Gli Sciti e la Cannabis
Gli Sciti erano un popolo nomade di origine iraniana, mitologicamente nato dall’unione di Zeus col fiume Boristene e che abitava le regioni dell’Eurasia.
Non hanno lasciato quasi niente della loro presenza in queste terre desolate e il poco che si conosce della loro storia è merito dei racconti dello storico greco Erodoto che ne ha riportato alcune usanze.
Oltre a essere un popolo nomade che non apprezzava le contaminazioni con altre culture, avevano uno spiccato culto per l’oro e la consuetudine allo sciamanesimo durante i rituali religiosi. Si conosceva l’utilizzo di oppio e bevande inebrianti e durante un recente ritrovamento archeologico, anche di Cannabis.
La scoperta di un kurgan, tumuli funerari disseminati tra le steppe della Mongolia fino al Mar Nero, ha portato alla luce dei reperti d’oro finemente lavorati, tra cui alcune coppe di varia grandezza. L’esame eseguito per saggiarne l’antico contenuto è risultato positivo agli oppiacei e alla Marijuana. Sicuramente sono stati utilizzati contemporaneamente, presumibilmente l’oppio è stato ingerito sotto forma di intruglio, mentre la Cannabis fatta bruciare. Erodoto stesso riporta la testimonianza di incredibili sistemi per la produzione di fumo, che neppure i Greci nelle loro saune erano in grado di creare.
La tomba in questione risale a 2500 anni fa. Anche in questo caso abbiamo prova di come la Canapa fosse autoctona nelle antiche Europa ed Asia, e di come le sue proprietà fossero ben conosciute e giustamente sfruttate dalle popolazioni che prima di noi hanno potuto assaporarne i benefici.