Gemitaiz – L'unico Compromesso (recensione)
Ci si ritrova a metà. Nel mezzo di due correnti. La nuova che prende sempre più piede e la vecchia che sembra a volte arrancare sotto i colpi del tempo. Anche l’Hip Hop, come tutte le culture e le passioni, subisce modifiche e si adatta al mondo che lo circonda. Ci ritroviamo a metà, dicevamo. A metà tra nero e bianco, quello che è stato e quello che sarà. Mainstream e underground che si separano sempre più con il recupero delle radici che sembra però fondamentale per non perdere l’essenza di questa cultura, i social networks, il contatto diretto con il proprio pubblico, la crescita di elementi nel portafoglio realizzativo dei producer e la distanza tra fan e artisti che si assottiglia di giorno in giorno. Chi è l’artista? Chi è il fan? Chi lo fa per moda, chi per passione? Questo, in una sintesi abbozzata ed estremamente oggettiva, è il catino da cui attinge ora lo stato evolutivo del rap in Italia. Un’evoluzione (involuzione, per qualcuno) che ha portato tante novità, non solo a livello artistico e musicale, vedi l’invasione prepotente di dub e synth nelle strumentali, ma anche a livello propositivo, dato che grazie ai social media l’artista arriva diretto, veloce, chiaro e si diffonde (se piace) in maniera virale.
Questa evoluzione ha modificato non solo il palcoscenico dove il rap prende vita, ma anche gli attori che ne danno le forme. Il rapper è sempre più legato alla propria fan base: eserciti di fedeli si scannano a colpi di commenti in truculente battaglie per difendere i propri amati paladini. Uno di questi cavalieri della nuova era, se così vogliamo chiamarla, è senza ombra di dubbio Gemitaiz. Si tratta di surfare e stare in equilibrio su un’onda anomala, la libertà di opinione (sommata a Internet) è potente quanto pericolosa, ma sembra proprio che Gem sia in grado di cavalcare egregiamente il destriero.
24 anni, di Roma, adorato da coetanei e da molti ascoltatori più navigati. Finora ha pubblicato soprattutto lavori collettivi (con Xtreme Team, la sua crew) e in free download, come i tre volumi dello street album “Affare romano”, che hanno ottenuto un discreto successo. In seguito alla firma con la label indipendente Tanta Roba è arrivato anche il salto di qualità che in tanti aspettavano, lui compreso. Il 28 maggio è uscito infatti il suo album ufficiale “L’unico Compromesso”. Un grande passo, ma molto chiaccherato per l’artista romano, che ha però dichiarato più volte che non avrebbe permesso a questa scelta di snaturare la propria musica. E così è stato, un compromesso solo con se stesso e con un disco che avrebbe parlato per lui.
Il disco, appunto. Al di là dell’indole musicale nostalgica, ho ascoltato con grande curiosità questo album – come i molti altri nuovi esperimenti (alcuni ormai conferme) che sono nati in questi anni. Negare l’evoluzionismo musicale è un peccato di cui non ci si può macchiare. Come in ogni cosa nuova si trovano aspetti positivi che vanno premiati e aspetti negativi che vanno limati e migliorati. “L’unico Compromesso” non viene di certo meno a questa regola tacita che governa il mondo discografico ed è quindi giusto partire dalle notizie buone.
Delle 18 tracce che compongono il lavoro, alcune sono davvero degne di nota. (Accendila)2013 è l’inizio che promette bene: punch potenti e immagini cariche. Gemitaiz mostra un flow sicuro e veloce sempre ben strutturato che osa cadere nel black humour tra le pause e le accelerazioni di una strumentale hard rock. Ti Amo è il pezzo soft del disco. Una sincera, sentita traccia d’amore per la musica che con un beat dal sapore etnico si sposa perfettamente con il flow malinco-melodico di Gem. K-Hole è invece un capolavoro del filone splatter: Salmo è stratosferico (ma forse rischioso come featuring, visto che come king indiscusso del macabro quasi mette in ombra il vero protagonista del disco) Forever true è lo spaccato di chi c’era prima (Bassi) chi ha continuato (Ensi) e di chi sta raccogliendo l’eredità di quanto è stato seminato (Gemitaiz) – insomma, un vero e proprio trittico genera(p)zionale a confronto.
Rime e vitalità non mancano assolutamente in questo disco, e tu ascoltatore che si appresta a scoprirlo non aspettarti canzoni melense o sentimentalismi esasperati – “L’unico Compromesso” è un album nudo e crudo, che presenta però alcuni limiti. Primo fra tutti e l’evidente mono-tematicità a livello generale. Per quanto il rap di Gemitaiz sia personale e vissuto sulla propria pelle, in molti (troppi) punti i temi e i concetti espressi risultano ripetuti quasi all’infinito. Il livello personale in una canzone viene raggiunto coi dettagli e con la presa diretta, cosa che spesso manca in alcune tracce. E l’impressione è quella di qualcosa lasciato a metà, come una panoramica di un paesaggio da lontano. Incuriosisce, ma si fatica a vedere bene da quella distanza. Dal punto di vista strutturale il flow di Gemitaiz è diverso dal solito, propone una preparazione e un amore per l’extrabeat davvero notevole – su questo non ci piove. La cosa è però forse ancora da livellare. Mi spiego meglio: quante volte abbiamo sentito Gem in extrabeat? Ci sta, ma non sempre. A volte i pezzi migliori sono lenti e curati, non mitragliati alla velocità della luce. La fretta è di moda ora, ma chi va piano..
In conclusione Gemitaiz ha tanta, tantissima energia. Un’energia che si fa sentire violenta in ogni pezzo, ma che in alcuni punti non convince. “L’unico Compromesso” è un disco personale, che butta nel mondo dei pesci grossi, del grande pubblico e degli instore uno dei pionieri della nuova genera(p)zione. Sarebbe bello sentire Gem su produzioni più classiche, con meno sperimentazioni che valorizzino il suo estro comunicativo. I nostalgici e vecchi saggi cultori del rap avranno bisogno di tempo per assimilare la cosa, chi invece ci è nato dentro troverà il disco perfetto. Una questione di gusti, ma d’altronde ci troviamo nell’era di mezzo. A metà tra vecchio e nuovo, ma dicono che la verità stia proprio nel mezzo.
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Mattia Polimeni