Gente De Borgata – Manifesto (recensione)
“Manifesto” è il terzo album ufficiale dei Gente De Borgata dopo l’ep “Te ce ritrovi” e il debut album “Terra terra”: in questo nuovo disco lo storico gruppo della capitale ha deciso di raccontarsi senza filtri in quindici tracce, con strofe che spesso sono messaggi chiari e sinceri su beats dal sapore classico e per la prima volta tutto il lavoro è sotto la supervisione di un etichetta, la Quadraro Basement.
“Questo è il nostro suono, dall’inizio alla fine” cantano nella title track, una barra che trasmette la solita attitudine che li ha sempre contraddistinti: un rap spontaneo, diretto e a volte crudo. Vita vera nelle rime della crew romana come testimonia il primo singolo estratto “Operaio”, traccia dove Il Turco, Supremo73 e Simo raccontano storie di persone e del loro modo di affrontare la vita, e quelle persone facilmente potreste essere voi.
Tra gli ospiti chiamati a collaborare al progetto troviamo artisti di primo piano come Colle Der Fomento nella potentissima “Tutto Sbagliato”, pezzo dalla forte protesta che può essere quasi considerata una rivolta lirica, poi c’è Kaos nella rabbiosa “Battiti”, DJ Double S nell’introspettiva “Finché Ce L’Hai” e Er Costa in “Me Ricordo”, canzone dove vengono rievocati i ricordi degli mc’s romani, mentre i tappeti sonori sono affidati alle macchine di Ford 78, Frenetik Beat, Sick Luke, Arne, Wisk Beatz e Dj Shocca aka Roc Beatz che ha curato la preziosa produzione di “Per Tutti”, di cui è presente anche il video ufficiale.
Questo disco in conclusione conferma lo stile vox populi dei Gente de Borgata, ma rappresenta anche la passione, la voglia di confessarsi con la musica, il loro vero e proprio “Manifesto”: le strofe sono riflessioni dei mali di vivere di oggi, quotidianità popolare senza troppe pretese dove vengono lasciate ai colleghi milanesi le strofe patinate e mondane, mentre il collettivo romano in questa loro ultima fatica diventano una voce unica, quella della borgata e non solo.
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Francesco Theak