Gli islandesi aprono le porte ai profughi siriani
Nel pensare all’Islanda si è soliti immaginare una terra lontana e inaccessibile ai confini del mondo, un luogo bellissimo e freddo. Eppure gli islandesi non vivono immersi nella contemplazione delle spettacolari aurore boreali, ma hanno dimostrato grande sensibilità di fronte al dramma dei profughi siriani.
Molte famiglie hanno aperto le porte delle loro case ai rifugiati, condividendo risorse e tradizioni locali, promuovendo dinamiche inclusive finalizzate a una reale integrazione. La scrittrice Bryndis Bjorgvinsdottir ha abbracciato la causa delle famiglie siriane, alla ricerca, spesso infruttuosa, di un luogo dove mettere radici. Gli islandesi non hanno ignorato il suo accorato appello, ma hanno fatto a gara per offrire il loro sostegno a profughi. Il governo sta vagliando la possibilità di accogliere le richieste di altri rifugiati, perché non è possibile mostrarsi insensibili o, peggio ancora, abituarsi al macabro spettacolo della morte e rimanere impassibili di fronte alla tragedia del terrore e della povertà.
Gli esponenti del mondo politico, rompendo l’abituale isolamento dalle questioni di politica internazionale, hanno manifestato l’intenzione di rivestire un ruolo più attivo e propositivo nella gestione della controversa questione dei migranti del Terzo millennio.