Google permetterà la pubblicità sul CBD in alcuni Stati Usa
Google Ads, la più grande azienda di pubblicità digitale al mondo, permetterà presto la promozione di prodotti a base di canapa e CBD in alcuni Stati Usa
Nell’annuncio, arrivato lo scorso 22 dicembre, si legge che “dal 20 gennaio 2023, le politiche di Google Ads relative ai prodotti e servizi pericolosi e all’assistenza sanitaria e ai farmaci, saranno aggiornate per consentire la promozione di prodotti farmaceutici approvati dalla FDA contenenti cannabidiolo (CBD) e di prodotti CBD topici derivati dalla canapa con un contenuto di THC pari o inferiore allo 0,3% in California, Colorado e Porto Rico”.
La notizia è una piccola vittoria per i proprietari di aziende di settore con CBD, che tra le altre problematiche, si vedono da tempo bloccata la possibilità di promuovere i propri prodotti online.
“La decisione di Google di aprire la porta alla pubblicità di alcuni prodotti CBD è un passo nella giusta direzione”, ha affermato Lisa Buffo, fondatrice e amministratore delegato della Cannabis Marketing Association. “L’opportunità per le aziende di connettersi con i propri clienti, ovunque si trovino, è attesa da tempo”.
Tuttavia, Google Ads non concederà alle aziende di utilizzare alcuni formati, tra cui YouTube Masthead, un cartellone digitale posizionato sulla homepage di YouTube per 24 ore. Non mostrerà i banner agli utenti di età inferiore ai 18 anni e, come specificato nel comunicato, “Il CBD sarà rimosso dall’elenco dei prodotti farmaceutici e degli integratori non approvati, ma tutti gli annunci che promuovono altri prodotti a base di CBD, tra cui integratori, additivi alimentari e inalanti, continueranno a non essere consentiti”.
UNA CERTIFICAZIONE PER PROMUOVERE I PRODOTTI SU GOOGLE ADS
Come se non bastasse, per promuovere un articolo con CBD, c’è bisogno di una certificazione di idoneità rilasciata da LegitScript, una società con sede in Oregon che si occupa di conformità su Internet e di pagamenti online.
LegitScript ha dichiarato che è l’unica azienda autorizzata da Google a certificare gli inserzionisti per i prodotti e i siti web CBD idonei. Chi vuole ottenere la pubblicità dovrà presentare dei campioni di prodotto da analizzare per verificare che non superino i limiti legali di THC. previsti per lo 0,3%.
Scott Roth, CEO dell’azienda, ha affermato che è fondamentale, specialmente in un settore che ha problemi diffusi con articoli contaminati, di qualità inferiore o illegali, garantire ai consumatori che i prodotti CBD che stanno acquistando siano stati accuratamente controllati.
Nonostante la buona notizia, alcuni dirigenti del settore sostengono che il progetto di Google non sia sufficiente e la limitazione a solo alcuni Stati, essendo i prodotti a base di CBD legali per leggi federali, è penalizzante per un settore già fortemente stigmatizzato.
“Consentire a tutte le aziende di pubblicizzare i loro prodotti offrirebbe il potenziale per aumentare le entrate e la visibilità ai clienti che potrebbero essere alla ricerca di prodotti affidabili ma non sanno a chi rivolgersi”, ha detto Dafna Revah, vicepresidente di CBD Kratom, un rivenditore nazionale di CBD e prodotti a base di cannabis.
Liz Dolinski, responsabile marketing di Foria, l’azienda che si occupa del benessere sessuale e che utilizza il CBD nei suoi prodotti, si è detta delusa dalla portata limitata del programma pilota di Google.
“Consentire ai prodotti a base di CBD di utilizzare pienamente la piattaforma di Google avrebbe sbloccato molte altre opportunità di marketing per Foria, perché molte altre tecnologie e piattaforme di marketing periferiche si collegano all’ecosistema di Google”, ha sottolineato la Dolinski.
PERCHÈ L’ALCOOL SÌ E LA CANNABIS NO?
A differenza delle pubblicità degli alcolici diffuse su tutte le piattaforme, le aziende che producono cannabis devono affrontare quotidianamente delle sfide per farsi notare dal loro pubblico di riferimento.
I social media come Facebook e Instagram, ma anche Twitter e TikTok non consentono pubblicità a pagamento per prodotti e servizi legati alla cannabis. Inoltre, Google non permette annunci che promuovono l’uso, la vendita o forniscono informazioni sulla cannabis.
Microsoft Advertising, che fornisce pubblicità pay-per-click su Bing, Yahoo! e DuckDuckGo, proibisce la pubblicità per la cannabis e altri prodotti e integratori sanitari attraverso il suo servizio.
Allo stesso modo Amazon ha politiche decisamente rigide sulla vendita di prodotti a base di cannabis sulla sua piattaforma.
Il problema nasce dall’illegalità della cannabis a livello federale negli Stati Uniti? Chissà. Di certo non per la sua nocività, quasi nulla appunto. Visto che l’alcol, considerando i danni al singolo e al collettivo, è spesso considerata la droga più pericolosa al mondo.