Emis Killa: “Il rapper ha questo cliché della collana d’oro, dei vestiti firmati, belle ragazze e macchinona. Se voglio fare bene il mio lavoro devo fare anche quello.”
Dopo aver rilasciato nel giorno di San Valentino il video del nuovo singolo “Soli (assieme)” estratto da “Mercurio”, il suo ultimo album domenica scorsa Emis Killa si è raccontato in una lunga intervista a “Lucignolo 2.0.”, programma condotto da Enrico Ruggeri (per rivedere la puntata cliccare qui).
Girato nei pressi della zona industriale di Vimercate, il giovane rapper nel noto format di Mediaset ha parlato degli inizi della sua carriera fino alla scalata al successo:
“Ho lasciato la scuola dopo la terza media e mi ricordo che finito le lezioni andavo direttamente lì…non mangiavo neanche! C’erano quelli che ai tempoi erano i freestyler della scena underground di Milano. Quelli più fighi eravamo noi, i ragazzi del muretto. Eravamo tutti dei ragazzi un po’ disagiati con delle storie un po’ particolari alle spalle, era bello condividere le nostre esperienze, eravamo un po’ le pecore nere riunite.”
Descrive poi il legame con la sua label indipendente e con la sua casa discografica, e che il momento della svolta è stata la vittoria delle Tecniche Perfette, che in breve gli ha consegnato fama e celebrità ma anche qualche invidia da parte di colleghi ed ex amici, sopratutto per il suo look:
“Io a volte vengo criticato perché ho la cintura firmata, la maglia firmata l’anello duro. Fa parte tutto del mio lavoro. Fa parte del mio lavoro e del mio ambiente, poi il rapper ha questo cliché della collana d’oro, dei vestiti firmati, belle ragazze e macchinona. Se voglio fare bene il mio lavoro devo fare anche quello. E non vuol dire che sputo in faccia alla miseria perché mia madre è quella che ancora oggi si alza alle 5 di mattina per andare a lavorare.”
E voi cosa ne pensate?
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