Expo 2015: la grande abbuffata
Breve report di una visita veloce all’EXPO di Milano (martedì 6 ottobre).
Lo ammetto, ero pieno di pregiudizi d’altronde le premesse non erano delle migliori, anzi.
Ciò nonostante ho provato a visitare la grande kermesse milanese lasciandomi alle spalle dubbi e perplessità, cercando di godermela a pieno e di scoprire quali fossero le proposte per “nutrire il pianeta” (slogan di quest’anno).
Il primo impatto? Folgorante! Un vero spettacolo dal punto di vita scenografico e architettonico. Tutto molto ben fatto, niente fuori posto.
Resomi conto quasi immediatamente delle file chilometriche per accedere ai padiglioni (una media di 2 ore di coda per padiglione, 4 ore per quello Italia) ho presto capito che sarei riuscito a vedere ben poco. Fossi stato un turista straniero venuto a Milano appositamente per questo evento e avessi pagato il biglietto d’ingresso, mi sarei incazzato parecchio. E’ anche vero che non avendo visitato altre esposizioni universali prima di questa non ho termini di paragone e sinceramente non saprei neanche suggerire possibili soluzioni a riguardo (ma non è il mio mestiere). Nota: io non ho pagato il biglietto d’ingresso all’Expo, mi è stato regalato acquistando un volo Alitalia.
Nonostante le code sono riuscito a vedere Iran (piaciuto molto), Turchia (deludente), Indonesia e Slovenia (nulla di che). Oltre a questi, i padiglioni speciali Vino Italia (un po’ asettico ma ben organizzato e gradevole) e quello Slow Food (senza dubbio la nota più positiva della mia visita).
Camminando per il vialone principale (il “Decumano”) non ho potuto fare a meno di notare la gran quantità di visitatori con pranzo al sacco: nulla di male sia chiaro, ma assistere a scene simili ad un evento dedicato alla nutrizione del pianeta, mi ha fatto riflettere, tanto più che la categoria di cui fanno parte queste persone, non è certo quella più in difficoltà. Così ho pensato… “ma come pensano di poter nutrire il mondo se non riescono a nutrire nemmeno i loro visitatori occidentali e benestanti?“.
Le grandi e palesi contraddizioni però, non mi avrebbero dato fastidio se ci fosse stata una rappresentanza equilibrata: un evento di queste dimensioni è giusto che ospiti tutte le realtà che rappresentano oggi il mondo dell’alimentazione. Peccato invece per la quasi totale assenza di quelle realtà incentrate sulla qualità più che sulla quantità, sulla sostenibilità più che sulla crescita, sulla diversità più che sull’omologazione. Realtà, le prime, che non fatturano certo quanto le seconde e la cui partecipazione a tale evento era quindi impossibile. E’ la scelta dei consumatori che può fare la differenza e sono sempre più convinto che la scelta migliore sia quella di indirizzarsi verso un consumo critico, dove alla base ci siano consapevolezza, conoscenza e educazione alimentare. Le mode del momento, gli estremismi e gli schieramenti sono inutili e dannosi.
Resto concentrato sul tema dell’alimentazione semplicemente perché era il tema dell’Expo 2015 e proprio su questo si basa la mia principale critica all’evento: se è vero che i visitatori hanno potuto apprezzare le ambientazioni, le scenografie, le strutture dei padiglioni e di tutto il complesso; se è vero che gli spunti offerti sono stati innumerevoli, così come gli eventi collaterali e le zone extra ai padiglioni; se è vero che alla fine il numero di visitatori ha superato l’esame (tutto da verificare ma per ora fidiamoci)…è anche vero che secondo me, sono in pochissimi quelli usciti dall’Expo Milano con considerazioni importanti sul COME e PERCHE’ nutrire il pianeta attraverso un’alimentazione sana e sicura.
Ho seriamente faticato a trovare riferimenti a riguardo tra gli stand della manifestazione, soprattutto perchè quelli più evidenti erano di grandi marchi internazionali che poco hanno a che fare con cibo sano e sicuro. E alla fine di questo si è trattato: di una grande fiera di multinazionali. Dato di fatto, incontestabile. Curiosa la massiccia presenza di stand TechnoGym (azienda leader in attrezzature per fitness e palestre), come a ricordarci che dopo esserci abbuffati di cibo spazzatura è bene smaltirlo con un po’ di cyclette.
Una grande abbuffata, questo mi è parsa a me l’Expo di Milano. Dove il successo sembra decretato dai grandi numeri (che ripeto, andranno verificati), dalle code infinite e da un entusiasmo collettivo che ripeto, poco ha a che vedere con la tematica di questa edizione.
Ritengo però che si potrà esprimere un giudizio completo sull’evento solo tra qualche anno, quando vedremo come sarà stato riutilizzato (e soprattutto SE sarà riutilizzato) l’immenso spazio oggi occupato dalla manifestazione: se l’Italia e Milano riusciranno a trasformare questa zona in una nuova città delle scienze piuttosto che in un polo culturale o simile, allora tutto avrà avuto un senso e sarà giusto rivalutare in parte anche le critiche di oggi. Altrimenti sarà stato solo un gran bel circo, molto, molto costoso e allora avremo avuto ragione noi e con noi l’attivista indiana Vandana Shiva.