I fiori medicinali possono curare il cancro, ma i contaminanti potrebbero ucciderci tutti!
Un argomento che viene spesso trascurato parlando di cannabis medica è quello della contaminazione. La contaminazione consiste nel rendere impuro o inadatto un elemento a causa del contatto con qualcosa di sporco o difettoso. Ci sono diversi modi per contaminare le piante, anche dopo la raccolta, e il rischio resta per la fase di stoccaggio ed essiccazione, che favoriscono lo sviluppo di alcuni funghi e muffe che colonizzano e si diffondono anche nel prodotto finito.
Considerando che la maggior parte dei settori deve rispettare determinati standard fissati e controllati dalle agenzie governative ed alcune linee guida, per assicurare ai prodotti una qualità controllata avrebbe senso che anche per la produzione di cannabis si procedesse allo stesso modo. I consumatori di cannabis a scopo medicinale e ricreativo hanno il diritto di sapere cosa è contenuto (anche potenzialmente) nel prodotto che utilizzano. Questa necessità è amplificata dalle condizioni di salute dei pazienti che scelgono di curarsi con la cannabis.
Detto questo: quali sono i tipi di contaminazione possibili, e in che modo ci colpiscono? La contaminazione è un termine generico, ma considerando che ci sono molti modi per una pianta di essere contaminata, è necessario elencare tutti i possibili fattori che causano questo problema. Si tratta di una questione complessa in quanto ci sono migliaia di sostanze chimiche note che possono contribuire alla contaminazione ed è impossibile testarle tutte. Ciononostante, utilizzando un approccio pratico e cercando di capire quali sono i fattori o i gruppi di sostanze nocive, il coltivatore di cannabis è capace di prevenire o controllare questo fenomeno.
Per quanto riguarda i fiori di cannabis, ci sono diversi modi in cui i contaminanti entrano nella pianta:
1- Acqua
Il terreno, o l’acqua del pozzo possono già avere ppm (parti per milione) maggiori, inoltre anche la lisciviazione delle acque piovane nei serbatoi può causare questi problemi ed è verificabile solo durante i test. L’acqua, quindi, è un elemento che è necessario controllare e verificare.
2- Inquinamento atmosferico e pollini provenienti da altre piante
L’inquinamento delle autostrade, delle industrie e i prodotti chimici presenti nell’aria possono involontariamente essere trasmessi alle piante a causa della circolazione dell’aria. Il semplice lavaggio o l’immersione delle piante prima del raccolto possono ridurre questo fattore.
Inoltre i filtri Hepa e gli impianti di condizionamento in tutta la zona di coltivazione sono d’aiuto per ridurre questo fenomeno.
3- Terra o terreno
Un mix di terriccio sterilizzato è sempre l’idea migliore, infatti la lisciviazione dalla pioggia potrebbe involontariamente aumentare certi livelli di composti presenti nel suolo se si pianta direttamente nel terreno locale.
4- Il mix con il tabacco
Il tabacco mescolato con la Cannabis aumenta il contenuto chimico poiché è ben noto che il tabacco trasformato è esposto a centinaia di sostanze chimiche durante tutte le fasi del processo.
5- Nutrienti
Il metodo e il procedimento con il quale sono stati estratti i minerali ne determina le quantità di sostanze chimiche inoltre, sia gli elementi inorganici sia organici aumentano le sostanze indesiderate nei nutrienti e di conseguenza i contaminanti per la pianta.
6- Muffe e funghi
Il contagio delle piante tramite spore nell’aria e la nascita dei funghi sono una realtà e questa contaminazione può verificarsi anche dopo il raccolto, se l’essiccazione, la stagionatura e la lavorazione non vengono svolte in ambienti controllati.
7- Pesticidi
Anche se gli studi in questo campo restano limitati, essi dimostrano che alcuni composti sono estremamente pericolosi; questo aspetto dovrà subire una regolamentazione simile per tutti i prodotti alimentari e non alimentari. L’ingestione tramite il vapore e l’accumulazione di queste sostanze chimiche nel corpo può causare gravi malattie per gli esseri umani.
8- Radioattività
Le colture e gli estratti provenienti dalla Repubblica Ceca, Russia, Francia, Ungheria, Cina ecc. possono essere estremamente a buon mercato a causa del crescente sviluppo di colture di cannabis nelle aree contaminate ed esposte alle radiazioni. L’utilizzo di questi raccolti per la produzione di estrazioni, come sta accadendo attualmente, evidenzia l’importanza dei test e dei controlli internazionali.
9- Parassiti
Gli escrementi di parassiti o i corpi morti potrebbero miscelarsi in campioni essiccati di cannabis aumentando il grado di tossicità, ed è per questo che i campioni dovrebbero essere monitorati al microscopio prima dell’utilizzo. Anche se trattasse di un contaminante poco potente, potrebbe danneggiare gli utenti di cannabis medica.
10- Metalli Pesanti
Arsenico, cromo, cadmio, piombo, alluminio e mercurio si depositano all’interno del corpo umano e sono difficili da smaltire in quanto si accumulano in organi o grasso. Non c’è dubbio che questi elementi danneggiano il corpo umano ma la maggior parte delle aziende non esegue test per questi elementi.
11- Lavorare le piante per ottenere le estrazioni
I residui delle sostanze chimiche indesiderate utilizzate durante la lavorazione sono una preoccupazione reale e questo aspetto è totalmente senza regole in ogni fase della produzione fino alla vendita.
12- La manipolazione genetica e chimica inducono la produzione massiva di sementi
L’uso di prodotti chimici per rendere i semi femminizzati potrebbero essere la causa della tossicità e della presenza dei nitrati d’argento, dell’acido gibberellico e di tutti gli altri prodotti chimici utilizzati. Nessuno studio reale è mai stato concluso a questo proposito, quindi la logica suggerirebbe di non utilizzare tali prodotti fino a quando non verrà fatta chiarezza.
Come si misurano i livelli di contaminazione?
Nei laboratori con assistenti professionali, in ambienti sterili e secondo le linee guida stabilite dall’OMS. Tuttavia, secondo alcuni “laboratori ben noti “in USA e in Europa è necessario effettuare una richiesta per i test sulla contaminazione, dal momento che ogni test comporta lavoro e spese. La dimensione del campione necessaria per testare tutte le sostanze chimiche (cannabinoidi, terpeni, flavonoidi e sostanze contaminanti) non sarebbe pratica per il laboratorio e tantomeno per il cliente. I prezzi aumenterebbero per i produttori e questo ricadrebbe sui consumatori con un aumento di prezzo sul prodotto finale, impedendo alle aziende (soprattutto quelle dedicate alla cannabis medica) di evolvere considerando che sono imprese in via di espansione.
Tuttavia è obbligatorio per i grandi coltivatori autorizzati, come negli Stati Uniti (Colorado e Stato di Washington) avere una quantità consistente di fiori finiti e controllati da un organismo indipendente sulla base di standard generali.
Se i prodotti di base vengono gestiti come il tabacco o come le piante medicinali ed esposti a test per determinarne gli standard, di conseguenza tutti i prodotti saranno sicuri. È davvero una necessità e qualcosa in cui noi tutti crediamo e che viene fatta per qualsiasi altro prodotto sul mercato a parte la cannabis… E questa cosa deve cambiare!
Tutti i laboratori differiscono tra loro per la scelta dei campioni ed il metodo di esecuzione dei test. Il modo in cui i campioni vengono prelevati ed il luogo di provenienza influiscono sui risultati ottenuti, infatti in molti casi i test effettuati sullo stesso prodotto ma da laboratori differenti dimostrano di essere incoerenti.
I diversi modi di assunzione della cannabis determineranno anche la quantità e la concentrazione dei contaminanti che passeranno nel corpo. Alcuni studi hanno dimostrato che le pipe ad acqua espongono l’utente a livelli più bassi di contaminanti che potrebbero altrimenti essere maggiori nei normali joint, ad esempio.
Esiste uno standard mondiale?
Attualmente non esiste nemmeno uno standard da seguire a livello dei singoli Paesi, figuriamoci uno standard mondiale.
Se ogni paese seguisse le linee guida dell’OMS sulle buone pratiche agricole e di raccolta delle piante medicinali, forse, saremmo molto più vicini ad uno standard accettato a livello mondiale, ma in questo momento è inesistente e lasciato al giudizio di coloro che ne sono responsabili o che sono ad un livello di professionalità nel settore della cannabis, abbastanza sostenuto per controllare queste cose. Esistono livelli accettati di tossicità e dosi letali. Qual è la peggiore delle due?
Tutti i prodotti chimici sono definiti in base alla loro dose letale (nella maggior parte dei casi) quando vengono utilizzati per il consumo umano. Poiché la resistenza varia da un individuo all’altro, la “dose letale” rappresenta una dose (di solito registrata come dose per chilogrammo del peso corporeo del soggetto) per la quale una determinata percentuale di soggetti morirà. La dose letale può essere basata sul concetto di standard: un individuo che a livello teorico ha caratteristiche perfettamente “normali”, e quindi non si applica a tutte i casi differenti dallo standard.
I pesticidi (bifentrin, diazinone, permetrina, paclobutrazol), i metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio e arsenico) ed i livelli di radiazione sono nella categoria “letale”. Nonostante ciò, non è comune che vengano controllati in quanto i regolamenti non si applicano ad una pianta che ha trascorso gran parte della sua storia nella categoria “illegale”.
Che cosa ci fanno?
I contaminanti provocano una moltitudine di malattie, dai disturbi nervosi alla morte, e in realtà, ancora non ci rendiamo veramente conto di tutti i potenziali disturbi che colpiscono l’essere umano. Fino a quando non si farà chiarezza sull’effetto dei contaminanti e le ricadute sul mondo umano, dobbiamo usare le cose con cautela.
Una cosa è estremamente chiara dopo aver intervistato molti laboratori e tecnici di laboratorio, la contaminazione è troppo presente e la necessità di test obbligatori per fornire prodotti di qualità è essenziale. I prodotti a base di cannabis hanno bisogno di test responsabili per la sicurezza dei loro utenti.
Circa la metà dei prodotti farmaceutici in uso oggi deriva da elementi naturali sottoposti a test. Chinina, teofillina, penicillina, morfina, digossina, vincristina, doxorubicina, ciclosporina e vitamina A condividono tutte due caratteristiche importanti: sono i capisaldi della moderna assistenza farmaceutica e sono tutti prodotti naturali.