Il lapsus di George W. Bush smaschera la guerra in Iraq e dà ragione ad Assange
Commettendo ciò che molti chiamano “il lapsus freudiano del secolo”, l’ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha inavvertitamente definito la propria invasione dell’Iraq nel 2003 come “ingiustificata e brutale.” Proprio ciò che Julian Assange aveva rivelato 12 anni fa
Rivolgendosi a una platea di ammiratori riunitisi lo scorso 18 maggio al Centro Studi a lui dedicato a Dallas, l’ex presidente George W. Bush stava parlando dell’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin quando un passaggio in particolare ha ottenuto l’attenzione di tutti. Il seguente: «Un solo uomo ha potuto scatenare in maniera ingiustificata e brutale l’invasione dell’Iraq, voglio dire, dell’Ucraina.»
COME ANDÒ LA GUERRA IN IRAQ
Fino ad oggi in Ucraina, secondo quanto afferma il governo di Kiev, sono morti circa 13.000 civili (secondo l’ONU, 3.000) mentre, con la sua invasione dell’Iraq nel 2003, Bush ha ucciso ben 300.000 iracheni (forse 600.000: Lancet), la stragrande maggioranza civili.
Oggi i nostri mass media, per battere i tamburi di guerra, amano descrivere Putin come “il nuovo Hitler”, ma Bush in Iraq ha seminato 100 volte più vittime. Inoltre ha invaso paesi sovrani in ben tre continenti, contemporaneamente! In quanto alla brutalità, nell’assedio che Bush ha ordinato della città irachena di Fallujah, grande quanto la città ucraina di Mariupol recentemente messa sotto assedio dai russi, i marines statunitensi hanno stanato i resistenti utilizzando il vietatissimo fosforo bianco per bruciare gran parte della città, ancora abitata. In altre parole, i marines hanno bruciato vivi, oltre ai combattenti, bambini, anziani, donne di ogni età.

BUONI VS CATTIVI: IL RACCONTO DI PARTE DEI MASS MEDIA
All’epoca dell’invasione USA dell’Iraq, quei morti apparivano molto di rado sulle prime pagine o nei telegiornali. Le sofferenze che Bush, con la sua invasione, ha causato alle singole famiglie irachene non sembravano interessare gli editori.
Invece, durante l’occupazione USA dell’Iraq durata quasi dieci anni, i giornali e le TV, in un incredibile rovesciamento dei ruoli, ponevano l’attenzione dei loro lettori e telespettatori sugli attacchi che le forze USA subivano da parte di chi resisteva
In pratica, i mass media occidentali dal 2003 al 2010 raccontavano l’Iraq come i mass media russi oggi raccontano l’Ucraina. Il quotidiano russo Izvestia presenta il conflitto asetticamente, quasi senza morti o devastazioni, così da convincere la popolazione russa della bontà e della giustezza dell’“operazione militare speciale” in corso, la quale non andrebbe assolutamente considerata una guerra – proprio come le operazioni USA in Iraq o in Afghanistan venivano chiamate non guerre, ma “peacekeeping”.
Almeno, così fino al 2010. Poi apriti cielo.
ASSANGE E IL DISVELAMENTO DELLA VERITÀ
Il 22 ottobre 2010, Julian Assange, un giornalista/editore australiano che ha creato il sito WikiLeaks, rivelò i War Logs dell’Iraq e dell’Afghanistan, documenti militari ufficiali che lasciavano intravedere tutto l’orrore di una guerra vera e propria condotta dalle forze statunitense in quei due paesi. Assange squarciò il velo di menzogna steso dal Pentagono sulle sue operazioni all’estero. Queste e rivelazioni sono poi servite a creare, nella pubblica opinione statunitense, un tale disgusto verso le due guerre che, alla fine, il Pentagono non ha avuto altra scelta che di ritirare le truppe e di dichiarare forfait.
Rivelare la verità è servita a sconfiggere i baroni della guerra. I quali hanno giurato, poi, di farla pagare a Julian Assange, incarcerandolo a vita o, se ciò non dovesse essere possibile, assassinandolo. Assange è tuttora imprigionato a Londra in attesa di essere estradato, appunto, negli Stati Uniti, cioè nel paese che aveva complottato la sua uccisione.
