Fare trap non è obbligatorio
Se qualche anno fa la frase più in voga era “fare rap non è obbligatorio”, slogan partorito dal buon Egreen per sottolineare il fatto che in quel periodo rappare non fosse più una vocazione ma uno strumento come un altro per mettersi in mostra, purtroppo, questo stesso fenomeno si è ripresentato ai giorni nostri, ma con un’altra veste.
Nuova moda in Italia?
Chiariamo, però, subito una cosa: il problema non è la trap, il problema siete voi. E per “voi” intendo quelli che prendevano per il culo Maruego -sì, quello con la fissa della cioccolata, proprio lui- quando poi è stato il primo a portare questa roba in Italia.
Voi, che avete recepito l’ingresso di Sfera in Roccia Music come lo sdoganamento ufficiale della trap nella Penisola sentendovi in diritto di poterla fare come se, in ogni altra cosa di questo mondo, non ci volesse un briciolo di talento, che mettiamo subito in chiaro, i due ragazzi di Ciny hanno e voi no.
Cioè, prima di Sfera Ebbasta e Charlie Charles e del loro ingresso nell’etichetta di Marracash e Shablo, dov’erano tutti questi ragazzini? Forse in letargo, al riparo dal gelido inverno del boom bap?
No, perché dopo la versione remix di “XDVR”, ogni giorno spunta nella mia home di Facebook un video nuovo di qualche aspirante Young Thug: sono più le vostre clip musicali che le notizie fake prese per vere di Lercio.
Un’altra cosa inconcepibile è questo trend di voler a tutti i costi rappresentare la trap nostrana come il “sound della periferia”, con questi video girati nei quartieri per dare quel senso di “street” e “thug life”, come se questo vi desse realmente credibilità.
Quello che non riuscite a capire -sì, mi rivolgo anche a te che hai speso tutti i soldi della cresima per comprare un beat da Charlie Charles– che nella musica la cosa più importante è una sola: essere autentici.
Se uno è bravo, tipo Travis Scott, o, per prenderne uno più vicino, il cugino d’Oltralpe SCH, su cui non scommetteresti una lira, non è necessario creare attorno questo alone di ghetto o malavita: stiamo sempre parlando di musica e l’artista francese è valido e dotato di indubbia bravura, nonostante quest’aria da tronista di “Uomini & Donne”.
Ai miei occhi, lui, è più real di tutti quelli che si fanno migliaia di chilometri per girare il video alle Vele di Scampia o in qualche location simile.
Credibilità e coerenza
Scommetto che ora tu -adolescente pronto a pubblicare il nuovo video girato da Alessandro Murdaca e quindi ad intasare la mia bacheca- mi starai dando del talebano della trap music, paladino della Golden Age o altre cazzate di questo genere: dai, non farmi sembrare più vecchio di quello che sono.
Nonostante l’età che avanza non sono uno di quegli estremisti, per cui non c’è più nulla dopo “Illmatic”, “Ready To Die” e “Reasonable Doubt” (metto anche “2001”, così quelli della West Coast non si arrabbiano): basta scorrere le playlist sul mio -vecchio- Ipod per trovare gente nuova, come Future per dirne uno.
Quello che cerco di dire, è che per chi scrive non c’è disgusto a priori, perché la cosiddetta “ignoranza” della trap ci piace se è credibile e fatta con gusto e buonsenso, perché se ispirarsi ad altri artisti è legittimo, tentare di ricalcare i brani di qualcun altro senza averne però i mezzi tecnici si rischia solo di risultare l’ennesima copia.
Se volete essere “fresh” nel 2016 cercate di essere originali, modellando uno stile che sia compatibile con il vostro flow, i vostri contenuti e la vostra metrica, non attaccatevi per forza all’autotune se non ne avete le competenze, siete liberi di scegliere e sperimentare.
Ricordate: fare trap non è obbligatorio, a meno che tu non sia Fatty Wap, che in quel caso va bene perché è l’unica cosa che saresti in grado di fare.
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