Tutte le fake news sui funghi allucinogeni
L’obiettivo di quest’ultimo libro del grande studioso Giorgio Samorini è chiaro: riportare la verità su due storie a lungo maltrattate.
La prima è quella del fungo con il cappello rosso cosparso di macchie bianche, il fungo delle fiabe, il fungo allucinogeno per eccellenza. Da oltre un secolo, infatti, l’agarico muscario, questo il suo nome scientifico, è maltrattato nella letteratura, da quella scientifica a quella pseudo e fanta-scientifica. Da alcuni decenni, poi, la produzione editoriale che lo riguarda è di bassa qualità, cosa che l’autore osserva, motiva e, col piglio rigoroso che lo contraddistingue, finalmente corregge.
Muscaria, etnografia di un fungo allucinogeno, libro autoprodotto e disponibile su Youcanprint.it oltre che su tutti i bookshop sul web, è dedicato alla memoria degli sciamani siberiani degli anni 1930-1940, cosa che ci porta dritti al secondo tema vittima di tante fake.
Sino agli inizi del XX secolo l’utilizzo di questa fonte inebriante era diffuso nel contesto delle pratiche sciamaniche siberiane. Gli antropologi del periodo sovietico lo diedero per estinto, e non senza una certa esultanza, poiché merito di una campagna di “de-sciamanizzazione” dei gruppi nativi, internamente al progetto di una loro “russificazione” e sovietizzazione. L’analisi della documentazione post-sovietica ha però testimoniato la sopravvivenza dell’impiego dell’agarico muscario presso almeno alcune popolazioni siberiane oltre a mettere in luce una triste storia di persecuzioni etniche, con la deportazione ed eliminazione fisica degli sciamani nel contesto delle “purghe” degli anni ’30-’40.
Alla fine, quel che emerge è l’evidenza di un rapporto antico e naturale tra essere umano e funghi psicoattivi, un rapporto evolutivo scientificamente dimostrabile, che si può negare solo alterando i fatti e nascondendosi dietro giudizi morali e preconcetti.