Fellini, l’LSD e gli effetti sui suoi film
Quali sono stati gli effetti dell'assunzione di LSD su Fellini e la sua produzione cinematografica? La risposta è contenuta in uno studio scientifico da poco pubblicato
“L’esperienza fu naturalmente una visione del Paradiso e dell’Inferno, coerente con la mia educazione cattolica, e come tutte le visioni genuine, molto difficile da esprimere in parole. Le lunghe scene senza parole in Toby Dammit rappresentano ciò che sono riuscito a esprimere della mia esperienza con l’LSD. Gli oggetti e le loro funzioni non avevano più significato. Tutto quello che percepivo era la percezione stessa, l’inferno di forme e figure prive dell’emozione umana e staccato dalla realtà del mio contesto irreale. Ero uno strumento in un mondo virtuale che costantemente rinnovava la sua immagine priva di significato in un mondo vivente a sua volta percepito come fuori natura. E poiché l’apparenza delle cose non era più definitiva ma senza limiti, questa coscienza paradisiaca mi liberò dalla realtà esterna a me. Il fuoco e la rosa, come fu, divennero uno”.
Con queste parole Federico Fellini racconta direttamente la sua esperienza con l’LSD nel documentario “Je suis un grand menteur” di Damian Pettigrew, uscito in Italia con il titolo “Federico Fellini: Sono un gran bugiardo”.
Un’esperienza, quelle del regista con la sostanza psichedelica per eccellenza, fatta nel 1964 quando l’LSD era ancora legale, guidata dallo psicanalista Emiliano Servadio, di cui Fellini era paziente, considerato tra i fondatori della psicanalisi in Italia con interessi che andavano oltre le tematiche prettamente psicologiche investendo il mondo dell’esoterismo e della ricerca spirituale.
“Durante l’esperimento Fellini ha lungamente dialogato con gli spiriti in cui credeva. Poi, anche con il mio aiuto, ci ha ripensato e si è convinto che si trattava di sue proiezioni. Diede così un addio a certe sedute di allora, e il risultato fu Giulietta degli spiriti, che rappresenta una liquidazione dello spiritismo”, riferirà più tardi Servadio alla psicanalista Simona Argentari, dando un assaggio di ciò che l’esperienza psichedelica ha portato nel lavoro di Fellini.
Ora, ad indagare meglio questo rapporto, ci ha pensato un’analisi pubblicata sulla rivista scientifica Drug Science, quella diretta da David Nutt, per comprendere meglio gli effetti dell’LSD sulla sua attività creativa.
L’ANALISI FENOMENOLOGICA DEI FILM DI FELLINI DOPO L’LSD
Nello studio viene infatti sottolineato che: “Oltre ad essere utilizzati in campo scientifico e medico, l’LSD e altri psichedelici sono stati utilizzati anche per stimolare e potenziare la creatività da diversi scienziati, artisti e intellettuali a partire dagli anni ’60; gli esempi aneddotici sono molti ed è molto probabile che l’uso di farmaci per potenziare la creatività artistica risalga agli albori dell’era umana”.
E la sperimentazione di Fellini arriva all’indomani di 8 e 1/2, uno dei suoi maggiori successi, dopo il quale stava attraversando una crisi personale e creativa.
“Poiché i film di Fellini sono altamente autobiografici e personali, potremmo sostenere che riflettono le esperienze soggettive del regista prima e dopo l’uso dell’LSD. Per quanto ne sappiamo, questa è la prima volta che la fenomenologia, utilizzata in una prospettiva in terza persona, viene utilizzata in un caso di studio che analizza una sequenza di film, per valutare l’effetto che un evento, in questo caso specifico l’uso di LSD, aveva sulla creatività”, sottolineano gli autori.
Nelle conclusioni che seguono un’analisi approfondita, gli autori fanno notare che: “Dopo l’uso dell’LSD, è chiaro dalla nostra analisi che i film di Fellini sono cambiati drasticamente e sono diventati più distintivi, così distintivi e originali che è stato coniato un aggettivo per descriverli “felliniani”. Il mondo rappresentato nei suoi film post-LSD include importanti cambiamenti nella percezione dello spazio, del tempo e degli altri. Questi cambiamenti diventano evidenti soprattutto attraverso l’uso dei colori e dei suoni, divenuti epifanie percettive indipendenti dagli oggetti “reali” del mondo, nella rappresentazione del corpo umano, divenuta spesso grottesca e caricaturale, e nell’uso del montaggio attraverso il quale una distorsione dell’esperienza del tempo si esprime attraverso flashback sconcertanti e disorientanti”.
L’LSD SECONDO FELLINI
In un’intervista della BBC del 1965 Fellini ha parlato della sua esperienza con LSD e, nonostante la definisca “deludente” si sofferma sull’argomento del colore. “Ricordo che c’era un’esaltazione dei colori. Vedevo i colori non come li vedi normalmente, noi vediamo i colori negli oggetti, noi vediamo oggetti colorati. In quell’esperienza vidi i colori come sono di per sé, distaccati dagli oggetti, ebbi , per la prima volta, la sensazione della presenza dei colori in maniera distaccata (…) Prendendo questa droga, l’LSD 25, la realtà diventa oggettiva, quindi la realtà è innocente, è pura, è bellezza divina”.
IL FELLINI MAGICO
Una bella testimonianza su Fellini in quel periodo è contenuta nel documentario “Federico e gli spiriti” della durata di 40 minuti circa, che è disponibile su Raiplay.
Secondo la descrizione della Rai: “È un Fellini inedito e poco conosciuto quello che, negli anni ’60, vive una particolare fascinazione per il mondo del soprannaturale, dell’esoterismo, dell’astrologia e della divinazione. Suggestioni che, come sempre, dal privato, si riverberano nelle sue opere, dalle sedute spiritiche di Giulietta degli Spiriti al Diavolo di Toby Dammit, episodio “horror” di Tre passi nel delirio, tratto da un racconto di Edgar Allan Poe. E ancora: sogni premonitori, guaritrici, esperimenti con l’LSD, maghi, sinistri avvertimenti che arresteranno il misterioso Viaggio di G. Mastorna, film sull’Aldilà perseguito e temuto per tutta la vita da Fellini, definito ‘il più famoso film mai realizzato della storia del cinema’”.