Un estratto di nocciola che uccide le cellule tumorali
Contrastare (efficacemente) la crescita tumorale. È quanto scoperto da un nuovo studio, con al centro l'estratto di un particolare tipo di nocciola
L’estratto di un particolare tipo di nocciola contiene delle biomolecole antitumorali efficaci nel contrastare il cancro al fegato. È quanto evidenziato da uno studio condotto dai ricercatori italiani dell’ENEA, che potrebbe essere il punto di partenza per lo sviluppo di nuove terapie e strategie preventive.
«Abbiamo dimostrato che il nostro estratto di nocciola è in grado di uccidere cellule tumorali in vitro, attraverso una specifica azione diretta che favorisce il ripristino delle condizioni fisiologiche di crescita del tessuto epatico», ha dichiarato Barbara Benassi, ricercatrice dell’ENEA e coautrice dello studio.
In particolare l’estratto della Tonda Gentile Romana (Corylus avellana L.), tipica del viterbese, può aumentare i livelli intracellulari di due microRNA, la cui diminuzione è associata allo sviluppo della malattia.
LE PROPRIETÀ ANTITUMORALI DELL’ESTRATTO DI NOCCIOLA
Tra le varietà di nocciolo più pregiate e apprezzate per le sue caratteristiche organolettiche, le proprietà della Tonda Gentile Romana vanno ben oltre il campo della cucina e della ristorazione.
Infatti, come rivelato dalla ricerca pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Natural Product Research, il suo estratto ha portato all’uccisione di cellule tumorali in vitro. In che modo? Modificando i livelli di due molecole di RNA: microRNA-34b e microRNA-34c, coinvolte nella regolazione dei processi di proliferazione, apoptosi (morte cellulare programmata) e correlate alla progressione della malattia.
«Nel tessuto malato il livello intracellulare dei due microRNA diminuisce rispetto alla controparte sana, causando la proliferazione neoplastica», ha spiegato la Benassi. «Riportare a livelli normali i due microRNA è una delle possibili strategie “intraprese” dai nuovi farmaci per ridurre la progressione della malattia tumorale. Parallelamente, mantenere sotto controllo la loro integrità intracellulare, evitando che diminuiscano nell’arco della vita di un individuo, rappresenta una possibile strategia di prevenzione verso la trasformazione in neoplasie».
«Il prossimo passo – conclude la ricercatrice – sarà di identificare con maggiore precisione le biomolecole attive responsabili di tale effetto citotossico contro le cellule tumorali, anche se uno studio preliminare in silico, ossia al computer, ha individuato alcuni possibili candidati».