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Gilbert Shelton torna con la ristampa de “I favolosi pelosissimi Freak Brothers. Idioti all’estero”

Gilbert SheltonGilbert Shelton, tra i pionieri del fumetto underground insieme al famosissimo Robert Crumb (creatore del personaggio di “Fritz il gatto”), spicca per i suoi fumetti “controcorrente”. A partire dalla fine degli anni ’60 Gilbert inaugura una nuova corrente stilistica in cui al posto dei supereroi, in auge proprio in quegli anni, compaiono dei nuovi tipi di personaggi, totalmente opposti ad essi: i supereroi idioti. Nascono così le avventure dei “Freak Brothers. Idioti all’estero”, 3 personaggi alquanto tonti e bizzarri che devono arrivare in Colombia con l’obiettivo di acquistare dell’erba a buon prezzo. Un racconto che si 2016-01-11 12.18.33 pmsvolge in lungo e in largo per il globo toccando argomenti differenti e socialmente rilevanti. In occasione della ristampa abbiamo avuto l’onore di incontrare il padre dei “The Freak Brothers”, durante la seconda edizione di Canapa in Mostra, e fare due chiacchiere con lui. Ecco a voi la nostra intervista!

Negli anni ’70, quando andavano di moda i supereroi e i personaggi della Marvel hai deciso di rendere celebre un nuovo tipo di personaggi, gli sfigati. Come è nata l’idea di creare questo nuova e opposta tipologia di fumetto?
In quei tempi c’era una grande adesione verso i supereroi, ma i Freak Brothers sono più simili ai Marx Brothers (un gruppo di comici molto famosi in America). Tre protagonisti che rappresentano tre personaggi divertenti in maniera differente, ognuno in base a peculiarità personali tipo i personaggi tradizionali dei fumetti.
Ho letto Superman e Batman, ma non ho mai letto i fumetti della Marvel perché i miei comic preferiti erano 2016-01-11 12.18.45 pmquelli di Paperino e in particolare tutti quelli divertenti. Non mi hanno mai appassionato i supereroi, anzi, ad un certo punto li ho iniziati ad odiare e per questo motivo ho creato questi stupidi supereroi. Adesso ho un nuovo set di personaggi che ricordano le rock band a cui ho lavorato con l’artista francese Pic.

Hai vissuto i mitici anni ’70… Come vedi invece oggi la situazione, in particolare per quanto riguarda la cannabis?
Finalmente un paio di Stati, negli Stati Uniti, hanno legalizzato la marijuana. Mi aspettavo lo facessero molto prima ma gli americani hanno un sacco di pregiudizi nei confronti della marijuana, la vedono come la droga del diavolo venduta dai diavoli messicani ai figli degli stupidi borghesi americani. Questo è il modo in cui la vedono anche Cheech & Chong (duo comico statunitense), Cheech è il messicano e Chong l’americano. È importante ricordare che la diffusione internazionale del termine marijuana, tipicamente messicana, è dovuta ad un’alacre campagna mediatica promossa negli USA durante gli anni trenta appositamente per mettere in cattiva luce la canapa. Questo succedeva negli anni ‘30 principalmente per scelte politiche: il problema non esisteva ma l’hanno creato! Attualmente due Stati hanno legalizzato la marijuana ma a livello federale rimane ancora illegale.
Il problema è questo: cos’è superiore il potere federale o quello dei singoli Stati? Lo stato del Colorado e di Washington stanno facendo un sacco di soldi con la marijuana, mi aspetto che tolgano le tasse presto.

Sei mai stato in un dispensario di marijuana?
No, non è capitato.

Come ci si sente ad aver creato qualcosa che continua ad essere apprezzato ancora oggi, a distanza di circa 30 anni?
I giovani oggi continuano a comprare “Freak Brothers”: lo vedo come un modo per rendere la vita più divertente. Non credo sia una questione politica, di solito il commento che ricevo dalla gente è che i Freak Brothers aiutano ad uscire dai momenti di tristezza ricordando l’infanzia.

Presto uscirà anche un film basato sui Freak Brothers, a che punto sono i lavori?
I Bullet Brothers, che si occupano della produzione del film, non hanno ancora abbastanza soldi. Devono arrivare a 5 milioni di sterline per iniziare i lavori, non è una grossa cifra per produrre un film di questi tempi ma non riescono comunque a trovare i soldi. Non so come ma prima o poi il film si farà.

Fumare canapa ti ha aiutato a creare i tuoi personaggi?
Le droghe mi hanno aiutato, ma per scrivere devo dire che l’alcol è la droga migliore. Infatti ho scritto la storia mentre bevevo birra. La marijuana invece trovo sia più utile per disegnare e inoltre mi aiuta nei miei problemi di iperattività: è davvero molto efficace.

I tuoi fumetti toccano ambientazioni internazionali differenti, stereotipi di varie culture del mondo con contenuti sociali importanti e sicuramente poco apprezzati dalla censura dell’epoca. Hai avuto problemi in questo senso?
In generale no. In America le prime persone che hanno avuto problemi con le storie sono i venditori di libri. In America innanzitutto bisogna considerare i problemi con i negozi che vendono i libri, in secondo luogo i distributori e per ultimo le case editrici, che producono gli artisti. Molto raramente gli artisti riescono ad avere contatti diretti con la censura.

Vuoi aggiungere qualcosa?
Vorrei ricordare una frase di Jim Cropper, batterista della Danny Goodman’s Band, che negli anni ’40, dopo essere stato arrestato per possesso di marijuana, in un’intervista disse che: «La marijuana non migliora la tua musica, ti rende solo soddisfatto di quello che fai».

in collaborazione con Mario Catania



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