Ghemon Scienz ft. FatFat Corfunk – Qualcosa Cambierà pt.2 (txt)
Qualcosa cambierà…lo sento..deve succedere…Ghemon..FatFat…se..
Pallone sotto al braccio e maglia di Del Piero, sguardo fiero,
sa che il nero è come un cero prima o poi la sua fiamma, diventa zero,
occhi al cielo, cuore al cielo, col pensiero che va intero, il padre steso in cimitero,
narro il vero, quello che conco(?) che il pampero copre come un velo i sogni che sia passeggero,
ma poi zero, per chi vive leggero, uno straniero, chi lotta fiero, ed è qua la differenza tra uomo e guerriero,
il velo, della sposa, riposa la faccia orgogliosa di una vita tortuosa, e oggi nel giorno da sogno del matrimonio lo dà in culo a ogni cosa,
grazia a una rosa che stringe gelosa in sta giornata uggiosa, tra caffè e gazzosa, perché ora l’alcool lo dosa,
grazie al marito con cui si sente donna, anche senza mimosa, bocca burrosa, dalla periferia penosa, parla e toglie
ragazzini dalla via, malavitosa, realtà in eterno, come la differenza tra un frocio che vuole il ferro e che è costretto a tenerlo,
io soldato senz’elmo, che da quell’onda di inverno divino, scoprii James Brown, i Nesli Brothers e iniziò il mio cammino,
bambino col cappellino di lino, collo col cangle fatto di fino col mio, pennarellino più tuta, Adidas tipo Jame Master, più messaggio alla Gran Master,
poesia di, periferia dal Ghetto Blaster.
Rit x2:
Va, ancora un altro giorno finisce e rimango qua,
a scrivere sapendo che qualcosa cambierà, il cielo è limite per chi non lo supererà,
per me qualcosa cambie-cambie-rà.
Posso, sapere se c’è un giorno, in cui ritornerà quello che c’era stato tolto,
ogni signor supposto, i pro e contro, il caldo e il freddo, il sopra e sotto,
il verde e il rosso, l’intero e il rotto, e se c’è Dio non credo sia corrotto,
davvero, come una parte del clero, che non riconosco, se c’è democrazia quella che vedo,
è un lontano ricordo, perché il concetto originale lo abbiamo rimosso, con la storia dei danni,
da limitare, consegniamo un bilancio fallimentare, del sistema bipolare,
che a confronto con lo Stato ideale, è come un peso al cellulare, vicino ad uno collinare,
impossibili da fare collimare, per limiti oggettivi di chi ci deve rappresentare,
ed è seduto a Palazzo Chigi e non sa come è fatta la vita normale,
vorrei spingere sul freno, ma scrivo col veleno, e come chiaro(?) serpe in seno,
ma so che c’è una via, se il cielo è il limite che si presume, la musica è la mia e Dio,
me l’ha calata come fune.
Ritx2: