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Eminem – "The Marshall Mathers LP 2" (Recensione)

eminem-mm2Eminem annuncia il rilascio del suo nuovo disco.
Questo nuovo disco non avrà un titolo qualunque, ma sarà il seguito dell’incredibile “The Marshall Mathers LP”. L’ansia è palpabile tra i fans, che dopo aver spento le scintille dell’entusiasmo, iniziano a chiedersi se il nuovo album sarà davvero in grado di pareggiare (se non addirittura superare) quello che è largamente e senza troppe obiezioni considerato come il miglior lavoro del rapper di Detroit. Il 5 novembre “The Marshall Mathers LP 2” ha visto la luce, dopo l’attesa febbricitante alimentata dai video di “Berzerk” e “Survival” assieme allo streaming audio di “The Monster” e “Rap God”.

Il personaggio non ha bisogno di presentazioni. Eminem può rappare su chiunque, su qualunque cosa, all’indietro, senza mani e tecnicamente non ha pari. Forse la pecca di “MMLP2” è proprio questa. Em si è concentrato troppo sulla tecnica piuttosto che sulle buone canzoni e sul disco in sé. Momento, momento, momento. Proseguiamo con calma, perché qui stiamo veramente cercando l’ago nel pagliaio. Stiamo parlando del nuovo disco di Eminem, del nuovo disco di un rapper che ha venduto più di 100 milioni di copie e che “solo” dopo 14 anni nel mezzo di una tra le più complete e stellari carriere della storia dell’Hip Hop decide di iniziare a sentirsi come un Dio.

Dopo questa (dovuta) precisazione bisogna dire che in questo nuovo disco ci sono un sacco di cose buone. Su tutte, pezzi come “Bad Guy” o “Headlights” mostrano prima di tutto l’evoluzione dell’uomo Eminem, soprattutto sul lato affettivo, che lo ha portato a rivalutare la rabbia che negli anni passati aveva riversato sulla madre aggiustando il tiro sul padre, reo di averla abbandonata col piccolo Shady ancora in fasce – “But I’m sorry mama for ‘Cleaning Out My Closet,’ at the time I was angry / Rightfully maybe so, never meant that far to take it though, ‘cause / Now I know it’s not your fault, and I’m not making jokes / That song I no longer play at shows and I cringe every time it’s on the radio.- (Headlights).

Ci sono poi le cose medio-buone, come Rihanna che torna a duettare ricalcando purtroppo lo stesso tòpos tenuto in “Love the way you lie”, insomma, molto meglio l’appeal di Skylar Grey (con cui Em aveva già collaborato assieme a Dre in “I Need a Doctor”) in “Asshole” . “Survival” sembra un altro calco di “Won’t back down” mentre “Love Game” tira fuori lo spirito giocherellone di Kendrick Lamar e Shady. Ok, si. Forse il feat tra Eminem e KDot andrebbe annoverato nelle cose buone. Più che buone.

“But my respect is overdue / I’m showing you the flow no one do / Cause I don’t own no diploma from school – (Survival)

Il flow che nessuno ha. Che nessuno può. Il punto negativo, se così vogliamo chiamarlo, è proprio la tecnica esagerata, una tecnica tanto fine e d’elite da essere quasi arrogante. Ok, “Rap God” ha bloccato a tutti la mascella, scatenato abbracci virili tra i fedelissimi e convertito gli infedeli. “Berzerk” e “Love Game” (e molti altri momenti del disco) si presentano invece con una mitragliata di sillabe incollate tra loro che finisce per non dire nulla.

In conclusione e detto con tutta onestà, il disco è una mina. Nel senso che uno non compra il disco di Eminem e spera che non faccia schifo. Compra il disco di Eminem perché cazzo! E’ il disco di Eminem! Ogni tanto però ci va di fare gli schizzinosi del rap e allora cerchiamo a tutti i costi il dettaglio insignificante che dia credito alla nostra tesi. Se Eminem si fosse concentrato più sul contenuto piuttosto che dimostrare (ne aveva davvero bisogno?) di non avere pari nel tecnicismo lirico allora staremmo parlando della chiusura dei giochi del rapgame 2013 con quasi due mesi di anticipo. Tutto qui. MMLP2 è in ogni caso il disco di un fuoriclasse, di un artista completo che arrivato a questo punto può far quello che vuole. Un po’ come nel mondo dell’arte moderna, dove si va oltre le cose.

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Mattia Polimeni

 



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