ENSI – "RockSteady" (recensione)
“Volevo sbranare la vita, voi sapete quanto ho lottato
per realizzarmi e sofferto nel comprendere,
che tra me stesso e tutti gli altri avrei dovuto scegliere.
Però davanti al bivio, l’egoismo mi ha sepolto vivo;
mi ha reso cattivo, freddo e istintivo
e mi vergogno quando dico: ho scelto me per primo,
c’era un motivo anche se oggi sembra un palliativo.
Ma quando sei felice al male ci pensi di meno,
non pensi mai che un temporale porti via il sereno.
Sapevo che era il mio momento, c’ho provato,
ed essere il vostro orgoglio mi ha giustificato.
Potessi tornare indietro, lo farei
e ciò che non vi ho detto, lo direi
ora che in testa le parole non trovano un freno
e fanno eco nel mio cuore come nel grand canyon.”
Ensi è uno dei pochi rapper in Italia, tra quelli attivi, che sono degni di essere accostati a quella parola “MC” della quale in tanti si riempiono ingiustamente la bocca. L’ho visto su decine di palchi, con i miei occhi, su quelli degli eventi più piccoli e hardcore, in cima ai balconi con i Motel Connection e tramite uno schermo, sui palchi degli eventi nazionali. Sempre con la stessa attitudine, la stessa fotta e la stessa voglia. La stessa che si respira in “Rock Steady”.
E’facile immaginare come in un periodo di forte interesse verso gli artisti più forti della nostra scena, lui fosse uno dei pezzi più prelibati sul mercato. Questo disco è un tentativo ben riuscito di dimostrare che si può portare il vero hip hop anche sotto una grande etichetta; che si può essere hardcore e mantenere la stessa anima anche con la grande distribuzione. Ensi è un’artista che ha tantissimo da dire, un rapper che non è mai stato solo il miglior freestyler italiano di tutti i tempi, ma che sin dai suoi esordi ha sempre dimostrato di essere una penna profonda e matura. “Rock Steady” è un disco che trasuda di messaggi positivi; è un album che piacerebbe anche a mia madre, nel quale un ragazzo di nemmeno 30 anni – che fa a spallate in questo ambiente da minimo 10 – ti invita a credere in quello che fai, ad avere in fiducia in te stesso e costruire i tuoi sogni, senza avere paura. Un disco che ci mostra come si possa essere un rapper nudo e crudo, genuino fino al midollo pur mantenendo dei valori forti. Ensi parla della sua famiglia, parla di amore nella sua forma più pura e se vuole autocelebrarsi non ha nemmeno più bisogno di dirlo: gli basta dire che di competizione semplicemente non ce n’è e che sta ancora aspettando qualcuno che lo dissa. E chi potrebbe mai dirgli il contrario? Non si vanta di avere il pisello più lungo, ma in questo pollaio è uno dei pochi a poter gridare di avere dalla sua parte tutta la scena e di averla fatta diventare la propria famiglia quando grazie all’hip hop ha cominciato a stringere tante mani, in tutta Italia. Non sviscera i suoi drammi per cercare l’autocommiserazione ma al contrario, ti dice che la vita è una sfida e che lui le sfide le vince. Questo, lo fa in ogni disco, sin dai tempi di quel demo dei One Mic che a riascoltarlo adesso è come guardare i video di Ronaldinho da bambino nel campo da futsal. Semplicemente più forte degli altri.
Questa volta le scelte di Jari vanno in controtendenza con quanto fatto in passato: il disco è corto e personale, i featuring risicati e le produzioni affidate al 100% al bravissimo Symone, con ottimi risultati. Di fatti, così come “Change” – con il solito grande Patrick Benifei ai vocals – aveva introdotto il disco con dei suoni positivamente radiofonici, una batteria scandita e un motivo che ti segue e ti accompagna per tutto il giorno, “Rock Steady” è un disco dalle sonorità ricche e variegate. Laddove non vi mancano i “classiconi”, dalla titletrack – autentico inno da palco per “chi siede sul fondo del bus” – né i cari e vecchi banger da battaglia come “Juggernaut”, “Rispetto di tutti, paura di nessuno” e “Stratocaster” (nella quale troviamo gli unici featuring alle strofe, di Salmo e Noyz), il meglio lo troviamo sicuramente in pezzi come “Eroi”, “Rocky e Adriana”, “V.I.P”, “Se non con te” e “Non è un addio”, dove le ottime collaborazioni di Julia Lenti, Y’akoto e Andrea D’Alessio, le produzioni di un Symone in gran forma e le liriche e le riflessioni di un Ensi in piena maturità danno quel sapore che ai suoi lavori precedenti mancava. Il tutto, scandito da un interludio che un interludio non è, nel quale il nostro sciorina le sue personali considerazioni sulla situazione dell’hip hop attuale educando sé stesso e tutti gli altri ad allontanarsi dall’odio e dall’invidia cercando invece di trovare ma soprattutto di essere “l’alternativa”; ed è proprio questo il titolo del pezzo.
Per tutti i motivi di cui sopra ho pensato di partire con la strofa che abbiamo inserito in testa a queste poche parole. Perché è bello quando un’artista che segui da quando ha praticamente 16 anni riesce a coinvolgerti nel suo percorso e a farti sentire parte del suo processo di crescita, professionale ed artistica. Ensi è il biglietto da visita che dovremmo presentare quando vogliamo far sapere a qualcuno che cosa sia l’hip hop. E’un rapper che dovremmo davvero essere felici di avere con noi perché riesce a rappresentare e portare con classe nel circuito che conta quei valori che l’hip hop nella sua forma più pura rappresentano. “Rock Steady” è per sua stessa ammissione un tributo e una dichiarazione d’amore. Un tributo ben riuscito: un disco tosto, completo, profondo e potente. Esattamente quello che ci si aspetta da Enzino.
_________________
Robert Pagano