La Francia ha legalizzato ufficialmente la cannabis light
Con una sentenza di fine anno, la Francia ha reso legale la vendita e il consumo di cannabis light. In Italia, invece, la situazione pare aggravarsi
In Francia la vendita di fiori e foglie di canapa a base di CBD, il principio attivo della cannabis privo di effetti psicoattivi, è ufficialmente legale.
La sentenza, arrivata lo scorso 29 dicembre direttamente dal Consiglio di Stato, va ad abrogare definitivamente il divieto introdotto dal Governo francese alla fine del 2021, che rendeva illegale la vendita e il consumo di infiorescenze contenenti cannabidiolo.
La nuova autorizzazione fa da trampolino a un settore in continua crescita che, secondo i dati del Sindacato Professionale della Canapa (SPC), conta alla fine del 2022 circa 2.000 negozi di CBD per un volume d’affari pari a 2 miliardi di euro, andando a promuovere per la prima volta un cannabidiolo di origini francesi.
Infatti il provvedimento va ad estendere la coltivazione a tutte le parti della pianta di canapa, infrangendo le limitazioni precedentemente dettate con un documento del 1990 che limitava la coltivazione della canapa alle sole fibre e ai semi.
CANNABIS LIGHT: LA FRANCIA LEGALIZZA MENTRE L’ITALIA FA PASSI INDIETRO
La Francia, spinta dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del novembre 2020, dalla quale si evince che i prodotti a base di CBD non possono essere considerati stupefacenti e quindi commercializzabili in tutta Europa, sta abbandonano la via repressione, consapevole dei suoi danni al singolo individuo e alla comunità.
L’Italia, invece, non curante della rivoluzione verde che sta investendo il mondo intero, pare muoversi nella direzione opposta, presentando lo scorso 13 ottobre una proposta di legge che vuole addirittura vietare la vendita e il consumo delle infiorescenze di cannabis light per uso umano.
Infine, volendo scagliare un duro colpo all’intero mercato della cannabis a basso contenuto di THC, Luca Marola, fondatore di una delle più grandi aziende produttrici di cannabis light italiane, è stato messo sotto processo e accusato dalla procura di essere “la macchina del consenso sulla cannabis light”.