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Gli esperti Onu: “Porre fine alla guerra alla droga”

Un lungo documento firmato dagli esperti dell'Onu nei diritti umani chiede la fine della guerra alla droga e di passare dalla repressione ai diritti

guerra alla droga: un soldato in una piantagione
Gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno invitato la comunità internazionale a porre fine alla cosiddetta “guerra alla droga” e a promuovere politiche antidroga saldamente ancorate ai diritti umani.

L’occasione è stata la giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga del 26 giugno 2022, con gli esperti che hanno rilasciato una lunga dichiarazione.

LA GUERRA ALLA DROGA “MINA IL BENESSERE SOCIALE E SPRECA RISORSE PUBBLICHE”

“I dati e l’esperienza accumulati dagli esperti delle Nazioni Unite hanno dimostrato che la “guerra alla droga” mina la salute e il benessere sociale e spreca risorse pubbliche senza riuscire a sradicare la domanda di droghe illegali e il mercato delle droghe illegali. Peggio ancora, questa “guerra” ha generato in molti casi narcoeconomie a livello locale, nazionale e regionale, a scapito dello sviluppo nazionale. Tali politiche hanno implicazioni negative di vasta portata per la più ampia gamma di diritti umani, tra cui il diritto alla libertà personale, la libertà dal lavoro forzato, dai maltrattamenti e dalla tortura, il diritto a un processo equo, il diritto alla salute, compresi i trattamenti e le cure palliative, il diritto a un alloggio adeguato, la libertà dalla discriminazione, il diritto a un ambiente sano e pulito, il diritto alla cultura e alle libertà di espressione, di religione, di riunione e di associazione e il diritto alla parità di trattamento davanti alla legge”.

INCARCERAZIONE DI MASSA E PROFILING RAZZIALE

Gli esperti continuano sottolineando che: “In un importante studio pubblicato nel 2021, il Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria ha rilevato che la “guerra alla droga” ha portato all’incarcerazione di massa attraverso il profiling razziale, le leggi e le procedure di perquisizione e sequestro, l’eccessiva detenzione preventiva, le condanne sproporzionate e la criminalizzazione delle persone che fanno uso di droghe, comprese le donne incinte in alcuni Paesi. Lo studio ha anche rilevato diffuse violazioni dei diritti associate all’applicazione delle leggi sulla droga, tra cui l’incarcerazione illegale, il processo di bambini e adolescenti come “adulti”, la tortura e i maltrattamenti, la mancanza di garanzie di un processo equo, le esecuzioni extragiudiziali e l’uso abusivo della pena di morte”.

DALLA REPRESSIONE AI DIRITTI

Non solo, perché: “Come sottolineato dalla Posizione comune del sistema delle Nazioni Unite sulla politica delle droghe, l’uso e la dipendenza dalle droghe non dovrebbero essere trattati come una questione penale, ma piuttosto come un problema di salute da affrontare attraverso misure basate sui diritti, tra cui l’educazione alla salute pubblica, la fornitura di trattamenti di igiene mentale, assistenza e sostegno, riabilitazione e programmi di transizione/reinserimento. Inoltre, la minaccia del carcere non dovrebbe essere usata come strumento coercitivo per incentivare le persone a sottoporsi al trattamento. Il trattamento delle tossicodipendenze dovrebbe essere sempre volontario, basato sul consenso informato e affidato esclusivamente agli operatori sanitari. A tal fine, tutti i centri di trattamento obbligatorio dovrebbero essere chiusi”.

LE RESPONSABILITÀ STORICHE DEGLI STATI MEMBRI

Secondo gli esperti dell’Onu infine “Il sistema delle Nazioni Unite, la comunità internazionale e i singoli Stati membri hanno la responsabilità storica di invertire la devastazione causata da decenni di “guerra alla droga” globale.

Chiediamo collettivamente agli Stati membri e a tutte le agenzie delle Nazioni Unite di fondare le loro risposte alla politica sulle droghe sulla legge e sugli standard internazionali dei diritti umani. Inoltre, gli Stati e gli organismi internazionali che forniscono assistenza finanziaria o tecnica in materia di politiche sulle droghe dovrebbero garantire che queste politiche siano rispondenti alle esigenze di genere, sostenendo e cercando attivamente di proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali.

Esortiamo gli Stati membri e gli organismi internazionali a sostituire le loro attuali politiche sulle droghe con altre fondate sui principi dell’applicazione di un approccio di giustizia globale, riparativo e reintegrativo. Misure preventive efficaci, basate sulla comunità e inclusive sono altrettanto importanti.

Ora più che mai, la comunità internazionale deve sostituire la punizione con il sostegno e promuovere politiche che rispettino, proteggano e realizzino i diritti di tutte le comunità”.



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