Contro-informazione

Gaza: quello di Israele è genocidio

È la Commissione delle Nazioni Unite a confermarlo. Israele, con la complicità degli Stati Occidentali, sta compiendo un genocidio

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Negli ultimi 12 mesi, dopo decenni di violenze e incertezza, il conflitto israelo-palestinese ha assunto delle proporzioni devastanti. Con la situazione a Gaza che sta raggiungendo un punto di non ritorno.

Le violazioni dei diritti umani sono il punto cruciale di questa guerra, intensificatasi a partire dall’ottobre 2023. Con Israele accusato di compiere un vero e proprio genocidio nei confronti della popolazione palestinese.

Ad allarmare ulteriormente la situazione è l’impotenza della comunità internazionale, che fatica a trovare un rimedio efficace ad una delle crisi umanitarie più gravi del nostro secolo.

GAZA: PER L’ONU ISREALE STA COMPIENDO UN GENOCIDIO

L’ultimo rapporto pubblicato dal Comitato speciale della Nazioni Unite condanna nero su bianco le politiche messe in atto dallo Stato israeliano, definendole «coerenti al genocidio».

«I civili – si legge dal documento ufficiale – sono stati indiscriminatamente e in modo sproporzionato uccisi in massa a Gaza, mentre nella Cisgiordania occupata, i coloni israeliani, il personale militare e di sicurezza hanno continuato impunemente a violare i diritti umani e il diritto umanitario».

Come sottolineato da Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Occupati Palestinesi, la vera volontà dello Stato ebraico infatti è la pulizia etnica della popolazione, mirata a colonizzare la Palestina e costruire il «grande Stato di Israele».

«Attraverso l’assedio di Gaza, l’ostruzione degli aiuti umanitari, insieme ad attacchi mirati e uccisioni di civili e operatori umanitari, Israele sta intenzionalmente causando morte, fame e gravi ferite, usando la fame come metodo di guerra e infliggendo punizioni collettive alla popolazione palestinese», si legge nel comunicato stampa.

Palestinesi costretti a vivere in condizioni disumane a causa dei continui bombardamenti che hanno scatenato una catastrofe ambientale e diffuso epidemie infettive tra la popolazione, che non ha accesso né a cibo e acqua potabile né ai sistemi idrici e igienico-sanitari.

Anche gli aiuti umanitari arrivano col contagocce, con Tel Aviv che si accanisce contro le organizzazioni e gli operatori umanitari presenti sul posto e ostacola l’ingresso di beni primari.

TECNOLOGIA MILITARE: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE COME MACCHINA DI MORTE

Un altro aspetto del conflitto messo in luce dal resoconto delle Nazioni Uniti è l’utilizzo (senza controllo) di tecnologie militari avanzate.

«L’uso da parte dell’esercito israeliano di attacchi basati dell’intelligenza artificiale, con una supervisione umana minima, combinato con bombe pesanti, sottolinea il disprezzo di Israele nei confronti del suo obbligo di distinguere tra civili e combattenti e di adottare adeguate misure di salvaguardia per prevenire la morte di civili».

Il rapporto conferma già quanto emerso in precedenza: senza supervisione, Israele utilizza dei sistema d’IA che in pochi secondi decidono quali palestinesi abbattere, non garantendo la tutela dei civili.

In particolare due. Il sistema “Lavender”, che solo nelle prime settimane di guerra ha generato una lista di 37mila palestinesi sospettati di essere militanti delle sigle di resistenza arabe, indicandoli come bersagli da colpire. E “Habsora”, che individua gli “edifici obiettivo” automaticamente.

Il problema principale di questa combinazione, descritta da un ex ufficiale dell’intelligence come una «fabbrica di omicidi di massa», è che l’esercito israeliano ha preso di mira gli individui identificati mentre si trovavano nelle loro case, uccidendone anche tutta la famiglia.

LA LOTTA ALLA VERITÀ E LE CENSURE IMPOSTE DA ISRAELE

Ad aggravare ulteriormente lo scenario, già al limite della drammaticità, è la censura dei media attuata da Israele. Strategia descritta dal rapporto delle Nazioni Unite come un tentativo per bloccare l’accesso globale alle informazioni.

La chiusura di Al-Jazeera: l’unico emittente che raccontava la guerra in corso a Gaza con i propri corrispondenti sul campo, disposta all’unanimità dal governo israeliano lo scorso maggio ne è la prova tangibile.

Il governo israeliano sta cercando anche di silenziare Haaretz, testata storica di stampo progressista, unica ad essere critica con il governo nel panorama dei media. Con una risoluzione approvata nei giorni scorsi, infatti, è stato vietato agli enti di governo di inserirvi pubblicità o finanziarlo in alcun modo, la maniera più immediata per minarne la stabilità.

Il genocidio palestinese è perpetuato nel silenzio dei media occidentali, tra cui quelli italiani, che non hanno avuto il coraggio di raccontare il conflitto per quello che è.

L’Indipendente come sempre si è distinto dalla stampa italiana, lanciando nelle settimane scorse una campagna mirata a denunciare Benjamin Netanyahu come criminale di guerra.

Un’iniziativa che chiama all’azione tutti i cittadini italiani stanchi di assistere inermi al genocidio israeliano e stufi di un’informazione mainstream che rifiuta di definire i fatti nella loro essenza.

TUTTO IL MONDO È COMPLICE DEL GENOCIDIO DI GAZA

«L’impunità garantita a Israele gli ha permesso di diventare un violatore seriale del diritto internazionale», ha dichiarato Francesca Albanese di fronte alla Commissione ONU, denunciando la complicità degli Stati Occidentali, che hanno permesso ad Israele di compiere impunito le sue azioni.

«È arrivato il momento di fare un passo esemplare» ha continuato Albanese, invitando a prendere in considerazione la sospensione di Israele dall’ONU, perché Stato membro che «viola persistentemente» le leggi internazionali.

Come si legge dal rapporto del Comitato Onu infatti, «gli obblighi stabiliti dalla legge internazionale di limitare le barbarie della guerra e di proteggere i diritti umani, compreso quello all’autodeterminazione, sono minacciati dalle violazioni di Israele e dal fatto che altri Stati non riconoscono la sua responsabilità e continuano a fornirgli supporto militare e di altro tipo».

Infine, la Commissione ha sottolineato che un fallimento nel rispetto della legge internazionale «indebolisce il nucleo stesso del sistema legale internazionale e crea un precedente pericoloso, consentendo alle atrocità di passare inosservate».

Anche il Papa, di solito misurato nelle parole, si è spinto fino a usare la parola genocidio, in riferimento alla guerra in corso. «A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali», ha infatti scritto nel libro “La speranza non delude mai”, scatenando le reazioni scomposte dell’ambasciata di Israele presso il Vaticano: «Qualsiasi tentativo di chiamare questa autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo Stato ebraico».

CORTE PENALE INTERNAZIONALE: EMESSO UN MANDATO DI ARRESTO PER NETANYAHU

Dopo 40mila morti e un’infinità di danni, la Camera Preliminare della Corte Penale Internazionale si è decisa finalmente di emettere un mandato di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Nello specifico, Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant sono accusati di «crimini contro l’umanità e crimini di guerra» commessi nella Striscia di Gaza tra l’8 ottobre 2023 e «almeno il 20 maggio 2024».

I mandati di arresto della CPI sono vincolanti. Ciò significa che i Paesi firmatari dello Statuto di Roma hanno l’obbligo di arrestare Netanyahu e Gallant nel caso dovessero viaggiare sul loro territorio.



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