Emendamento canapa: conferenza e proteste
Ieri si è tenuta alla Camera una conferenza stampa per scongiurare l'entrata in vigore dell'emendamento che inserirebbe il fiore di canapa tra gli stupefacenti
Parole dure e proteste: il mondo agricolo e quello della canapa industriale, ieri, hanno provato a ribadire al governo gli effetti nefasti che avrebbe su tutte le filiere della canapa industriale l’entrata in vigore dell’emendamento al ddl Sicurezza, che inserisce il fiore di canapa nel testo unico degli stupefacenti.
Oltre alla conferenza di ieri alla Camera, di cui vi riportiamo qui sotto i principali interventi, c’è stata anche una significativa protesta davanti alla prefettura di Brindisi, organizzata dalla Cgil.
EMENDAMENTO CANAPA: LA PROTESTA ORGANIZZATA DALLA CGIL
«Non siamo illegali, siamo lavoro, ambiente, agricoltura, innovazione e ricerca», è lo slogan che ha accompagnato le proteste. Insieme a Cgil, produttori e agricoltori, c’erano anche i rappresentanti del M5S con l’appoggio di Alleanza Verdi-Sinistra.
«Siamo al fianco degli imprenditori pugliesi della canapa sativa che hanno fatto sentire la loro protesta a Brindisi. Per pure questioni ideologiche e per poter scandire qualche slogan contro la droga il Governo Meloni sta affossando un settore che in Puglia e in Italia stava crescendo e che dava lavoro a migliaia di persone favorendo le multinazionali che potranno invece produrre, vendere e utilizzare lo stesso prodotto». Lo ha affermato Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza Verdi Sinistra.
LA CONFERENZA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Qui sotto invece una panoramica degli interventi durante la conferenza che si è tenuta ieri alla Camera dei Deputati, organizzata dall’onorevole Riccardo Magi.
Beppe Croce, Federcanapa
«La nostra posizione è molto chiara: al contrario di quanto è stato scritto dalla maggior parte dei giornali, questo non è un attacco alla cannabis light, ma un attacco a tutte le filiere della canapa industriale, sia direttamente, perché la produzione del fiore ha a che fare con diverse attività industriali che riguardano anche la cosmesi, l’aromaterapia, l’erboristeria e gli integratori alimentari, sia indirettamente, perché lasciare agli agricoltori l’unica possibilità di commercializzare paglia e semi – non so come faranno a separare il fiore – non dà reddito sufficiente e non li rende competitivi rispetto agli altri coltivatori europei che potranno utilizzare la biomassa».
Giacomo Bulleri, avvocato di settore
«Credo sia superfluo sottolineare gli elementi di contrasto con la normativa comunitaria, che sono ben evidenti. Io vorrei sottolineare due elementi: uno che ci porta a un circolo vizioso perché questa norma, escludendo il fiore in qualsiasi forma, ammesso che ciò sia possibile, dalle destinazioni di legge, vuol dire ricondurla al testo unico degli stupefacenti, e questo significa estendere anche a chi coltiva canapa senza efficacia drogante le conseguenze del testo unico, creando situazioni in cui sicuramente si supererà la cosiddetta ingente quantità, essendo canapa industriale coltivata su grandi estensioni, e quindi mi preoccupo di misure cautelari personali che si potranno verificare, per poi andare in tribunale, accertare che si tratta di canapa industriale e quindi non droga, moltiplicando i procedimenti giudiziari con tutto ciò che ne consegue. Il fine è quello di tagliare in toto la filiera».
Le possibilità, a quel punto, sarebbero quelle, tramite le associazioni di categoria, «di portare la questione all’attenzione della Corte Costituzionale o della Corte di Giustizia europea».
«Come è stato sottolineato», continua l’avvocato, «nel mercato comune non è possibile limitare l’uso a determinate parti della pianta: nemmeno per l’oppio è prevista una simile distinzione. Nel mercato europeo inoltre siamo vicini all’autorizzazione da parte dell’EFSA del CBD come alimento, cosa che porterà alle produzioni negli altri Stati membri, i prodotti circoleranno in Italia in forza del principio della libera circolazione delle merci, ma in Italia no si potrà produrre, a danno di quel Made in Italy che tutti cerchiamo di tutelare».

Tommaso Battista, Copagri
«L’intervento di stampo prettamente ideologico sulla canapa previsto nel cosiddetto ‘Ddl sicurezza’ rischia di tagliare irrimediabilmente le gambe a una filiera innovativa e in grande ascesa, che vale diverse centinaia di milioni di euro e che impiega circa 10mila lavoratori, con una fortissima incidenza di giovani imprenditori». È la posizione del presidente di Copagri Tommaso Battista.
Cristiano Fini, CIA
«Siamo di fronte a un intervento ideologico che rischia di annientare una filiera ad alto valore aggiunto e a trazione giovanile, con un enorme potenziale produttivo tra cosmesi, erboristeria, bioedilizia, florovivaismo, tessile e che già oggi vale 500 milioni di fatturato annuo e conta più di 10 mila posti di lavoro in tutta Italia”, ricorda il presidente di Cia Fini. Per questo “ancora una volta vogliamo lanciare un appello a deputati e senatori -ribadisce – affinché venga respinto il provvedimento contenuto nel Disegno di legge Sicurezza e si cominci, finalmente, un confronto approfondito con gli operatori del settore, a partire dalla convocazione del Tavolo di filiera della canapa presso il Ministero dell’Agricoltura. Lavoriamo insieme per valorizzare, e non affossare, un comparto in continua espansione che nulla ha a che fare con il mercato delle sostanze stupefacenti».
Jacopo Paolini, Confagricoltura
«Il ritiro dell’emendamento al ddl Sicurezza – è la posizione di Jacopo Paolini di Confagricoltura – è necessario per salvare l’annata agraria. Bisogna fare di tutto per salvaguardare quantomeno gli investimenti già avviati dalle tante imprese agricole italiane, che si sono impegnate nel comparto della canapa industriale”. L’esponente della Confederazione ha richiesto anche la costituzione di un tavolo di lavoro per il comparto, “dove vi sia un’adeguata presenza di rappresentanti del settore agricolo, purtroppo spesso gli unici a pagare gli effetti di emendamenti o decisioni che non tengono conto delle specifiche indicazioni a carattere scientifico/giuridico ed economico».
Mattia Cusani, Canapa Sativa Italia
«Per noi questa è una battaglia esistenziale, e siamo qui perché siamo convinti che non possiamo perdere oggi. La sfida è quella di superare i pregiudizi ideologici sulla coltura, perché qui è in discussione tutto il settore della canapa industriale. Ci sono centinaia di aziende che lavorano solo con la canapa, che hanno investito per comprare macchinari per lavorarla, con impegni presi e contratti firmati. Noi infatti abbiamo denunciato questo provvedimento all’Europa, perché non è stato notificato alle istituzioni europee, proprio per evitare il danno che verrebbe fatto alle aziende e agli imprenditori e ai lavoratori, oltre 30mila, che non possono essere abbandonati da un giorno all’altro».