Fabrizio De Andrè – La buona novella
Può un ateo permettersi di parlare della vita di Cristo, dalla sua venuta al mondo fino alla sua fine sulla croce? Per quanto concerne la musica italiana la risposta non può essere che affermativa. Nel 1970, nel pieno della contestazione studentesca ed operaia, nel pieno del fermento politico, della lotta di classe, l’artista più controcorrente, il più esposto (insieme a Pasolini) alle critiche della chiesa e del pensare borghese, compone un’opera che parla del baluardo principale del cattolicesimo. E lo fa senza mezzi termini e senza compromessi, riservandosi accuse sia da destra che da sinistra.
In realtà De Andrè dimostra ancora una volta il suo spirito rivoluzionario, anarchico e dalla parte dei diseredati. LA BUONA NOVELLA è il capolavoro di Fabrizio, l’album leggendario, dove si condensano straordinariamente sacro e profano, dove si ritrova la già (de)cantata elegia degli umili e si sferzano con durezza e asprezza gli abusi del potere, dove coesistono amore e odio e soprattutto, dove viene riletta la figura del Cristo, uomo puro mandato a morire da una società borghese. Un opera musicale che è in realtà poesia pura.
fonte: Raffaele Meale – kalporz.com
a cura di Bloodymama