FRANK SICILIANO – "L.U.N.A." (recensione)
Il mondo della musica è strano, talvolta crudele. Come quando aspetti il disco di un artista talentuoso e poliedrico da un sacco di tempo, e dopo tanto penare arriva nel momento meno adatto per una hip hop head – quando le attenzioni sono puntate su Kendrick Lamar che decide di anticipare il suo To Pimp a Butterfly e su Action Bronson che spacca il debutto in major con un album potentissimo. Eppure “L.U.N.A.” è uscito, e Frank Siciliano ha risposto “solo” a marzo 2015 alla quasi decennale richiesta di noi tutti, “ma quando arriva ‘sto benedetto album?”.
Frank Siciliano è praticamente un pioniere, uno che ha pubblicato un EP con Shocca nel 2000, che ben otto anni fa componeva a quattro mani quel mezzo capolavoro di “Struggle Music” e che nel tempo è diventato tra i primi ideatori e registi di videoclip hip hop degno di tale nome. Un suo disco era nella wish list del rap italiano perché gli sono state unanimemente riconosciute qualità e sensibilità artistiche fuori dai canoni e perché un disco che sviscerasse sentimenti tanto “umani” non pare priorità di un mondo fondato spesso su apparenze e frivolezze.
Gli uomini del giorno hanno il Sole,
Noi la Luna
Quella è gente in cerca di fortuna
Non apprezza, è gente che digiuna
Dalle emozioni se ne sta alla larga
Chiusa in una cella
Mentre tu sei calda
“L.U.N.A.” è il lavoro che ci aspettavamo, effettivamente profondo e sentito. Come suggerisce l’acronimo che genera il titolo, è un disco che trova la sua ambientazione in atmosfere crepuscolari e che fa costantemente i conti con i pensieri ed i fantasmi notturni. Frank però non confeziona un disco monodimensionale, e anzi offre sporadiche variabili – come con lo storytelling leggero di “Vieni con noi”, o con la struggle quotidiana della generazione di “Pelle, fumo e sogni”. Il rapper e singer trevigiano non cambia registro stilistico e coordina sempre meglio gli spunti canori col suo rap caldo e pulito: questo il punto di forza di un disco che persegue un meccanismo ben oleato che gli ha permesso di pubblicare brani più o meno inarrivabili come “Notte blu”, ad esempio.
Certo, non ci sarà un pezzo con quel tiro, ma “Il cielo come china” e “Rischiare di perderti” sono episodi di estrema finezza, che quasi sfiorano la magia del singolo contenuto all’epoca in “60 Hz”. Frank Siciliano non è un rapper “di professione” e non ha avuto l’urgenza di pubblicare, quasi forzatamente, un disco desiderato da tutti. Ciò gli ha permesso di plasmare un progetto che non si asservisce a dinamiche studiate a tavolino o che sfrutta l’onda del momento: “L.U.N.A.” è lo stesso lavoro che magari avrebbe pubblicato cinque-dieci anni fa, e questo atto di coerenza nei confronti degli ascoltatori è l’emblema di un album che avremmo voluto fosse così. Finalmente.
____________