Fuoco Negli Occhi – Indelebile (recensione)
Fuoco Negli Occhi – Indelebile (Grande Onda)
Aspettavo questo disco da un po’. In effetti sarà che sento questa crew bolognese piuttosto “vicina” in termini “umani”, di attitude e di mentalità, un po’ perché rappresentano una bella realtà underground, di quelle che vorrei definire “real”, quelle che – qualsiasi cosa facciano – non dovrebbero sputtanarsi. Insomma aria buona e fresca nella stanza dei fumatori. Il trio composto da Brain, Prosa e Chiodo, con occasionali partecipazioni della moglie di Brain aka Micha Soul, ha già all’attivo altri due dischi di collettivo e qualche lavoro solista o parallelo (specie di Brain in effetti), conquistando sempre commenti positivi e una buona reazione a livello di consensi, dunque “Indelebile” per forza rientra tra gli osservati speciali di questo periodo. Il disco parte col botto, con quel Ceri (Rap N Bass) che non sbaglia più un beat e con un buon pezzo di presentazione/riscaldamento. Da li in poi un bel caleidoscopio di beatmakers si alterna (ben 11, tra cui Shocca con due buone prove, XXX Fila, i fortissimi Statiks, James Cella, Tacash, Nada, Teone, i Numa Crew, D-Ego e Mc Def e Dj Ferro), riuscendo comunque a mentenere un certo equilibrio, pur con dei picchi dubstep e elettronici davvero fuori dal coro. A livello sonoro, come dicevo, il disco da l’esempio di come si possono percorrere sentieri classici e attuali allo stesso tempo (confrontatemi Shocca con gli Statiks…e poi ne parliamo), pur mantenendo identità e coerenza di fondo. Basta solo avere personalità al microfono, coerenza stilistica e tematica e ovviamente talento. I pezzi scorrono, fra buoni racconti (tematiche a volte neanche troppo originali ma sempre presentate con stile e tecnica), rime ad effetto e qualche episodio particolarmente godibile (per i testi Il Vizio, Storie, E’ Inutile, per i pezzi pià disimpegnati Chi Ha Parlato, Mic Megalo e Sottosuolo); i tre rapper sono sempre convincenti, a patto che si amino gli extrabeat di Chiodo e Brain (forse la loro caratteristica più lampante). Dal punto di vista tecnico tutti e tre si collocano su buonissimi livelli, in particolare mi ha colpito Prosa: ottimo flow, il fascino del rap francese (sarò di parte) ma soprattutto per un’ottima interpretazione di fondo, che risulta un po’ piatta e mono-tono invece negli altri due compagni (avevo già espresso questa considerazione nella recensione del disco di Brain e Lord Madness). Micha Soul interviene poco, purtroppo non dandoci la possibilità di apprezzare a pieno le sfumature che potrebbe offrire. nonostante l’ottima voce e le armonizzazioni, l’idea è che le sue parti siano un po’ ripetitive nella costruzione e non fanno esplodere i pezzi come dovrebbero (e le qualità per farlo penso che possa averle tutte). Le presenze e le collaborazioni si fanno sentire, specie con quei due mostri che sono Orifice Vulgatron dei Foreign Beggars (yes, il nano punjabi) e Specta dei Sayan Supa; ottimo anche Claver Gold in uno dei pezzi migliori del disco (Il Vizio). Gli episodi dubstep (et similia) sono davvero riusciti e creano una buona altalena nell’ascolto, che diventa così anche più vario.
Non è l’album che mi aspettavo. E forse è meglio così. Credevo che gli FNO avrebbero sentito la pressione di dover dimostrare qualcosa. E invece si sono lasciati andare, hanno corso il rischio. Vista la presenza di pezzi così musicalmente diversi tra loro poteva diventare una raccolta di canzoni un po’ fine a sé stessa e invece sono riusciti a costruire un album da capo a piedi, ben fatto e solido, alternando atmosfere varie e senza esagerare in nessuna direzione. Me lo sto ascoltando da un po’ ormai, conferma anche della longevità d’ascolto. Daje Fuoco Negli Occhi!
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Giovanni “Zethone” Zaccaria