Il presidente delle Filippine: “Voglio massacrare i drogati come Hitler ha fatto con gli ebrei”
Oramai è una carneficina. Più di tremila sospetti di aver a che fare in un modo o in un altro con droga o furti sono stati assassinati per strada negli ultimi mesi nelle Filippine.
Rodrigo Duterte, neo presidente del popoloso arcipelago, mantiene fede alla sua fama e alle sue promesse elettorali. Aveva giurato che avrebbe applicato all’intero paese la formula adottata nella cittadina di cui era sindaco. Libertà di uccidere, squadroni della morte.
Ora, se non bastasse, rilancia. Secondo i suoi calcoli i tossicodipendenti filippini sono circa due milioni. Li sterminerà tutti. «Farò come Hitler con gli ebrei. Libererò il paese da questa feccia», promette.
Lo stato di diritto è di fatto sospeso. La caccia alle streghe è aperta. Ogni abuso è possibile, compreso usare la scusa della droga per eliminare nemici ad ogni livello.
Brutta aria nelle Filippine, ma non solo. Interi pezzi di mondo vanno alla deriva, abbandonano il percorso della democrazia e scelgono il populismo ed i suoi furori neofascisti.
Anni, decenni, di neoliberismo, di esclusione sociale crescente per tanti paesi ed in tanti paesi, l’assenza di soluzioni ai grandi problemi del mondo, favorisce la crescita di un malcontento di massa che si trasforma in odio e violenza. Oggi contro i drogati ed i profughi, domani chissà contro quanti altri.