso da chiunque, qualunque sia il suo livello di istruzione.
Abbiamo ben ragione di essere fieri della nostra Costituzione e i membri del Governo Italiano, che prima di sedere in Parlamento sulla Costituzione giurano, dovrebbero difenderla a denti stretti. E invece…
L’articolo 4 della Costituzione riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro. Il diritto al lavoro viene oggi ostacolato dal Governo con l’obbligo di lasciapassare per andare a lavorare, pena la sospensione dal lavoro.
L’articolo 7 della Costituzione chiarisce che lo Stato e la Chiesa sono indipendenti e sovrani. In questi ultimi mesi abbiamo invece visto che la Chiesa era talmente allineata allo Stato da arrivare al punto di rinnegare la sua stessa missione spirituale chiudendo le chiese e allontanando i fedeli.
L’articolo 9 della Costituzione afferma che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica. Questo Governo ha ostacolato la ricerca scientifica sin dal primo giorno dell’emergenza sanitaria, e ha censurato e isolato ogni intellettuale e uomo di cultura che ha osato contraddirlo.
L’articolo 13 della Costituzione dichiara che la libertà personale è inviolabile. Questo Governo ha mostrato invece una pericolosa propensione a limitare la libertà personale e violare questo diritto sin dai primi DPCM del 2020, e lo ha fatto senza alcun pudore.
L’articolo 16 della Costituzione ribadisce che ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale… e qui, dopo aver visto l’obbligo di certificazione e i confini regionali a colori, non serve nemmeno aggiungere commenti.
L’articolo 21 della Costituzione difende la libertà di parola, di espressione e di pensiero. È un articolo pensato espressamente per impedire che la censura fascista potesse riproporsi nella società democratica. Eppure la censura, la manipolazione, la falsificazione e la propaganda sono stati i principali strumenti di comunicazione adottati da questo Governo sin dall’inizio dell’emergenza Covid.
L’articolo 24 della Costituzione dichiara che tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti, ma questo non sembra essere riconosciuto oggi dal Governo, dato che chi difende i suoi diritti viene multato, licenziato, allontanato, perseguito…
…e potrei continuare, articolo dopo articolo. Ma mi fermo qui.
Ho riletto la Costituzione per vedere se da qualche parte consentiva l’introduzione di un lasciapassare per condurre una vita normale, o l’obbligo di vaccinazione di massa di tutti i cittadini con o senza sintomi di malattia, o l’imposizione di una mascherina sanitaria anche ai bambini senza alcun motivo sanitario… ma, naturalmente, nella Costituzione ho trovato solo principi contrari a questa linea di governo adottata oggi dai nostri leader politici.
Ora più che mai sono dunque convinto che da quando è arrivato il Sar-CoV-2 è sempre stata a rischio la democrazia e la libertà, più che la salute. E che questo virus, naturale o artificiale che sia, è arrivato come una benedizione per tutti i nostalgici dei regimi andati. Condivido dunque pienamente quanto ha affermato lo storico Robert Paxton: “Vi è talvolta nella storia di un paese un momento crudele in cui, per salvare ciò che dà alla nazione il suo vero senso, non si può non disubbidire allo Stato.”
Questo momento crudele, per noi, è arrivato. È oggi.
Le molte forme della dittatura
Dopo quello che è successo nel mese di Ottobre 2021 al porto di Trieste, dove una manifestazione pacifica è stata repressa in modo violento e autoritario dalle forze dell’ordine, e successivamente – in aperta violazione dei diritti costituzionali – è stato imposto il divieto di manifestazione, la libertà di espressione e di manifestare pubblicamente in difesa dei propri diritti sembra essere in Italia un diritto riconosciuto solo sulla carta. È davvero triste vivere con la sensazione che lo Stato, il tuo Stato, sia un nemico. Anche questo significa essere dentro a una dittatura.
È troppo semplice semplificare il concetto di dittatura solo con la presenza delle armi puntate contro i dissidenti, perché anche la repressione psicologica e il ricatto sociale è violenza, non meno opprimente. Forse non ferisce il corpo (non ancora) ma ferisce però l’anima, e oggi l’anima del nostro Paese è sofferente a causa delle molte offese e umiliazioni subite per volontà dei suoi leader governativi. Coloro la cui missione dovrebbe essere curare e proteggere l’anima della Nazione, sono invece quelli che le stanno usando violenza.
È questo che non capiscono coloro che in questi giorni camminano a testa alta, con (ancora!) la mascherina in faccia e il lasciapassare in tasca, e pensano che sia giusto così. Sentono e credono di stare dalla parte giusta, dalla parte della ragione, dalla parte di chi comanda e detta le regole. Niente che non abbiamo già visto in passato.
Anche gli ariani camminavano tronfi a testa alta negli anni in cui vigevano i decreti nazisti. La propaganda li aveva convinti che la repressione contro i non ariani fosse giusta; non vedevano le ferite che quella ristretta élite di gerarchi spiritualmente corrotti e mentalmente disturbati stava causando all’anima universale, e non percepivano che di quell’anima facevano parte anche loro. Perché l’anima non è dentro di noi, siamo noi a essere dentro l’anima.
Quando si capisce questo concetto cambia la prospettiva, ci si rende dunque conto che il male fatto contro ogni essere vivente è un male fatto anche a sé stessi. E non esiste ragione politica, sociale, finanziaria, religiosa, né tantomeno sanitaria che giustifichi forme e dispositivi di potere basati sulla violenza, fisica o psicologica che sia. Esiste invece una Legge superiore che vorrebbe che chi occupa incarichi di governo sia moralmente e spiritualmente integro, ma ai giorni nostri questa Legge è del tutto sconosciuta a quella banda di babbani che siedono in Parlamento. Per questo il nostro Governo, che della minaccia e della degenerazione ha fatto instrumentum regni, è illegittimo. Ed è inequivocabilmente in odore di dittatura, come lo sono tutti i governi che opprimono una minoranza, qualunque sia il motivo per cui questa minoranza viene considerata da opprimere.
Se non vedete l’ombra della dittatura incombere su noi tutti, se non intuite le reali intenzioni dei provvedimenti messi in atto da questo esecutivo, se non avvertite la violenza con cui stanno imponendo la loro volontà, allora è perché della dittatura avete bisogno. Quante dosi di veleno vi devono ancora iniettare prima che cominciate a farvi delle domande?
Stavolta ci stiamo davvero giocando la salute
Domande che di certo non si sono fatti i possessori di lasciapassare, vaccinati e contenti. Per loro è tutto finito, sono andati oltre. Possono finalmente tornare a ignorare la cronaca e concentrarsi sulle attività del loro tran tran: andare al cinema, andare al ristorante, andare dove vogliono. Hanno rimosso. Non ascoltano più le notizie con apprensione, non parlano più di virus, sono tornati a parlare del più e del meno: di sport, di vacanze, di serie TV…
Hanno già iniziato a dimenticare tutto quello che è successo dal 2020 in poi. Hanno anche riacquistato la fiducia nei punti fermi della loro quotidianità: il lavoro, la seratina con gli amici, la gita domenicale fuori porta… L’unica cosa che ancora gli ricorda il recente passato è la mascherina, che naturalmente continuano a portare, seppur vaccinati. Ma ormai si sono abituati, anzi, se al mattino l’aria è fresca diranno che è anche utile, tiene caldo, è persino meglio della sciarpa. Credono che la faccenda Covid non li riguardi più. Si sbagliano.
La rimozione funziona solo fino a un certo punto. E solo fino a quando il passato, che passato non è, torna a bussare alla tua porta. Quando gli diranno che devono farsi la terza e poi la quarta dose altrimenti il lasciapassare gli scade, si accorgeranno che la questione non era affatto archiviata, come pensavano. Di dose in dose, di sacrificio in sacrificio, le restrizioni aumenteranno, i rischi anche. Senza contare che il loro DNA è ormai stato violato da una nuova e strana tecnologia che li ha fatti diventare degli OGM umani, e nessuno sa cosa questo comporterà nei prossimi mesi o anni.
E devono infine sperare che la loro coscienza non si risvegli mai, che non li accusi di aver ceduto a un vile ricatto, perché quello è il conflitto più difficile da gestire, i cui esiti possono a volte anche essere fatali.
Dunque, anche se la loro vita oggi è tornata ad essere temporaneamente serena e la nostra invece è un percorso di guerra, non li invidio. Quella parte di me che è sulla Terra senza essere della Terra, prova solo compassione per loro. Non invidia, non rabbia, non astio. Compassione. Perché temo che il loro domani sarà molto, molto peggio del mio oggi.
Dico questo perché l’anno scorso erano i numeri dei contagiati a salire vorticosamente. E ci hanno sfinito fino alla nausea a furia di scandirli. Dal 2021, ossia da quando sono arrivati i “vaccini”, è una cifra ben diversa che sta prendendo la rincorsa: il numero di persone che accusano danni post-vaccino. Ma questa cifra non viene affatto strillata dai media, anzi, viene sottaciuta. Perché è la prova dell’impostura di tutta la faccenda. Se fosse ammesso ufficialmente, quanto comunque si rivelerà lo stesso col passare del tempo, che la vaccinazione di massa non ha ragioni sanitarie, i pilastri del potere traballerebbero seriamente, e tutti coloro che con il sistema hanno collaborato cadrebbero in disgrazia.
Oramai abbiamo capito che il Governo non è mai stato al servizio del popolo, non in questi ultimi anni comunque, ma di altre entità sovranazionali di cui il Governo è complice e servo. Dunque per noi, che siamo il popolo, è giunto il tempo della resistenza passiva, ovvero l’assunzione di atteggiamenti che puntano a fermare l’avanzata della loro oscura volontà, ma senza ricorrere alla violenza. L’obiettivo non è soltanto prendere le distanze da un disegno maligno, ma anche salvaguardare la propria libertà e l’autonomia della propria coscienza. E, ultimo ma non ultimo, anche la propria salute. Buffo, vero?
Perché questa volta per davvero, siamo arrivati al punto che la nostra salute non è più minacciata dalla malattia ma, paradossalmente, dalla “cura”…
Quando il popolo è attaccato da chi dovrebbe difenderlo
Dovrebbe ormai essere dunque chiaro anche ai più ingenui che il nostro governo non ha mai avuto in mente la nostra salute. Le sue intenzioni, fin dal primo giorno, sono sempre state altre. Ogni provvedimento, ogni decreto legge, ogni norma è stata fatta, in nome dell’emergenza sanitaria, per intervenire con la forza sullo stato di diritto per trasformarlo in uno stato di polizia. Sono ormai arrivati al punto da non avere nemmeno più il pudore di rivestire di scuse fittizie le loro manovre antidemocratiche e autocratiche.
Il perimetro della legge l’hanno infranto talmente tante volte che non ci provano nemmeno più a far finta di rispettarlo. Hanno ignorato ogni sentenza, ogni appello, ogni richiamo di ogni organo giurisdizionale, nazionale e internazionale, e visto che la scusa è di tipo sanitario, hanno ignorato anche ogni rimedio, ogni soluzione, ogni alternativa di tipo sanitario al problema, sia che venisse da semplici ricercatori o da autorità internazionali o premi Nobel. Perché il problema non è mai stato sanitario. E continuare a credere che sia stata un’emergenza sanitaria a giustificare quanto è accaduto e ancora continua ad accadere, significa essere incapaci di comprendere la realtà, o semplicemente aver paura di guardarla in faccia e chiamarla con il suo vero nome.
Gli uomini al potere, soprattutto quelli che non sono mai stati eletti dal popolo, sono totalmente indifferenti alle regole della democrazia perché nella loro testa la democrazia ha smesso di esistere dal giorno in cui hanno imposto lo stato di emergenza dandosi da soli l’autorizzazione ad agire senza scrupoli in forza d’autorità, non più in forza di legge.
Il parlamento, i partiti, le istituzioni e gli ordini professionali si sono fusi in un’unica entità. Politici, giornalisti, pubblici ufficiali, amministratori, personalità pubbliche… chi era già nelle grazie del sistema si è schierato dalla parte dei più forti ed ha volonterosamente collaborato, per amore del potere o per ottusità o forse soltanto per non venire espulso dai privilegi dell’élite, a questo attacco ai nostri diritti e alla nostra libertà. Noi, il popolo, siamo il loro nemico, siamo per loro una massa infestante, e come tale ci trattano. Avvelenandoci prima nella mente, poi nel corpo e infine nell’anima. Con la paura, le menzogne, le minacce, i ricatti, gli ordini irrazionali e liberticidi, i TSO, i vaccini obbligatori, e presto si prenderanno la libertà di decidere anche il nostro destino, il nostro futuro, la nostra vita.
Noi, il popolo, siamo sotto attacco. E ad attaccarci sono proprio quelli a cui avevamo dato la nostra fiducia e affidato la nostra sicurezza. Finché questo non verrà capito da tutti, non ne usciremo mai.
Ignoriamoli, e andiamo avanti…
Ogni giorno che passa il Parlamento Italiano assomiglia sempre più al bunker di Berlino nel quale si erano asserragliati Hitler e i suoi scherani nel 1945. Da quel bunker quegli uomini, responsabili di aver portato la loro nazione e il loro popolo alla catastrofe, avendo ancora il potere nelle loro mani, continuarono a emanare ordini e direttive sempre più deliranti e perverse anche quando il disastro da loro causato era tragicamente enorme e la loro fine vicina. Eppure, l’esercito e una parte del popolo continuarono a obbedire ai diktat di quel piccolo gruppo di ministri e generali dalla mente annebbiata e dall’anima corrotta. Sino all’ultimo giorno, ovvero sino a quando Hitler si suicidò e tutti gli altri vennero stanati dalla Cancelleria a suon di cannonate, credevano ancora di uscirne vincitori.
Veniamo a noi.
Anche qui, oggi, quella manciata di ministri e senatori che siede in Parlamento gioca con la vita e il destino di decine di milioni di italiani emanando decreti, norme, regole, obblighi e restrizioni sempre più deliranti e vessatori. Anche loro sono fuori dalla realtà. Il disastro finanziario, sociale e culturale che stanno causando è ogni giorno sempre più grave. L’aria si fa via via sempre più pesante e satura di malcontento. Stanno causando traumi psicologici e spirituali a milioni di uomini, donne e bambini. Ma non se ne rendono conto, o forse, siccome il potere li fa sentire superiori e invincibili, semplicemente se ne fregano, proprio come i loro colleghi del secolo scorso, quelli che appoggiarono una ideologia che per poco non distrusse l’intera Europa.
Di certo c’è che il potere rende immuni alla vergogna.
Abbiamo dei ministri del tutto incapaci di percepire lo sgomento che la loro miseria morale ed intellettuale suscita in noi, che ascoltiamo attoniti le loro esternazioni pubbliche e assistiamo senza parole alle loro indegne manifestazioni di coglionaggine. Ci vergogniamo per loro, mentre loro, dall’alto dei loro scranni, affogati nella ricchezza e nei privilegi, si sentono talmente superiori a noi, che sono convinti di poter dire o fare qualunque fesseria e farla sempre franca. L’assioma tutto da dimostrare, ma per molti assunto come vero, è che se sono al governo sono per definizione più saggi e preparati di noi.
Probabilmente la verità è un’altra: il potere è una droga che rende immuni alla vergogna, e annichilisce ogni traccia di coscienza critica. Mai come oggi il nostro Governo è un campionario completo e pletorico di tutte le italiche pochezze: abbiamo ministri ignoranti e stupidi, incompetenti e corrotti, bambinoni viziati e capricciosi e veline invecchiate e nevrotiche, uomini dagli sguardi bovini ed altri luciferini, donne scialbe e volgari. Dei 945 parlamentari che infestano il parlamento se ne salvano forse tre. Esagerando. Questi sono i nostri rappresentanti agli occhi del mondo. E adesso si vocifera che quello passato alla storia per i suoi festini con le escort, le sue grottesche figuracce internazionali, la sua crassa ignoranza, i suoi capelli finti, i suoi rapporti con ambienti in odore di mafia, possa addirittura diventare il prossimo Presidente della Repubblica.
Ora, non venitemi a dire che dietro a tutto questo non c’è una chiara volontà di far naufragare il nostro Paese, di sputtanarlo definitivamente agli occhi del mondo, così da legittimare senza rimorso alcuno il suo fallimento e il conseguente saccheggio delle sue risorse da parte dei gruppi finanziari internazionali e dei poteri occulti che stanno manovrando il nostro Parlamento sin dai primi giorni dell’emergenza sanitaria.
In pratica oggi stiamo vivendo la versione Terzo Millennio delle invasioni barbariche dell’evo antico. Quelle che allora portarono alla caduta dell’Impero Romano, porteranno oggi alla caduta di questo lembo di Occidente di cui Roma è ancora formalmente la capitale. Il fine ultimo delle oppressioni del passato e di quelle odierne è lo stesso: saccheggio del territorio, annientamento e sottomissione delle popolazioni autoctone.
Ma c’è una differenza sostanziale: allora i barbari venivano da fuori ed erano di un’altra etnia, oggi invece sono nativi del territorio e appartengono allo stesso popolo che stanno violentando con la loro ferocia. Gli ultimi due anni ci hanno detto molto su noi stessi, sia individualmente che come popolo. A livello individuale ognuno ha potuto scoprire la sua vera natura, confrontarsi con le sue debolezze e le sue paure, misurare lo spessore del suo coraggio e scoprire la reale portata della sua vocazione alla libertà. Come popolo abbiamo invece scoperto la nostra vulnerabilità alla propaganda, il nostro debole spirito critico e la nostra atavica predisposizione al servilismo verso i poteri forti. Nonché – e questa è la cosa più grave – la nostra assoluta incapacità di impedire che i posti chiave della società vengano occupati non dai più meritevoli, ma dai più mediocri.
Questo è forse il motivo per cui l’Italia, come ha scritto recentemente il Washington Post, è stata scelta per fare da cavia a questo esperimento di ingegneria sociale che ha usato come pretesto l’emergenza sanitaria. Siamo un test per vedere quante offese alla nostra dignità e alla nostra identità siamo disposti a sopportare, e fin dove può arrivare il controllo illiberale sulla nostra vita.
Siamo quelli a cui sono state imposte senza motivo le misure più severe al mondo. E la cosa curiosa è che tutto il mondo si sta chiedendo sino a dove i nostri politici riusciranno a spingersi nel comprimere la nostra libertà, e gli unici che ancora non si fanno questa domanda siamo noi. O almeno una parte di noi. L’altra parte queste domande per fortuna se le è fatte, ha aperto gli occhi, e ha alzato la testa. E ora sta cominciando a far sentire la sua voce. Il potere di chi ha il potere non basterà a salvarlo dal giudizio del popolo oggi, e della Storia
domani.
E quando si renderanno conto di come verranno ricordati dai posteri, forse cominceranno anche loro, finalmente, a vergognarsi.
La Nuova Resistenza
Ai giorni nostri i carri armati e i cannoni non si usano più, almeno non qui da noi. Anche la Resistenza non si fa più con le armi. Ci siamo evoluti un po’, si è capito che la violenza non serve a cambiare le cose, anzi, le peggiora, perché favorisce la dittatura, legittima il pugno di ferro delle istituzioni, autorizza la repressione. Chi ha aperto gli occhi sta percorrendo la strada del cambiamento con la forza dello spirito, non con la forza bruta.
La consapevolezza è la goccia che scava la roccia. Ci vuole più tempo, ma i risultati sono migliori
e più duraturi. Ne usciremo con una civile disobbedienza, ignorando i loro decreti liberticidi, le loro risoluzioni demenziali, i loro emendamenti deficienti.
Dunque che restino pure nel bunker dorato di Montecitorio, nessuno andrà a stanarli con la forza. Non ce n’è nemmeno bisogno, non a caso anagrammando Montecitorio si ricava ‘noto cimitero’…
Sono delle mummie, lasciamoli pure stare dove sono; chi lo desidera può anche dire una preghiera per le loro anime (anche se non servirà a salvarle).
Nel frattempo, noi andiamo avanti.
Difficile ingannare l’inconscio…
A livello inconscio sempre più persone percepiscono hanno iniziato, quasi fin da subito, a percepire un pericolo. Una minaccia nuova che prima non c’era e che non dovrebbe esserci, e non ha niente a che fare con il virus. Quello è lo spettro che continuano ad evocare per mantenere le persone nella cristallizzazione della paura e avere un alibi fittizio per portare avanti l’insidioso programma che hanno in mente.
Il sospetto che si sta facendo strada nell’inconscio collettivo è che tutto quanto sta accadendo in questo momento storico non sia un incidente della Storia, ma era già stato pianificato e previsto a monte della pandemia. Il virus è solo uno step del progetto, come anche lo sono i cosiddetti “vaccini”, che con ogni probabilità erano già stati creati prima ancora che l’epidemia avesse inizio, e ora il “green pass”, il lasciapassare, ossia un permesso rilasciato dallo Stato per svolgere attività quotidiane di ordinaria amministrazione che mai, prima d’ora, richiedevano un lasciapassare statale. E che, sia detto en passant, non esiste – almeno sino al momento in cui scrivo – in nessun altro Paese del mondo fuor che da noi.
Le conquiste della tecnica sono diventate in questi giorni strumenti per la tecnica di conquista. Non a tutti però appare evidente questo sforzo ingegneristico che punta ad assumere un controllo sempre più rigido, farmacologico e tecnomorfo della nostra esistenza. Grazie alla manipolazione mediatica a molti appare sensato e addirittura legittimo delegare a istituzioni oligarchiche aree sempre più estese della propria vita.
Ogni nuovo limite e ogni nuova regola anziché essere vista come una negazione sistematica della libertà individuale, viene accettata in nome di ideali e argomenti preconfezionati dalla propaganda che le persone asservite e compiacenti ripetono a pappagallo. Ma dato che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, quanto più l’oscurità prende corpo, tanto più le risorse numinose dello spirito si affinano e organizzano. Alcuni tasselli del puzzle stanno cominciando a disvelarsi e comporsi, la verità sta facendo breccia da più parti nella coscienza di un numero sempre maggiore di persone e il disegno che inizia ad apparire non è dei più rassicuranti.
Ognuno di noi si trova ora a combattere su due fronti: quello interno, il proprio Sé, che riguarda un istinto naturale di autodifesa psicologica che rifiuta verità troppo difficili da accettare, e quello esterno, la comunità, che riguarda il confronto quotidiano con chi si rifiuta ostinatamente di farsi domande e sceglie la via dell’omologazione rendendo così ancora più forte la mano che lo sta schiacciando. La comune condizione della vita umana non necessita di controlli continui sul proprio stato di salute, tamponi e vaccinazioni ricorrenti, né di lasciapassare o altre restrizioni.
Anche questa frustrazione sociale è stata prevista e pianificata. Per questo il prossimo e più importante passo che dobbiamo fare è imparare a comprendersi e salvaguardarsi reciprocamente, limitando così i danni dell’avanzata del disegno totalitario che sta rendendo malsana la vita sociale. Un disegno che nasce ed è sostenuto da una volontà necrofila che si serve di persone deboli, corrotte o disturbate per essere dispiegato nel mondo, e fra non molto, quando gli effetti concreti di questa volontà oscura cominceranno a palesarsi, il disegno sarà chiaro a tutti. Di certo l’introduzione del lasciapassare ha aperto gli occhi a molti. Ma non a tutti.
Il green pass come reliquia di un mondo vecchio destinato a scomparire
Alcuni mettono il green pass sullo stesso piano di un documento qualsiasi, fanno ragionamenti tipo: “Quando vai in albergo ti chiedono la carta d’identità, dov’è la differenza?”, e poi fanno anche notare che il controllo del lasciapassare è una procedura semplice e veloce, pochi secondi, e dunque, proprio per questo motivo, non lo considerano un problema.
Da quando ce l’hanno si sentono più sollevati, forse provano persino una punta d’orgoglio nell’esibirlo, appagando così la loro attitudine normopatica. E poi biasimano chi non si è vaccinato e non ha il lasciapassare, lo guardano dall’alto in basso come un intralcio alla società e all’ordine pubblico. Sono persone solide ma semplici, dai processi mentali lineari e orizzontali. La complessità non li ha mai attratti, nelle cose pratiche vanno per le spicce e questo è in fondo il loro punto di forza. Bene.
Ma il loro lasciapassare è già scaduto o scadrà fra qualche mese, e loro malgrado si ritroveranno al punto di partenza, in pratica sullo stesso piano di chi non si è vaccinato. E dovranno vaccinarsi di nuovo per riconquistare lo status perduto. E poi ancora, e ancora, e ancora… in saecula saeculorum. E forse, a un certo punto, magari dopo la quinta o sesta dose, cominceranno a capire che il green pass non ha mai avuto nulla a che fare con la sanità, gli anticorpi, il sistema immunitario o la salute pubblica, e non è nemmeno un documento di ordinaria amministrazione, come il certificato di nascita, la patente di guida o la carta d’identità. Finalmente capiranno che il green pass è in tutto e per tutto uno strumento politico, introdotto nella società aggirando ogni procedura democratica mediante il dispositivo dello stato d’emergenza ottenuto con un abile espediente di ingegneria sociale nel quale la propaganda mediatica ha avuto un ruolo determinante.
…A proposito: la propaganda, un clima di terrore e l’introduzione di uno stato di emergenza permanente, furono il modus operandi usato dal nazionalsocialismo per affermarsi nel secolo scorso… E il virus? I contagi?…
All’inizio sono stati la scintilla necessaria per appiccare l’incendio. Un incendio voluto, calcolato e premeditato. L’epidemia si sarebbe risolta già da un pezzo, se il vero problema fosse veramente stato solo quello. Se l’incendio invece sta ancora bruciando è perché gli si continua a buttare benzina sopra. Quello che ai paladini del lasciapassare sfugge, è che al punto in cui siamo non è davvero più possibile scollegare tutti i provvedimenti governativi messi in campo sotto l’ombrello dell’emergenza sanitaria, dagli effetti che stanno ottenendo su tutti gli altri piani della società: economico, politico, sociale, culturale, spirituale…
È difficile continuare a credere che stravolgimenti di così ampia portata possano essere ancora giustificati con una malattia che oramai si sa benissimo come curare e con un virus che ha la mortalità dello zero virgola qualcosa, e non si può fingere di non vedere che questi cambiamenti stanno edificando un nuovo tipo di società, voluto, modellato e imposto dall’alto, senza alcun confronto né consenso popolare. Un modello sociale nel quale il popolo avrà sempre meno voce in capitolo, sarà sempre più controllato, sottoposto a restrizioni, e il cui libero arbitrio sarà drasticamente ridimensionato. Anche questo non è nuovo nella Storia.
Poco tempo fa sono riuscito a trovare una copia del libro di Otto Strasser “Hitler segreto”, pubblicato nel 1944. In questo libro Otto Strasser riporta un dialogo avuto a quattr’occhi con Hitler nel 1930, nel quale il futuro dittatore afferma: «La massa operaia non domanda che pane e divertimenti. Essa non comprenderà mai ciò che è ideale. Noi non possiamo sperare di conquistare questa massa. Ciò che ci occorre è la selezione, fatta da una casta nuova di padroni, di uomini che non si lascino come voi guidare dalla morale della pietà. Coloro che dirigono debbono sapere che essi hanno il diritto di comandare perché appartengono a una razza
superiore. Essi dovranno conservare questo diritto e consolidarlo senza alcun riguardo.» (Otto Strasser, Hitler segreto, edizioni Donatello De Luigi, 1944).
Non è difficile comprendere che oggi è in azione lo stesso archetipo di allora. Un archetipo legato a un vecchio mondo, logoro e decrepito, il cui ciclo di vita si è ormai concluso ma che si rifiuta di farsi da parte per lasciare che avanzi un mondo nuovo. Per questo dopo un secolo siamo ancora qui a parlare di lasciapassare, divieto di assembramento, obbligo di distanziamento, censura, salute della razza, coprifuoco, classi superiori e inferiori… non sono le parole a essere vecchie, ma le idee che ci stanno dietro. Il conflitto che stiamo oggi combattendo è dunque proprio questo: il vecchio che impedisce al nuovo di sorgere.
Chi difende il green pass e auspica una vaccinazione di massa obbligatoria, è in tutto e per tutto un pretoriano del vecchio mondo, un collaborazionista del nascente regime. Ma, per nostra fortuna, legge eterna della Natura è far morire il vecchio per far spazio ai nuovi germogli, e nulla può impedire che questo accada. La guerra saremo dunque costretti a combatterla nostro malgrado, ma per quanto riguarda l’esito finale non vi è dubbio alcuno su quale delle due visioni del futuro avrà la meglio.
Ne usciremo solo portando avanti una pacifica resistenza
Uno dei princìpi delle arti marziali è di difendersi usando la forza dell’avversario contro di lui. Ossia non rispondendo alla forza con la forza, ma lasciando che l’avversario venga destabilizzato dall’impeto rabbioso da lui sprigionato. Evitando di divenire il bersaglio, l’energia dell’attacco si ritorcerà contro chi lo ha sferrato.
Forse possiamo usare questa strategia anche per difenderci dall’attacco che il Governo, con i suoi infami ricatti e le velate minacce psico-sociali, ha sferrato contro di noi per sottometterci, controllarci, comprimere i nostri diritti ed impedirci di vivere liberamente.
Se all’inizio ci hanno imposto la violenza del “lockdown”, perché non usare oggi la loro stessa arma, ritorcendola contro di loro, per difenderci? Se con arroganza ci sbarrano la porta d’ingresso a negozi, ristoranti e altri luoghi della vita sociale, ai mezzi di trasporto pubblico o finanche al luogo di lavoro, lasciamo che questi luoghi sperimentino la nostra assenza; il mondo è molto più ricco di alternative di quello che le cariatidi al potere percepiscono, e presto si formeranno sentieri paralleli, spazi alternativi, luoghi di lavoro gestiti da persone equilibrate, centri di aggregazione decisamente più creativi ed empatici, scoperti o creati proprio da coloro il cui cammino è stato deviato.
Controllare, manipolare, comprimere la libertà è sempre stata l’ossessione di ogni èlite di potere, ma l’evoluzione può essere vista come un fiume: guai a impedirne o contenerne lo scorrimento, l’esondazione sarebbe inevitabile.
Dunque andiamo avanti lungo il nostro cammino senza cedere né ai ricatti né alla paura; senza reagire, senza cadere nel tranello del braccio di ferro, dello scontro diretto muso-contro-muso, ma usando la strategia del Wu-Wei, dell’agire senza agire, e di ciò che in sanscrito si definisce Ahimsa e viene considerato un cardine della morale dell’individuo: portare avanti la propria lotta senza usare la violenza. Il tempo, e le leggi naturali dell’evoluzione, faranno il resto.
Non è il momento di scegliere la mediocrità
Siamo nel pieno di un conflitto epocale tra forze contrapposte che ha investito l’intero mondo e, in modo particolare, il nostro Paese. Ognuno di noi è quotidianamente costretto a lottare e difendersi per evitare di venire risucchiato verso il fondo dai pretoriani del potere dominante, a cui danno fastidio le persone che non cedono ai ricatti e non si sottomettono. Il virus non c’entra più niente, ora è una questione di libertà, democrazia, difesa dei diritti e dei valori universali della persona.
Chi ancora non lo capisce, chi nega vi sia un nesso fra obbligo di lasciapassare e offesa alla libertà, lo capirà col tempo, saranno i prossimi eventi a condurlo sulla via della consapevolezza. Perché una volontà maligna, per quanti sforzi faccia per camuffarsi e travestirsi, finisce sempre con il rivelare la sua essenza. Il potere mostra il suo vero volto ogni volta che una popolazione pacifica viene aggredita con violenza e poi accusata di avere istigato la violenza subìta, anche se era scesa in piazza animata solo da principi morali ed etici. E negli ultimi tempi questa cosa è accaduta spesso.
Sono giorni in cui non bisogna lasciarsi andare, in cui gli eventi richiedono ad ognuno di mostrare la tempra di cui è fatto. La propria integrità morale non può essere ceduta a un sovrano spregevole, solo perché siede sul trono ed esige obbedienza cieca. Delegare ai ministri di corte il compito di dirci cosa è vero e cosa non lo è, cosa dobbiamo o non dobbiamo fare, rinunciando così alla fatica di esaminare, capire, dubitare, valutare, confrontare e decidere autonomamente, significa rinunciare alla propria unicità e accettare di essere una copia identica a milioni di altre copie. Significa rinunciare alla propria voce, alla voce della propria anima. E questo è il torto più grande che possiamo fare allo spirito vivente, che si nutre di singolarità, non di mediocrità.
Lasciamo la meschinità a chi ha scelto la via del potere, della violenza, della paura, della minaccia, del ricatto, dell’oppressione. E restiamo fedeli alla nostra vera natura che affonda le radici nel sacro, un regno in cui valori e ideali universali ci rendono stelle uniche, consapevoli di far parte di un firmamento luminoso. E tutti conosciamo la grande gioia che si prova nel contemplare un firmamento di stelle…
Articolo di Franco Del Moro
Tratto da Ellin Selae n. 159
Con autorizzazione alla pubblicazione