Emergenza alcool tra i giovani
Il Ministero della Salute evidenzia che c’è un consumo molto elevato di alcol fra i giovani, preda sempre più spesso del fenomeno del “binge drinking”: in altre parole, si bevono diverse bevande alcoliche, in grande quantità, tutte insieme, fuori pasto, soprattutto nei momenti di socializzazione. Si beve fino a essere ubriachi, per stordirsi. Si tratta di un consumo ricreazionale, alle feste, nei fine settimana quando si esce, fuori dal contesto familiare. I dati diffusi dall’Istat rivelano che nel 2011 ha consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno il 65% della popolazione di età superiore agli 11 anni. Gli alcolici più diffusi sono il vino (53,3%), la birra (46,2%), gli aperitivi alcolici, gli amari, i superalcolici e i liquori (40,6%)1. Un dato particolarmente preoccupante è che se si confrontano i consumi dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni con quelli della popolazione adulta si può notare come i primi mostrino una frequenza più episodica, ma un consumo generalmente più elevato, con forti bevute che si prolungano magari per intere nottate.
Come si può notare dai dati, si è visto un significativo mutamento nella rappresentazione sociale del bere, con un passaggio dal vino alla birra e ai superalcolici e con l’individuazione di nuovi luoghi del bere, quali pub e birrerie che aumentano a discapito di ristoranti e trattorie. Si può dunque attualmente parlare di due modelli del bere: un modello tradizionale legato al vino e alla cultura dello stare insieme e un modello moderno legato al consumo per lo più di birra e superalcolici e alla necessità di affrontare difficoltà personali (timidezza, imbarazzo, ecc.).
Le caratteristiche principali dei giovani a rischio rispetto all’utilizzo di alcolici sono: l’iperattivismo, la paura della quotidianità e della noia il che orienta la loro vita verso l’avventura, l’imprevisto, l’iperstimolazione e le condotte trasgressive a tutti i costi.
A fare uso di bevande alcoliche non sono solo gli uomini, anzi le donne aumentano in maniera esorbitante; entrambi, inoltre, non hanno limiti né rispetto per la propria salute. Il benessere lo trovano nell’alcol perché per i giovani questo è il divertimento perciò chi vorrebbe farne a meno si deve adattare bevendo per essere conforme al gruppo, per non sentirsi “sfigato” e al contrario per sentirsi forte e capace in tutto. Per i teenagers ubriacarsi è una moda, è motivo di vanto. I ragazzini si vantano di aver preso sbornie incredibili. Si comincia con gli happy hour, si continua con birra, chupitos, superalcolici, e beverone, nel quale si mette di tutto per dare il colpo finale. La legge vieta di somministrare alcolici al disotto di sedici anni, ma i ragazzi, aggirano i divieti portandosi le bottiglie da casa, o comprandole nei supermercati.
L’organizzazione mondiale per la sanità ha chiaramente affermato che al di sotto dei sedici anni il sistema nervoso centrale non è in grado di metabolizzare l’alcol poiché queste sostanze sono tossiche e cancerogene perciò c’è allarmismo. Purtroppo i dati confermano al primo posto gli italiani nella classifica mondiale di giovani alcolizzati, sebbene siano state predisposte misure per ridurne l’abuso. Oltre ai danni alla salute personale, ci sono anche quelli arrecati agli altri: si sente infatti spesso di incidenti stradali o risse che hanno come causa primaria il consumo eccessivo di alcolici. L’aspetto inquietante è che l’alcol diviene l’inizio della dipendenza e l’apertura al mondo della droga. Perdere il controllo, essere lontano dai pensieri, sembra essere l’obiettivo di preadolescenti e adolescenti. Si sentono soli e fragili, senza mete, a volte con nulla da desiderare perché hanno tutto; sono stati preceduti anche nei desideri, ma tutto ciò non li ha resi né più felici, né più forti ma solo più deboli, paurosi, e senza grandi iniziative.
Charles Bukowski, “Ecco il problema di chi beve, pensai, versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa.”
Silvia Crema