Equo e solidale: il commercio alternativo di Altromercato
Altromercato è la principale realtà di commercio equo e solidale italiana e tra le più grandi al mondo. Tutti i prodotti che propone hanno una caratteristica comune: sono buoni per chi li sceglie e per chi li produce. L’offerta varia dai generi alimentari, molti dei quali biologici, a una linea di igiene e cosmesi naturale, da articoli di artigianato ad abbigliamento di moda etica e molto altro.
Come ogni organizzazione di commercio equo e solidale sostiene un tipo di mercato alternativo: quello che ha rispetto per il benessere sociale, economico e ambientale dei piccoli produttori marginalizzati e che non mira a massimizzare il profitto a scapito loro. In questa maniera il lavoro di centinaia di migliaia di artigiani e contadini viene rispettato ed equamente retribuito, perché si basa su una filiera trasparente e tracciabile, che tutela i produttori, l’ambiente e garantisce la qualità dei prodotti. Di recente Altromercato ha ideato una campagna per chiedere al consumatore di prendere una posizione e di scegliere da che parte stare, «perché è proprio dalle scelte quotidiane che si possono cambiare le regole del mercato e creare un mondo migliore per tutti». Abbiamo chiesto loro come, nello specifico.
Di cosa parliamo quando parliamo di consumo critico?
Si tratta di un atteggiamento di responsabilità che assume il consumatore attento a ciò che acquista, sia esso un bene o un servizio. Per fortuna è sempre più diffuso tra le persone che hanno compreso l’importanza di prendere in considerazione gli effetti sociali e ambientali del proprio acquisto e che quindi chiede sempre di più alle aziende di produrre in modo etico e sostenibile. Per il consumatore critico il prezzo e la qualità non sono i soli elementi che determinano la scelta del prodotto, ma un peso importante assumono anche altri criteri come quello appunto ambientale e sociale.
Quando un prodotto può dirsi equo e solidale?
Quando viene realizzato rispettando questi criteri: 1) la creazione di opportunità per produttori economicamente svantaggiati; 2) la trasparenza e responsabilità nella gestione dei rapporti commerciali; 3) sviluppo delle capacità e della formazione dei partner produttori e continuità della relazione commerciale per migliorarne le abilità gestionali e le possibilità di accesso al mercato locale o internazionale; 4) impegno delle organizzazioni alla promozione del commercio equo e solidale 5) impegno per le pari opportunità; 6) rispetto e tutela dei diritti dei lavoratori e dei diritti dei bambini oltreché per l’ambiente attraverso l’uso delle materie prime derivanti da fonti sostenibili, possibilmente acquisendole localmente. In più deve garantire un prezzo equo ai produttori e allo stesso tempo sostenibile dal mercato.
Cosa rende un prezzo equo?
Un pagamento equo significa una remunerazione socialmente accettabile (nel contesto locale), considerata equa dai produttori stessi e che prende in considerazione i principi di uguale retribuzione per donne e uomini. Le organizzazioni di Fair Trade aiutano a fornire una giusta valutazione dei costi e dei prezzi, come richiesto dai produttori. I compratori Fair Trade, importatori e intermediari, assicurano un pronto pagamento ai loro produttori e agli altri partner e, quando possibile, li aiutano attraverso un prefinanziamento, una raccolta anticipata di fondi (pre-raccolto o pre-produzione) perché i soggetti economicamente più deboli non debbano indebitarsi.
Da qualche anno una multinazionale come la Ferrero acquista lo zucchero da filiere Altromercato, da Mauritius, per l’esattezza. Ci sono altri grandi marchi che si stanno muovendo verso un’idea di commercio più etica?
Questa collaborazione ha portato importanti benefici in Mauritius dove i coltivatori di canna da zucchero erano davvero in grosse difficoltà dovute a molti aspetti, compreso il cambio generazionale che aveva portato all’abbandono dei campi da parte dei giovani. La nostra presenza, con un progetto pluriennale, ha dato alle comunità di coltivatori della canna da zucchero prospettive per il futuro e benefici economici. Ferrero non è l’unica grande azienda con cui stiamo collaborando: per noi contaminare le dinamiche del mercato tradizionale è fondamentale, portare il nostro operato, far conoscere il nostro modo di lavorare, vuol dire diffondere il commercio equo e solidale e provare a costruire assieme un mondo migliore per tutti, un futuro fondato sulla giustizia del mercato.
In questo senso va letta l’apertura alla grande distribuzione, la prima responsabile delle storture del mercato alimentare e della bassa remunerazione dei produttori?
Sì, è un canale fondamentale nella nostra strategia. La presenza dei prodotti Altromercato nella grande distribuzione ha segnato un passaggio epocale che ha creato non pochi confronti interni sul tema della nostra “alterità” rispetto al mercato tradizionale. In realtà con il passare degli anni (la prima collaborazione è stata Esselunga alla fine degli anni ’90), si è compreso che la nostra presenza nella grande distribuzione porta benefici importanti non solo dal punto di vista economico – dando la possibilità di essere più presenti sul mercato e a portata di molti più consumatori, di generare più richiesta di prodotto e quindi più lavoro per i produttori -, ma ci ha permesso anche di farci conoscere ancora di più. Solo una politica ben coordinata di presenza sul territorio che veda la nostra offerta distribuita nei canali in cui in consumatori abitualmente cercano i prodotti (dalle botteghe Altromercato all’online, dai supermercati ai negozi specializzati bio) ci potrà confermare e rafforzare nel ruolo di protagonisti dell’economia sostenibile in Italia.
a cura di Mena Toscano
Giornalista underground dal 1999