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Ghemon – "Aspetta un Minuto" (Recensione)

1463916_10151834697947297_484124224_nAspetta un minuto. No, dico davvero, aspetta un minuto e prenditelo ‘sto minuto per procurarti l’ultimo “disco” di Ghemon che è un capolavoro. Uso le virgolette perché questo #A1M non si è capito bene cosa sia. Una raccolta d’inediti (8!), di pezzi live (un paio) e di quelle chicche che il buon Gianluca ci ha regalato nei mesi scorsi su Youtube – il tutto mixato dal fido Dj Tsura.

Ghemon non ha molti pari in Italia, anzi forse non ne ha proprio se consideriamo il suo marchio di fabbrica: vibe che miscela un mood soul/introspettivo, una maniacale cura dei dettagli e strofe complesse e spesso ai limiti dell’elaborazione.

Qualcosa E’ Cambiato…nella mia testa,
le prendo tutte al volo come fosse una “tedesca”.

#A1M spiazza perché ci troviamo il Ghemon più nigga mai sentito, che si espone in esperimenti americani come in “Bugiardo (a Parole)”. Perché ci troviamo tutta la sua poliedricità nel creare contenuti e immagini dal nulla, il Ghemon badass di “Cobra (Tovalieri)” parla da se. Perché ritroviamo il comandante della “Rivincita dei Buoni” e lo stesso del mood di “Bugie”, quello che sperava cambiasse qualcosa. Ci troviamo anche la sua ultima versione Ghemon/Gilmar, quella che si prende la libertà di dimostrare le sue doti canore nella magnifica “Scusa” (che per completezza stupisce come sia potuta finire nella cartella dei pezzi accantonati. Davvero clamorosa).

Scusa, sarà che, in Italia si fa a gara a chi le spara più grandi parlando si se,
poi la gente ha paura e rispetto di te.  […] Scusa, ma di che cazzo parli?
Mettiti nei miei panni, hai provato a stare in regola in questo paese ad averci trent’anni?

Si parla spesso di canoni, di standard cui ci si dovrebbe conformare, condizioni necessarie (e sufficienti?) per potersi etichettare come rap. Cazzate. Ghemon canta l’amore, il calore e le sfumature di vite che s’incrociano e si mescolano, esempio vivo e pulsante del rap come strumento espressivo.

“Aspetta un minuto” è quindi la raccolta di tutte le vesti indossate da Ghemon nel corso degli anni. Specchio chiaro della sua evoluzione musicale, della sua poesia complessa e del suo tentativo di lettura dei rapporti umani. #A1M ha pezzi in cui l’accento di Avellino degli inizi è spesso e forte, tracks in cui l’influenza di artisti apprezzati come Drake e l’esperienza americana con Marco Polo si fanno sentire prepotenti, ma anche pezzi complicati che stridono sulle strumentali quando non riescono a contenere la cascata dei sentimenti di Gianluca.

Il rap di Ghemon in definitiva è un rap elitario, ma non d’avanguardia come quello di Dargen. E’ un rap personale, personalizzato e senza una sbavatura da cui si possono solo prendere appunti. Strofe pazzesche e beats da applausi che sono “solo” pezzi amalgamati di un passato recente.

Un mixtape che va oltre, che dimostra come l’Hip Hop non sia per forza monotematico. Certo, qui si sta facendo onore ad un filone del rap che non può piacere a tutti e se proprio volessimo fare una critica ci si dovrebbe attaccare alla ricercatezza delle parole, dei versi, degli incastri che a volte risuonano troppo superbi e rischiano di fare il bello e il cattivo tempo. A mio parere, però, l’unica cosa su cui si può fare della critica resta il maglioncino bianco indossato in copertina. Per tutto il resto, invece, giù il cappello.

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Mattia Polimeni



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