Il mio viaggio nell’esperienza dei Cannabis Social Club in Spagna
I Cannabis Social Club (CSC) sono oggi una concretezza affermata ed esistente sul territorio spagnolo, ma rappresentano ancora una realtà parallela, infatti mi è più volte capitato di chiedere indicazioni e vedere le facce stupite dei commercianti adiacenti, ignari di tutto, che alla richiesta di informazioni mi guardavano come se avessi chiesto un’indicazione per il pianeta Marte.
Non è facile trovarli, nemmeno sapendo dove si trovano. Il regolamento dei CSC prevede, infatti, il divieto assoluto di fare pubblicità. I più difficili da trovare sono quelli ubicati all’interno di grandi centri commerciali. Mentre li cercavo la mia sensazione era stata quella di dovere trovare una porta “invisibile” dentro un labirinto di negozi.
In ogni caso, una volta capita la logica, sarà più semplice scovare un campanello senza etichetta davanti ad un portone nero o bianco senza scritte. Solo alcuni club decidono di mettere un logo al campanello o in un angolo della vetrina.
Gli odori sono “keep out” quindi non crediate di potere andare “a naso” come ad Amsterdam. Nella quasi totalità dei club visitati si cerca di non attirare troppo l’attenzione visivamente e si aspetta che la voce si sparga tra conoscenti.
I CSC hanno un regolamento chiaro, sono dei club e come tali per accedervi è necessario registrarsi ed avere compiuto 18 anni. Per potere avere la tessera serve possedere il NIE ovvero “ il numero identificativo per stranieri” che vivono sul territorio spagnolo.
Essendo turisti, nella maggior parte dei club, soprattutto quelli gestiti da spagnoli, ci hanno semplicemente respinti sulla porta, mentre i più gentili ci hanno fatto oltrepassare il portone per spiegarci i motivi per i quali non potevamo accedere al club.
Siamo quindi riusciti a visitare soltanto i club gestiti da italiani che gentilmente ci hanno ospitato come “amici” e spigato il funzionamento di essi. Abbiamo potuto acquistare come ‘amici di amici’ ma non ci hanno potuto tesserare, visto che eravamo semplici turisti e non avevamo il NIE.
Un grazie speciale va agli amici ‘Enjointers’ del club Boom Energetico di Los Cristianos sull’isola di Tenerife, un abbraccio va in particolare a Piro e El Principe, che ci hanno accolti davvero a braccia aperte. Grazie ragazzi!
Se avete intenzione di avventurarvi alla ricerca dei club vi consiglio vivamente di trovarvi un amico o un contatto sul posto che vi accompagni, in alternativa si può contattare il CSC e cercare l’indirizzo esatto tramite Facebook o il sito internet (che non tutti i club hanno).
L’alternativa sicura è procurarvi un NIE. Inoltre verificate che il club prescelto sia effettivamente attivo, perché alcuni hanno ancora le pagine internet ma di fatto sono chiusi o trasferiti, quindi documentatevi bene prima di partire.
Ho visitato tre isole e confermo la presenza dei club in ognuna di esse. In particolare a Tenerife e Gran Canaria sono presenti almeno una decina di club attivi. A Tenerife molti sono vicino alla spiaggia, specie nella zona sud, mentre a Gran Canaria sono per lo più concentrati nella zona della capitale, Las Palmas.
Il prezzo dell’erba varia da circa 5 a 8 euro al grammo, mentre per quanto riguarda l’hashish si trovano estratti di tutte le qualità e di tutti i prezzi. Ma non tutti i club offrono estrazioni e soprattutto non tutti i club offrono materiale di alta qualità.
I club, così come i coffe shop, offrono cartine, filtri e grinder, qualche club mette a disposizione anche chiloom, bong e vaporizzatori, che vi verranno prestati con l’unica regola dell’universale “chi rompe paga”.
In conclusione, dopo averli prima immaginati e poi esplorati, posso dire che i Cannabis social club sono un modello davvero innovativo ed estremamente funzionale, un meccanismo perfetto di distribuzione sicura con controllo di qualità sul prodotto finale.
Ricordo che i club cannabici sono per statuto associazioni senza scopo di lucro e si basa (o almeno dovrebbe) sulla volontà di garantire trasparenza, confort, prezzi vantaggiosi e qualità certificata, eliminando di fatto il narcotraffico e riducendo allo zero la possibilità di acquistare un prodotto adulterato.
Mi auguro vivamente che questo modello venga adottato presto anche nel nostro paese e nel resto d’Europa, dando così la possibilità ai fumatori di creare dei circoli di confronto e scambio, come del resto gli appassionati del vino possono da anni.
Un abbraccio, Neofita.