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Fabiana Dadone alle politiche antidroga: bene, ma adesso servono fatti concreti

Fabiana Dadone alle politiche antidroga: bene, ma adesso servono fatti concreti
È bastata la conferma del fatto che la delega per le politiche antidroga sia stata affidata alla ministra antiproibizionista Fabiana Dadone, esponente del M5S, per innescare le sterili polemiche del centro-destra.

La prima reazione, immancabile, è stata quella di Maurizio Gasparri: “Sulle droghe servono politiche di contrasto, di prevenzione e di recupero, non certo politiche di apertura o di resa. Un governo che andasse avanti in questa direzione sarebbe un governo morto. Si passerebbe non all’uscita dal governo ma all’ostruzionismo totale su qualsiasi materia”.

Per Giorgia Meloni, “è grave e deludente che per un compito così delicato come la lotta alle dipendenze sia stato scelto un esponente politico firmatario di proposte per legalizzare la cannabis”.

Matteo Salvini invece si è affidato al solito slogan che punta alle reazioni di pancia, ma che ne merito non dice nulla: “la droga, ogni droga, è morte. Nessun regalo agli spacciatori”, ha tuonato dimenticando che il vero regalo agli spacciatori viene fatto mantenendo lo status quo e garantendo a mafie e criminali il monopolio su produzione e vendita di cannabis.

Ma cosa avrà detto la Dadone per scatenare queste reazioni? Praticamente nulla: ha solo sottolineato di voler convocare la conferenza nazionale sulle droghe, un incontro tra ministeri previsto per legge e che non viene convocato dal 2009, che ha il compito di analizzare i risultati delle politiche sulle droghe. Probabilmente il centro destra ha paura anche solo di un dibattitto serio e onesto, che possa analizzare la situazione a partire dai dati per proporre soluzioni concrete. Il grave stigma, guardando al situazione da chi fa politica in un certo modo, è che in passato la ministra si è dichiarata a favore della legalizzazione.

Per fortuna ci sono state anche reazioni diametralmente opposte, a partire da quella di Mario Perantoni, suo compagno di partito e presidente della Commissione Giustizia in cui si sta discutendo la possibilità di legalizzare la coltivazione domestica di cannabis: “La delega alla ministra Dadone ha aperto una gara a chi è più oscurantista, con punte di prepotenza notevoli. Le critiche sono palesemente aprioristiche e strumentali”, ha sottolineato puntualizzando che: “In Italia “esiste un grave problema legato al consumo delle droghe e soprattutto allo strapotere della criminalità organizzata ma anche per questo è arrivato il momento di cominciare a dettare regole civili. La Corte di Cassazione ha già stabilito i limiti entro i quali è consentita la coltivazione della cannabis per uso personale e presto calendarizzerò la proposta di legge per inserire quei principi nel nostro ordinamento, anche per sostenere il diritto dei malati a curarsi con la cannabis”.

Per Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, “è importante, invece, che la delega sia stata assegnata ed è positivo che, questa volta, sia assegnata a un esponente che abbia mostrato un approccio antiproibizionista sulla cannabis”.

Per Riccardo Magi, deputato di Più Europa/Radicali, “un numero crescente di paesi, da ultimo lo Stato di New York, sta approvando riforme della propria normativa sugli stupefacenti che prevedono la legalizzazione della cannabis. Si tratta di democrazie nelle quali è stato possibile, nella società e nelle istituzioni, un dibattito non basato su contrapposizioni ideologiche ma sui dati e sui risultati disastrosi in termini di costi sociali ed economici delle politiche repressive e proibizioniste messe in atto negli ultimi decenni

Noi, se da una parte non possiamo che rallegrarci per questa decisione, visto che eravamo abituati al fatto che questo ruolo fosse ricoperto da persone del calibro di Carlo Giovanardi, dall’altra preferiamo evitare di lasciarci andare a facili entusiasmi per un motivo ben preciso: dalla politica, e dal M5S in particolare, in fatto di politiche sulla cannabis, ci aspettiamo fatti concreti.

Il tempo degli annunci, per quanto ci riguarda, è finito già da un pezzo ed è giunta l’ora che i milioni di voti presi in occasione delle ultime politiche anche per aver promesso di sostenere le battaglie per la regolamentazione e legalizzazione della cannabis, si trasformino in azioni concrete che possano incidere sul futuro del settore cannabis e sulla vita dei milioni di consumatori italiani.

Il Movimento 5 Stelle ha governato per due anni, prima insieme a Salvini e poi nel governo Conte, in cui tutti i partiti della maggioranza erano, almeno sulla carta, a favore della legalizzazione. In questi due anni non è stato fatto nulla: non si è riusciti a normare definitivamente il fenomeno della cannabis light, e non sono state nemmeno favorite le politiche sulla cannabis terapeutica, in particolare sull’estensione della gratuità della prescrizione a carico del servizio sanitario nazionale (nonostante fosse stato previsto dalla legge di bilancio del 2017 con un provvedimento mai entrato in vigore) e sula possibilità di aprire la produzione ai privati nonostante le aperture dell’allora ministro della Salute Giulia Grillo.

Per questi motivi per noi l’affidamento di una delega non può essere considerata come una svolta: la svolta vera ci sarà quando verranno implementate leggi e politiche serie a favore del settore.



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