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Fioritura Allkush

Fioritura AllkushStrain: Allkush

Seeds Bank: Paradise Seeds

La scorsa primavera sono tornato alla coltivazione con un ciclo outdoor di Allkush femminizzate. Nello specifico vi racconto la fioritura di tre piante, che ho ribattezzato come “la Nina”, “la Pinta” e “la Santa Maria” e in particolare della fertilizzazione che ho sperimentato e i problemi che ho affrontato. Le tre piante sono state seminate direttamente in tre vasi da 40 e 46 litri, preparati con un substrato composto da terriccio Vigorplant mescolato con un po’ di perlite, dello stallatico pellettato e del concime organico della Biogard a base micelio fungino disidratato; superando a pieni voti la fase vegetativa. A fine agosto sono entrate in fioritura, momento in cui ho iniziato a fertilizzarle ogni 15 giorni utilizzando un “bibitone” di mia creazione composto da:

– 20 ml di melassa nera utilizzata come attivatore;
– 40 ml di borlanda fluida per apportare un po’ di azoto, fosforo e potassio;
– 20 ml Biomagno Fioritura per aggiungere ulteriore potassio;
– 20 litri d’acqua.

Per prevenire l’attacco di piccoli animali e lumache ho posizionato una piccola rete intorno alle piante, poi ho cercato di piegare (per quanto possibile) le piante verso l’esterno per approfittare maggiormente della luce del sole. Durante la terza settimana di fioritura sono incappato nel primo problema: controllando le diverse cime ne ho notate due di color marroncino, osservando meglio i fiori sembravano affetti da muffa o da qualche fungo. Ho provveduto allora a rimuovere subito le cime infette ma con sorpresa ho notato che il problema riguardava tutto il ramo e che l’origine sembrava essere uno strano rigonfiamento all’altezza di uno degli internodi. Per non sacrificare subito tutte le cime del ramo, sulla zona interessata ho messo delle gocce di Olio di Neem puro e ho aspettato una settimana; investigando meglio sul problema poi ho scoperto trattarsi di un tipo di bruco che si insedia nella pianta per cibarsene dall’interno. Una volta trovato l’ingresso dei tunnel ho iniziato a controllare tutta la pianta, ho tagliato tutte le cime che stavano marcendo e, all’interno di una di esse, ho trovato finalmente il bruco responsabile di quel disastro; ho ripulito tutto e poi ho continuato a controllare regolarmente la pianta durante un paio di giorni, per evitare l’arrivo di altri ospiti indesiderati. Nel frattempo ho proseguito la fertirrigazione mantenendo più o meno sempre la stessa frequenza e con le stesse proporzioni di “bibitone”.

Fioritura Allkush2Nonostante tutte le precauzioni, dopo 5 settimane dall’inizio della fioritura, l’arrivo del freddo e delle piogge autunnali ha causato del marciume fogliare su una delle piante e ha portato alla ricomparsa di alcuni bruchi che ho prontamente eliminato. Ho deciso allora di prepararmi alle successive piogge (annunciate durante tutta la settimana) coprendo le piante con un gazebo pieghevole (nella foto a sinistra), per evitare così l’eccesso di acqua nelle cime che molte volte può portare alla formazione di muffe o funghi. Contemporaneamente ho anche allestito una stanza indoor, con umidità e ventilazione controllate, dove spostare le piante arrivate a maturazione e mantenerle in totale assenza di luce per alcuni giorni prima del taglio; volevo approfittare dell’occasione di poter spostare le piante per sperimentare la “tecnica del buio” con un ciclo outdoor.

Fioritura Allkush3Per chi non la conoscesse questa tecnica (ancora molto dibattuta tra i coltivatori) si basa sull’idea che lasciare le piante nell’oscurità totale per alcuni giorni prima del raccolto finale, provochi uno stress in grado di innescare dei processi biologici che portano ad un aumento della resina prodotta. Ho irrigato per l’ultima volta con melassa, borlanda e Biomagno durante la sesta settimana, iniziando poi ad irrigare abbondantemente solo con acqua per diluire i residui accumulati nel terreno e nelle radici. Con poco meno di 50 giorni di fioritura ho poi dovuto affrontare il secondo problema di quest’anno: come temevo, le abbondanti piogge hanno creato un microclima particolarmente adatto per lo sviluppo di muffe all’interno dei fiori, per cui sono stato costretto ad eliminare buona parte della cima apicale della pianta più matura ed alcuni fiori dei rami secondari. Fortunatamente le altre due piante non sono state colpite dalla piaga, tuttavia ho deciso di non arrischiarmi troppo e di anticipare leggermente il raccolto cercando un compromesso con il livello di maturazione raggiunto dai fiori. Ho optato per spostare immediatamente le piante indoor lasciandole al buio per 7 giorni.

Dopo una settimana al buio ho iniziato a tagliarle e ad appenderle; delle tre piante, ho deciso di lasciarne seccare due con tutte le foglie, questo metodo di essiccazione risulta leggermente più lungo (e rischioso se l’ambiente risulta eccessivamente umido), rispetto ad una rimozione completa di tutte le foglie, però dovrebbe servire a preservare maggiormente i cristalli di THC dei fiori. Ho controllato periodicamente le piante per evitare altri problemi di muffe e parassiti e, trascorse circa tre settimane a testa in giù, ho separato tutte le cime ripartendole in contenitori di vetro dove terminare la concia. Contro ogni previsione, il raccolto di quest’anno è stato soddisfacente nonostante molte cime purtroppo siano andate perse a causa di bruchi e muffe; le piante sono ottime, con un aroma molto intenso e un effetto estremamente rilassante. Probabilmente una delle migliori varietà per uso medico.

Dennycartina (dal forum di Enjoint.com)



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