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Facebook stringe le maglie della censura sulla cannabis

Facebook sembra aver inasprito la censura sulla cannabis, ora anche per un semplice post

Facebook cannabis censura
Cannabis e censura su Facebook: il social network sembra aver inasprito ancora di più la propria politica sulla cannabis, tanto da non permettere nemmeno la pubblicazione di un semplice post che rimandava a un’azienda di settore, in questo caso una seedbank, che vende i propri semi legalmente.

È ormai risaputo che questo, così come altri social, non permettono di sponsorizzare prodotti a base di canapa, nemmeno quelli legali come libri, prodotti alimentari o tessili. Nel 2017 la nostra sulla nostra pagina Facebook era stata pubblicata una pianta di cannabis che ci era stata inviata da un lettore, un’operazione che avevamo già fatto più volte. Nonostante questo l’account utilizzato per pubblicarla era stato sospeso per 30 giorni da tutte le sue funzioni, mentre dall’amministrazione del social intimavano che, se non avessimo rimosso dalla pagina tutti i contenuti simili, l’avrebbero chiusa.

Nel 2018 era stata la volta di diverse aziende del settore della cannabis light che su Facebook erano state censurate in vario modo.

Nel 2021 era taccato invece a Canapashop.it, marketplace per prodotti completamente legali a base di canapa, che si è vista rifiutare 163 prodotti a causa di presunte “violazioni delle normative”. Infatti secondo Facebook anche un’agenda in carta di canapa o un bagnoschiuma che ne contiene l’olio derivato dai semi, “viola le normative”.

FACEBOOK E CENSURA SULLA CANNABIS: NUOVO EPISODIO

Facebook stringe le maglie della censura sulla cannabisOra la censura si fa ancora più pressante visto che il social ha impedito la pubblicazione di una semplice immagine che riguardava una nuova varietà di cannabis prodotta dalla Paradise Seeds. Immagini che abbiamo sempre pubblicato e che sono presenti sulla nostra bacheca come quelle di altre aziende di settore come Royal Queen Seeds o Silent Seeds. L’account utilizzato ora funziona con restrizioni ma il social insiste con le sue “velate” minacce offrendo poi la possibilità, in genere inutile, di contestare la decisione.

Insomma, sui social network, e non solo su Facebook (qui un articolo sulla censura di Instagram sulla cannabis e qui invece uno che riguarda YouTube) la situazione per la cannabis è sempre più complessa. L’unica apertura recente è arrivata da Google ma solo per i prodotti a base di CBD e solo in alcuni Stati Usa, nei quali sarà permesso, dopo le opportune verifiche, pubblicare sponsorizzate tramite Google ADS relative a questi prodotti.



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